Nel centro storico di Napoli, la mostra itinerante In cammino, a cura di Rosario Morisieri, racconta le donne da un punto di vista diverso, attraverso gli occhi di due fotografe che hanno scelto di rappresentare il femminile al di là dei giudizi. E dei pregiudizi.
Sono belle, le donne di Alessandra De Cristofaro. Belle nella loro fierezza, nella loro appartenenza a un gruppo o nella loro solitudine, nella loro forza o nella dolcezza. Sono le donne ritratte, in un caldo e morbido bianco e nero, nella serie di fotografie intitolate a Ifigenia, la fanciulla del mito sacrificata per porre rimedio al sacrilegio del padre. Sono ragazze dalla pelle scura e dai capelli folti che vivono ancora ai margini, ma conosceranno un futuro migliore di quello a cui erano destinate: sono state sottratte alla violenza subita nei paesi di origine.
Affrontano il mondo a colori, invece, le donne di Martina Esposito: i toni vivaci di ombretti, rossetti e vestiti che possono finalmente indossare con convinzione, ora che la loro scelta è fatta – fino a non molto tempo prima, avevano corpi maschili, anche se non l’identità. Sono le transgender immortalate negli scatti fotografici di Tra le braccia di Salmace, versione contemporanea dei femminielli napoletani della tradizione popolare, che conquistano la libertà sfidando le convenzioni, così come la ninfa naiade rifiuta la forzata verginità per unirsi all’amato Ermafrodito.
Sono il simbolo della rinascita femminile, a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che la città di Napoli mostra ai suoi abitanti nelle strade di uno dei quartieri più affascinanti e ricchi di storia, ma anche di contraddizioni. Le fotografie di Alessandra De Cristofaro e Martina Esposito sono infatti esposte, fino all’8 dicembre, in bar, ristoranti, pizzerie e negozi, partenopei ed etnici, del centro storico, contro le discriminazioni di (ogni) genere.
La mostra – promossa da LESS Cooperativa Sociale a r.l. – ETS nell’ambito dell’iniziativa #Liberedi del Comune di Napoli, realizzata insieme all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” per il programma d’Ateneo F2 Cultura e patrocinata dal Comune, è stata inaugurata il 26 novembre nello splendido complesso dei Santi Marcellino e Festo, alla presenza del prorettore Arturo De Vivo, della presidente del Comitato Unico di Garanzia universitario Concetta Giancola, del presidente dell’associazione i Ken Carlo Cremona, della responsabile dell’archivio memorie emigranti e referente della rete “Non una di meno” Francesca De Rosa, delle operatrici SPRAR di Napoli e Procida Selena Del Priore e Marina Rubino e della presidente dell’Associazione Donne somale Iskafir, Faduma Mohamed Abdulle.
A offrire la sua testimonianza sulla funzione sociale della fotografia, uno dei più grandi fotogiornalisti viventi, Luciano Ferrara: “La fotografia dev’essere etica e responsabile, riguardare le minoranze: la democrazia è fatta dalle maggioranze, ma è dalle prime che nascono sempre le idee.”. Il lavoro del fotoreporter diventa dunque una missione, spesso pericolosa: “Negli ultimi due anni”, ha ricordato Ferrara, “sono morti 25 fotografi.”
Ma i rischi del mestiere vengono compensati, come sottolinea Alessandra De Cristofaro, dallo ‘scambio’ umano: “È l’empatia, forse, la dimensione reale da raccogliere, non solo nella fotografia, ma proprio come spirito di vita.”