Un abito da Nobel. Chi lo dice che le scienziate sono poco femminili?
di Sara Sesti
La cerimonia di consegna dei premi Nobel si tiene tutti gli anni a Stoccolma presso il Konserthuset (la “Sala dei concerti”) il 10 dicembre, anniversario della morte del fondatore, con esclusione del premio per la pace che si assegna nello stesso giorno ad Oslo. Le Nobel per la scienza sono state ventuno da quando il premio è stato istituito.
Esther Duflo – Quest’anno è toccato a Esther Duflo ricevere il Nobel per l’Economia. Franco-americana, professoressa al MIT dopo essere già stata insegnante all’università di Princeton, Esther Duflo (1972) è la seconda donna della storia – dopo Elinor Ostrom – ad aver ottenuto il Premio Nobel per l’economia. E la più giovane in assoluto, a soli 46 anni. Il riconoscimento le è stato conferito assieme ai colleghi Abhijit Banerjee (suo compagno e padre di suo figlio) e Michael Kremer per il lavoro in seno al Poverty Action Lab (J-PAL), una rete internazionale di ricerca per combattere la povertà.. Nel suo libro “Poor Economics” Esther racconta che aveva sei anni quando lesse in un fumetto la storia di Madre Teresa e di una città indiana, Calcutta, così affollata che ogni persona aveva solo 10 piedi quadrati in cui vivere in grande povertà. Per la prima volta si chiese cosa potesse fare lei al riguardo e una volta diventata economista, proprio l’India è stata il suo campo di ricerca e di intervento concreto. Anche per questo ha scelto per la cerimonia della premiazione un sari indiano verde e rosso. Esther Duflo ha concluso il suo discorso per la cerimonia di assegnazione del Nobel parlando di donne. “Oggi sono orgogliosa anche di rappresentare le donne, in particolare le donne in economia. È evidente che anche Elinor Ostrom, l’unica altra donna prima di me, faceva affidamento sul lavoro sul campo e ha studiato ciò che possiamo imparare dalle società più povere, dal Nepal all’Indonesia. Non penso che sia un incidente. Alcuni dei miei lavori sono stati sull’importanza delle donne come modelli e non posso fare a meno di sperare che questo premio, con la sua domanda essenziale su come migliorare la vita degli altri, e con una donna tra i vincitori, incoraggerà molte altre a unirsi nel nostro progetto”.
Elinor Osrom –(1933-2012), ha ricevuto il Nobel per l’economia nel 2009. La motivazione del prestigioso riconoscimento alla politologa statunitense è stato: “Per aver dimostrato come i beni collettivi non siano necessariamente destinati alla rovina, ma possano essere gestiti efficacemente dalle associazioni di utenti”. Ecologista e ambientalista convinta, il premio indica che occorre rivedere i modelli economici come unica via per uscire dalla crisi. Elinor ha osservato e dimostrato che in molti luoghi del mondo: dalla Cina alla Svizzera, dalla Spagna alle Filippine le comunità locali si sono date regole efficaci per conservare risorse comuni scarse e preziose, come l’acqua di fiume, i pascoli di montagna, i banchi di pesce, le foreste. Regole che sono state messe a punto attraverso prove ed errori e sono sopravvissute per secoli. Sostiene che l’utilizzo di risorse comuni non solo può ma di fatto è stato organizzato in modo da evitare sia lo sfruttamento eccessivo sia costi amministrativi troppo elevati e sostiene con vigore l’esistenza di soluzioni alternative alla “privatizzazione” e la possibilità di creare istituzioni di autogoverno permanenti. I suoi studi assumono in questo momento inevitabilmente un connotato politico sulle scelte da fare oggi e nel prossimo futuro, orientando verso il controllo democratico dei beni collettivi. L’abito etnico e colorato che Elinor ha indossato per la cerimonia di premiazione è in perfetto stile con i suoi ideali e con le sue teorie.
C’è una foto che ha riempito d’orgoglio l’Italia. Rita Levi-Montalcini (1909-2012) è ritratta mentre riceve il Nobel per la Medicina dalle mani del re di Svezia nel 1986, unica scienziata italiana cui è stato assegnato il prestigioso premio. Rita aveva 87 anni, ma la luce che emanava dal suo volto intelligente e l’abito nero che indossava la rendevano meravigliosa. Il vestito era una creazione di Roberto Capucci, un capolavoro degno di una scienziata che per il suo stile è stata definita la “Signora della scienza”. La fotografia riporta la dedica: “Al Maestro Roberto Capucci con viva gratitudine e ammirazione. Rita Levi Montalcini, Stoccolma 1986”. Rita è l’unica scienziata italiana ad aver ricevuto il Nobel che le è stato assegnato per l’identificazione del fattore di crescita delle cellule nervose (Nerve Growth Factor, acronimo NGF), una scoperta che ha aperto speranze e possibilità di cura per tante malattie neurodegenerative..
May-Britt Andreassen (1963) che in questa foto sembra una top model è la Nobel per la medicina del 2014. Ha ricevuto il prestigioso riconoscimento con John O’Keefe e con l’ex marito Edvard Moser per i loro studi sulle cellule cerebrali che si occupano di farci capire dove ci troviamo e la direzione in cui ci stiamo dirigendo. Grazie ai loro studi si è capito come funziona il nostro sistema di navigazione interno, cioè come il cervello permette di orientarsi nello spazio, una delle funzioni cognitive più importanti, un passo avanti fondamentale per capire meglio come si organizzano alcune cellule cerebrali molto specializzate, per eseguire determinati compiti. La scoperta ha permesso inoltre di approfondire le conoscenze su come funzionano i processi cognitivi, la memoria, la capacità di progettare e in generale di pensare. Per la cerimonia di premiazione May-Britt ha voluto un abito di raso blu decorato con paillettes argento e perline, disposte come le cellule a “griglia” da lei stessa scoperte nelle ricerche neuronali che l’hanno portata al Nobel. L’abito è stato realizzato dal designer inglese Matthew Hubble.
Per saperne di più sulle Nobel della scienza: Sara Sesti e Liliana Moro, “Scienziate nel tempo. 100 biografie”, pag. 230, 16 €, Ledizioni, Milano 2018. In vendita nelle librerie e on line su Amazon, Ibs, Feltrinelli, info@ledizioni.it. Anche in formato e-book.
Autore: Sara Sesti
Sara Sesti, docente di Matematica e ricercatrice in storia della scienza, fa parte dell’Associazione “Donne e Scienza”. Ha curato per il Centro di Ricerca PRISTEM dell’Università Bocconi, la mostra “Scienziate d’Occidente. Due secoli di storia”, il primo studio italiano sulle biografie di scienziate. E’ responsabile per l’Università Statale di Milano della rassegna di film “Vedere la Scienza – Sguardi sulle Donne di scienza”. Ha pubblicato con Liliana Moro il libro “Scienziate nel tempo. 100 biografie”. Collabora con diverse riviste di divulgazione scientifica e cura la pagina Facebook “Scienziate nel tempo” che ha ricevuto il premio “Immagini amiche” istituito dall’UDI con il patrocinio del Parlamento Europeo, per “premiare la comunicazione, che costruisce un’immagine positiva, senza stereotipi di genere e senza immagini sessiste”. E’ stata inserita nel libro “60 sogni di Barbie” per il suo contributo alla divulgazione dell’altra metà della scienza.