Perché si acquistano regali? Una domanda che spinge ad una riflessione.
Anche quest’anno il Natale incalza, la corsa sfrenata verso l’acquisto si ripete. Code, ingorghi, spintoni per entrare nel negozio più in o ai grandi magazzini.
Quanti dei nostri regali sono davvero “regali”?
Perché si acquistano regali? Una domanda che spinge ad una riflessione. I regali più spontanei sono quelli che ogni bambino porge alla propria madre quando sorride, piange e pronuncia la prima parola della sua vita. Quale madre non riceve con felicità questi primi tentativi che suo figlio mette in atto per comunicale che è al mondo e che tutto va bene? Credo nessuna.
Crescendo nasce l’obbligo, che per sua natura si oppone alla libera espressione, e il regalo inizia il suo percorso verso la convenzionalità: smette di essere una parte di sé che simbolicamente si dona all’altro per acquistare lo status di stereotipo culturale. Donare un oggetto dovrebbe essere un atto di generosità, un dare all’altro qualcosa che rappresenti una parte di noi che a lui piace e ciò dovrebbe avvenire con la stessa spontaneità del bambino che coglie un fiore di campo per la propria mamma. Con quel fiore il bambino dona la sua purezza e la sua semplicità, in cambio riceve un bacio, un sorriso, una carezza, in breve una risposta materna che influisce positivamente sul suo equilibrio emotivo. È innegabile come tante persone siano ormai distanti da questa condizione ideale, ma possiamo rimediare ricordandoci che siamo in grado, con un po’ di impegno, di spingerci alla ricerca autonoma di un dono per i nostri cari. Non dobbiamo mai scordare che il regalo deve prima di tutto essere gradito alla persona a cui lo offriamo, questo obiettivo si può raggiungere solo conoscendo i suoi desideri e le sue passioni, ma allo stesso tempo il dono deve parlare di noi, dire che qualcosa di noi si sta facendo dono. Il farsi dono è qualcosa di noi che non si vede, ma che diventa tangibile attraverso l’oggetto che doniamo, il farsi dono è il Noi che si presenta all’Altro.
Il vero dono è quello che ricerchiamo spinti dal desiderio di appagare chi lo riceve e liberando la fantasia, svincolandola dalle mode del momento, possiamo sicuramente trovare un dono originale e strettamente personale. Ma come fare per liberare la fantasia? Per prima cosa smettiamo di farci consigliare e andiamo a ricercare dentro di noi la capacità di trovare o costruire un oggetto; la spontaneità del bambino che siamo stati una volta, ritrovata, ci porterà sulla strada giusta.
Se festeggiare il Natale è tener viva la tradizione e rievocare le nostalgie per ciò che non c’è più, non si può lasciarsi trascinare nella bolgia del più impersonale consumismo, bensì è bene distinguere ciò che vale da ciò che non vale. Qualunque sia la nostra posizione, Natale religioso, Natale ateo, Natale agnostico, se commemoriamo qualcosa o qualcuno significa che vi abbiamo attribuito una certa importanza che non deve essere disattesa al momento della festa. Ecco che correre ad acquistare regali, perché si devono acquistare, non rende onore alle persone con le quali desideriamo condividere il momento di festa.
Qualche giorno fa ho chiacchierato con la commessa di un negozio del centro molto frequentato, la signora a mi ha illustrato un profilo del cliente medio un po’ inquietante, traspare infatti un soggetto spinto al massimo dal principio di prestazione per cui è necessario fare tutto nel minor tempo possibile e nel modo più funzionale, ciò viene esteso anche all’acquisto del regalo. I clienti entrano affannati perché devono possedere quegli oggetti, ma non hanno neanche il tempo di pensare perché tendono al pre-confezionato, in molti casi chiedono un regalo, e non un determinato oggetto valutato e scelto autonomamente, se poi è fornito di marchio alla modo, allora non importa se la qualità dei materiali e della fattura non è consona. La commessa ci fa sapere che i clienti disperati dell’ultima ora “prendono tutto quello che proponi”, a gran beneficio del suo capo, e in questo circo perverso del regalo a tutti costi si torna a casa con tanti oggetti senza valore e senza significato. Anche se costosi, non hanno un valore perché qualcun altro li ha scelti in nostra vece, non hanno significato perché non ci rappresentano.
Tornare a scegliere vuol dire ritornare interpreti della propria vita, fare scelte il più possibile autonome e soprattutto evitare nuovi obblighi oltre a quelli inderogabili che già ci soffocano. La commessa mi ha raccontato che fa quasi esclusivamente regali “obbligatori”, nell’esprimere le sue considerazioni usa per ben tre volte l’espressione “devo regalare” e pensare che regalare significa dare liberamente qualcosa di utile o di gradito a qualcuno. Ricordare i significati delle parole potrebbe essere un primo passo verso la consapevolezza, nel frattempo proviamo ad acquistare i nostri regali con un po’ di fantasia e desiderio senza subire l’influsso delle mode.
Buon Natale a tutti voi!