Carmen, Emma, Margherita, Anna, quante sono le donne morte per “amore”? Morte a causa di un amore e doppiamente vittime, vittime di un amore finito e di un uomo che le ha uccise o spinte a farla finita.
Non sto parlando delle nostre amiche della porta accanto, delle donne che ogni giorno perdono la vita per mano di uomo, ma di eroine letterarie dell’800 straordinarie interpreti di classici della letteratura da cui, in certi casi, sono nate opere liriche di fama internazionale. La notorietà di queste donne e però decisamente drammatica.
Durante un incontro con un’amica pittrice, Paola Giordano, sono stata investita dal suo forte disappunto tanto da chiedermi di occuparmi di questo particolare aspetto della storia femminile. “Scrivi qualcosa Maria Giovanna” mi ha invocato con una certa ansia mista ad un palpabile sdegno.
È mai possibile che debbano sempre morire le donne anche nei romanzi? Una domanda che si sono già poste altre scrittrici e alla quale ho voluto dare una risposta. È vero, le donne muoiono nei libri classici ed in questo modo i loro sacrifici diventano esempi immortali; la terribile questione risale alla origini della civiltà e con ciò sto pensando ai racconti epici nati dalla tradizione orale ancor prima dell’avvento della scrittura. Didone, moglie di Enea, si uccide dopo che il suo uomo la abbandona per seguire il volere degli dei. Lei lo maledice ma non sopportando l’idea di vivere senza di lui pone fine alla propria esistenza.
Molti romanzi dell’800 devono essere sottoposti a maggior attenzione, pensiamo ad Emma adultera e suicida in Madame Bovary di Flaubert e che dire di Margherita una cortigiana pentita de La signora delle camelie di Alexandre Dumas che addirittura diventa un’opera lirica: Violetta nella Traviata di Giuseppe Verdi. E in Russia le cose non andavano meglio, penso ad Anna, adultera e suicida in Anna Karenina di Tolstoj, ma non dimentico il racconto breve di Mérimée dove Carmen viene uccisa dall’uomo che voleva lasciare e anche da qui nasce l’omonima opera che è la Carmen di Bizet.
Che fare dunque? Eliminare la letteratura classica dalle nostre librerie? No, devono rimanere ancorate agli scaffali per farsi testimonianza di una cultura da superare. Si ripete come una cantilena che la cultura deve cambiare, bene allora partiamo dai libri e insegniamo ai giovani studenti che leggere un libro non significa condividerne sempre il pensiero di fondo. Leggere le storie che ho messo in evidenza significa comprendere che il maschilismo sa essere un male strisciante quando diventa, attraverso letteratura, arte e musica, un modello culturale consolidato. Non credo sia un maschilismo inconscio quello che vuole far morire le eroine letterarie che per qualche motivo non sono “idonee” alla morale della supremazia maschile, sono convinta che i maschi maschilisti non abbiano mai sopportato che una donna li surclassasse: loro possono tradire, avere amanti, vivere avventure fuori dal matrimonio, ma le loro donne no. Le donne adultere devono essere distrutte, non importa se lo sono diventate perché compagne, fidanzate o mogli di uomini che le hanno ignorate preferendo una vita di libertinaggio piuttosto che mantenere il patto di fedeltà che si stipula quando si entra in coppia.
Continuiamo a leggere quei libri ma facciamolo con occhi e menti libere da retaggi inaccettabili.