Venerdì 27 settembre 2019 è una data che verrà ricordata.
Una giornata bellissima in cui una fiumana (si parla di più di un milione) di studenti di ogni età spesso accompagnati anche da genitori e insegnanti, ha sfilato nelle città di tutta la Penisola, nell’ambito dei “Venerdì per il futuro” (Fridays for Future) che rivendicano, a livello mondiale, azioni atte a prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico.
A dare il via alla protesta è stata una sedicenne studentessa svedese, Greta Thunberg, che un giorno di agosto del 2018 decise di scioperare dalla scuola fino alle elezioni legislative del suo paese del 9 settembre. E così ha fatto: durante quelle che dovevano essere ore di lezione si sedeva davanti al Parlamento di Stoccolma, reggendo un cartello con la scritta “sciopero scolastico per il clima”. Causa della sua protesta l’ondata eccezionale di calore con susseguenti incendi boschivi che stavano devastando la Svezia. Con questo gesto intendeva attirare l’attenzione del governo affinché prendesse provvedimenti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.
Dopo le elezioni, ogni venerdì ha continuato con lo sciopero attirando l’attenzione di sempre un numero maggiore di studenti di tutto il mondo. Fino al primo sciopero mondiale per il futuro del 15 marzo 2019. Da allora la protesta si è moltiplicata fino a che si è giunti all’intervento di Greta alle Nazioni Unite del 24 settembre scorso quando, con un duro discorso, ha bacchettato i potenti del mondo accusandoli di averle rubato “i sogni e l’infanzia” e di averla costretta a essere lì anziché a scuola, dall’altra parte dell’oceano, perché loro, i potenti del mondo, non stavano facendo il loro dovere.
La discesa in campo degli studenti di ogni parte del globo nei due venerdì del 20 e 27 settembre 2019 ha messo in evidenza il fatto che il messaggio di Greta è riuscito a sollecitare l’intervento di molti stati più di quello dei vari scienziati che hanno discettato e discettano sull’argomento da anni spesso con opinioni del tutto contrastanti su quanto sia più o meno importante l’intervento umano sul cambiamento del clima. Ormai è chiaro agli occhi di tutti che ci voleva questa “ragazzina” per mobilitare le masse e metterle di fronte a un’emergenza che riguarda il pianeta e l’intera umanità.
A Milano sono scesi in piazza in 300mila e hanno sfilato per le vie del centro in maniera pacifica, con allegria, esibendo cartelli e qualche fregio verde sui visi. Visi sui quali si leggevano i sogni, le speranze, le aspettative. Il loro futuro è nelle mani dei governanti che da oggi sanno che devono agire e fare presto perché le cose cambino, sapendo che milioni di ragazzi, che non intendono rinunciare al loro diritto di vivere in un mondo migliore, li guardano e non li perdonerebbero mai se dovessero fallire.