Quando si parla di sana alimentazione alla fine esattamente che cosa si intende?
Estate, in coda alla cassa del super, ho davanti una mamma con due bambini. Parla ai figli, pare una donna colta e benestante.
Guardando la spesa, resto allibita: buste di riso con condimento liofilizzato, zuppe precotte, altre buste liofilizzate, salumi termosaldati, hamburger precotti e surgelati, carne in scatola, piselli in scatola, tonno con verdure in scatola, vasetti di sughi pronti, varie purea di frutta monoporzione (in estate?!), trittici di patatine/succo/snack, tortina confezionata, altro dolce industriale, bibite gassate, patatine, brioches e varie. Oltre una trentina di prodotti, tutti tutti sottomarca.§Unica cosa “viva” un sacchetto con 4 albicocche. La cosa mi incuriosisce e penso che forse è in vacanza e non ha voglia di cucinare. Giusto. Oppure è una spesa per altri, ma lei stessa ha indicato le cose che avrebbero mangiato a cena. Allora mi chiedo: come mai una persona acculturata, oggi che abbiamo mille informazioni utili per fare le scelte migliori, ciba se stessa e i figli con questa roba? Come può pensare che buste liofilizzate siano più rapide di una variegata insalatona o di due spaghetti con pomodoro fresco e basilico? O che una purea di frutta sia meglio di un buon frullato? Sono prodotti processati che dal punto di vista nutrizionale e qualitativo non hanno quasi più nulla, anzi creano i famosi danni a lunga gittata, come dico io.E ben venga lo stuzzichino non salutare o lo sgarro, se in una sana alimentazione di rado inserisci uno “schifido ma gustoso” ci sta, perché tutti siamo vittime della gola e si sazia anche il cervello. Non il contrario. Ma quando si parla di sana alimentazione alla fine esattamente che cosa si intende? Sappiamo distinguere o acquistiamo spinti da meccanismi mentali condizionati dalla pubblicità, dall’aspetto della confezione, dal prodotto spesso accattivante, da informazioni errate, dall’offerta, dalla pigrizia, dalla fame più sensibile in certi orari? Tempo fa contai sull’ etichetta di una confezione di pani morbidi, ben 23 ingredienti, eppure fino a qualche decennio fa la regola era che il buon cibo non doveva averne più di 5. Oggi il prodotto alimentare industriale che copre una fetta molto importante della nostra spesa, necessita di conservazione, deve mantenere a lungo la fragranza, lasciando pressoché inalterato l’aspetto nel tempo e questo vale anche per i liquidi. Quindi si sprecano conservanti, coloranti, eccipienti, antiossidanti ecc ecc. Nella produzione all’origine, alla materia prima va conteggiata altra chimica, spesso proviene da Paesi che autorizzano sostanze da noi vietate, subisce manipolazioni, c’è l’imballaggio e la conservazione per lunghi viaggi in container, ecc ecc. È possibile una scelta diversa? Sicuramente, ma richiede tempo, informazioni, volontà e ricerca. Ma non più denaro. È errata l’idea che costi di più, le alternative ci sono basta cercarle e poi c è l’ autoproduzione! Già, ma è più facile allungare la mano sullo scaffale. Va be’ buon appetito!
Guardando la spesa, resto allibita: buste di riso con condimento liofilizzato, zuppe precotte, altre buste liofilizzate, salumi termosaldati, hamburger precotti e surgelati, carne in scatola, piselli in scatola, tonno con verdure in scatola, vasetti di sughi pronti, varie purea di frutta monoporzione (in estate?!), trittici di patatine/succo/snack, tortina confezionata, altro dolce industriale, bibite gassate, patatine, brioches e varie. Oltre una trentina di prodotti, tutti tutti sottomarca.§Unica cosa “viva” un sacchetto con 4 albicocche. La cosa mi incuriosisce e penso che forse è in vacanza e non ha voglia di cucinare. Giusto. Oppure è una spesa per altri, ma lei stessa ha indicato le cose che avrebbero mangiato a cena. Allora mi chiedo: come mai una persona acculturata, oggi che abbiamo mille informazioni utili per fare le scelte migliori, ciba se stessa e i figli con questa roba? Come può pensare che buste liofilizzate siano più rapide di una variegata insalatona o di due spaghetti con pomodoro fresco e basilico? O che una purea di frutta sia meglio di un buon frullato? Sono prodotti processati che dal punto di vista nutrizionale e qualitativo non hanno quasi più nulla, anzi creano i famosi danni a lunga gittata, come dico io.E ben venga lo stuzzichino non salutare o lo sgarro, se in una sana alimentazione di rado inserisci uno “schifido ma gustoso” ci sta, perché tutti siamo vittime della gola e si sazia anche il cervello. Non il contrario. Ma quando si parla di sana alimentazione alla fine esattamente che cosa si intende? Sappiamo distinguere o acquistiamo spinti da meccanismi mentali condizionati dalla pubblicità, dall’aspetto della confezione, dal prodotto spesso accattivante, da informazioni errate, dall’offerta, dalla pigrizia, dalla fame più sensibile in certi orari? Tempo fa contai sull’ etichetta di una confezione di pani morbidi, ben 23 ingredienti, eppure fino a qualche decennio fa la regola era che il buon cibo non doveva averne più di 5. Oggi il prodotto alimentare industriale che copre una fetta molto importante della nostra spesa, necessita di conservazione, deve mantenere a lungo la fragranza, lasciando pressoché inalterato l’aspetto nel tempo e questo vale anche per i liquidi. Quindi si sprecano conservanti, coloranti, eccipienti, antiossidanti ecc ecc. Nella produzione all’origine, alla materia prima va conteggiata altra chimica, spesso proviene da Paesi che autorizzano sostanze da noi vietate, subisce manipolazioni, c’è l’imballaggio e la conservazione per lunghi viaggi in container, ecc ecc. È possibile una scelta diversa? Sicuramente, ma richiede tempo, informazioni, volontà e ricerca. Ma non più denaro. È errata l’idea che costi di più, le alternative ci sono basta cercarle e poi c è l’ autoproduzione! Già, ma è più facile allungare la mano sullo scaffale. Va be’ buon appetito!