“Sorry we missed you.” Ultimo film di Kean Loach.
di Marisa Ayroldi
Al netto di alcuni film, quelli di Kean Loach sono sempre lavori realistici a sfondo sociale, è la sua “cifra” e dunque questo mi aspettavo.
Coraggioso e politicamente scorretto ci sbatte in faccia che esiste un modo di reietti, poveri e disperati.
Diversi, per i quali ci commuoviamo ma che di fatto teniamo lontani, ingabbiandoli in una prossimità non nociva e per i quali pensiamo che altri soggetti dovranno trovare soluzioni.
Sullo sfruttamento dei corrieri, di più specie, che rendono la nostra vita più comoda molto si è già detto. L’ultima, nella cronaca di questi giorni, è quella di un corriere francese, deceduto a seguito di un normale fermo di polizia.
Perdita di tempo, nevrosi, ansia, ribellione con conseguente arresto maldestro, ricovero, morte.
A mio parere il valore aggiunto, in questo film, è mostrare come questo finto liberismo esasperato incida e si rifletta sulla vita personale, familiare e di relazione di queste persone.
L’illusione di essere padrone del tuo tempo si trasforma, da subito, nel tuo peggiore incubo.
Il desiderio di avere una casa di proprietà, dove mettere al sicuro la tua famiglia ti spinge a vivere talmente tanto tempo fuori di casa da rischiare di non averla più, quella famiglia.
Quella descritta nel film è una famiglia bella, con i problemi di molte famiglie con figli adolescenti che devono responsabilizzarsi in fretta perché i genitori sono fuori a lavorare tutto il giorno.
Eppure, quella che mi è arrivata è l’idea che nonostante lo sbattimento quotidiano e la frustrazione, nonostante lo sconforto, vince l’amore e la solidarietà tra marito e moglie, che traspare dallo sforzo per star dietro a un figlio ribelle e un po’ borderline e a una figlia responsabile ma troppo piccola per reggere le tensioni.
Tutto quello che succede in quella famiglia, viene vissuto ed elaborato avendo come substrato, pur inconsciamente, l’amore che li lega.
Entrambi i figli vorrebbero che tutto “tornasse come prima”. Come prima che lui, il capofamiglia, decidesse di diventare imprenditore di sé stesso e quindi moderno schiavo.
Ma l’amore non basta, il meccanismo aguzzino avviato non ha pietà. Non c’è spazio per la comprensione, la solidarietà (se non tra gli schiavi), la fratellanza, né da parte del committente né da parte dei clienti.
Coerentemente con la narrazione non c’è un happy end. Si esce dal cinema con l’amaro in bocca.
Sembrerebbe, a detta anche del regista, che sia la prosecuzione del precedente film “Io, Daniel Blake”. Quindi spero che si tratti di una trilogia e aspetto il prossimo film.
Regia di Ken Loach. Con Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhys Stone, Katie Proctor, Ross Brewster. Cast completo Titolo originale: Sorry We Missed You.