Piccole donne un film quello Greta Gerwing che rievoca tempi passati e rispecchia una società in cui la donna, per essere libera, doveva urlare per farsi sentire.
Un film uscito da poco a cinema e candidato agli oscar 2020. Avrà qualcosa di speciale, ho pensato. Di solito i rifacimenti si devono scontrare con il lavoro cartaceo originale e con le altre versioni cinematografiche (4) e televisive.
Il cinema si sa si è spesso ispirato al mondo della letteratura concentrandosi su di un racconto che ha colpito le menti e i cuori dei più. Ed è questo il rischio che incontrano i film-riadattamento.
Appena mi sono seduta davanti al grande schermo del cinema ho pensato fosse un’altro dei film in costume che a me piacciono molto, ma non era questo che mi aspettavo. Ho letto ”Piccole donne” ,”Piccole donne crescono” ed ”I ragazzi di Jo”, molti anni fa e credo che la lettura di questi romanzi abbia scatenato e compiaciuto la mia anima autonomista e femminista. Per me che vivevo allora al sud ai miei tempi dire ”non voglio sposarmi ” era inaccettabile. Cominciavano ad apparire le donne autonome dall’uomo perchè lavoravano e non erano considerate semplici ”fattrici”. Ma la cultura di base era quella: l’uomo portava i soldi a casa e le donne facevano figli, al massimo insegnavano. Al nord Italia le cose erano un po’ diverse, ma anche lì ancora sussistevano in determinate aree abbienti in cui le donne non avevano bisogno di lavorare per aiutare le famiglie.
E quindi leggere il libro di Louisea May Alcott aveva dato una spinta notevole alla mia autonomia fino a portarmi a cercarmi un lavoro e ad andare a vivere da sola. Ma sempre con un occhio alla ricerca dell’amore vero.
Piccole donne da sempre, ed erroneamente, è stato considerato un romanzo per sole donne, per i sentimentali e per gli adolescenti. Infatti non sono andata a vedere il film con mio marito (che certo non aveva letto il romanzo) ma con amiche di varie età, dalla mia all’ottuagenaria della madre di un’amica.
Quello della Alcott è tra i tanti romanzi che ben descrivono i valori, i sentimenti, le emozioni di una famiglia, dei singoli personaggi ed è uno di quelli visivamente più potenti, in grado di creare un universo narrativo unico.
La vita narrata in Piccole Donne è poi in realtà autobiografica della Alcott stessa. In un periodo in cui scrivevano principalmente gli uomini e sfondare nell’editoria per una donna era difficile, se non facendo passare i propri scritti sotto altro nome e venendo retribuite meno di un uomo (come all’inizio del film la protagonista stessa fa capire).
Il romanzo più famoso di Louisa May Alcott, Piccole donne venne pubblicato in due volumi, con la prima parte uscita nel 1868 e la seconda pubblicata l’anno successivo.
La scrittrice racconta la propria storia attraverso il personaggio di Jo, la secondogenita della famiglia March e le sue quatro sorelle delle sorelle – Meg, Jo, Beth ed Amy – tutte con i loro pregi e con i loro difetti, diverse ma complementari al racconto di vita di tante donne. Tutte con i loro desideri e aspirazioni diverse, mutuate in parte dalla madre ed in parte dal padre partito per il fronte durante la guerra di successione americana. Nonostante la vita povera e solitaria che conducono , le ragazze vivono un ‘esistenza ricca di sentimenti ed emozioni, destinata a mutare con l’adolescenza, e poi col il passaggio dalla vita adulta che ognuna di loro conduce in mondo diverso.
Meg è la sorella maggiore, comprensiva, materna, ma volte superficiale che vorrebbe vivere una vita senza pensieri ma fare acquisti che però non può permettersi, rinunciandovi poi però per amore della famiglia.
Jo è totalmente diversa: tempestosa, irrequieta, spigolosa, di carattere indipendente, ma leale, con il sogno di diventare una grande scrittrice e desiderosa di vivere la propria libertà. In questo più simile a molte donne del nostro tempo in cui l’automia è imprescindibile.
Beth è la più dolce, sensibile, timida, altruista e con una grande passione per la musica e il pianoforte (ma tutte e quattro le sorelle sanno suonare il pianoforte), Amy è la sorella più viziata e vanitosa, che immotivatamente si dà arie di gran dama ma che, col tempo, maturerà e dimostrerà di essere più saggia di quanto non sembri.
Piccole donne ha avuto due adattamenti nel periodo del muto. Ma quello diretto da Harley è il primo vero adattamento cinematografico del romanzo della Alcott e vanta il fatto di essere stato girato anche nella casa dell’autrice stessa.
Successivamente nel 1933 George Cukor si mise dietro la macchina da presa per la sua versione di Piccole donne che gli concesse anche una nomination agli Oscar al miglior regista.Un film che racconta i quattro archetipi femminili, con il personaggio di Jo interpretato, con Katharine Hepburn che per la sua interpretazione vinse il premio alla miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1934. Piccole donne di Cukor è una perfetta analisi della condizione femminile nelle società dell’epoca, della sua incipiente emancipazione e della battaglia per andare oltre gli schemi imposti da una società maschilista.
L’ adattamento di Mreyvyn LeRoy del 1949, rimane invece quello più popolare a livello di pubblico grazie anche ad un cast veramente ricco, come June Allyson nei panni di Jo, Janet Leigh in quelli di Meg, Elizabeth Taylor in quelli di Amy e Peter Lawford nelle vesti di Laurie, senza dimenticare l’italiano Rossano Brazzi che ha interpretato il professor Bhaer.
Dopo i due adattamenti di Cukor e LeRoy sono arrivati finalmente anche quelli di due donne, Gillian Armstrong e Greta Gerwig. Il primo del 1994, di avvale di un cast eccezionale da Winona Ryder a Susan Saradon, Gabriel Byrne, Kirsten Dunst e Christian Bale. Questo è il primo adattamento con una regia femminile che ha giocato molto sui personaggi opposti di Jo e Amy : Jo così maschiaccio, impetuosa, impulsiva e anticonformista e, invece, Amy così civettuola, vanitosa, capricciosa e socialmente ambiziosa. Un film che, ha restituito il calore di casa March e l’unione della sorellanza, facendoci sentire coinvolti come fossimo un ulteriore componente di quella famiglia dal grande cuore.
L’ultimo adattamento del romanzo di Louisa May Alcott è Piccole Donne di Greta Gerwig, da lei scritto e diretto. Questo film è il primo a non seguire un racconto lineare, ma ad intreccia diversi piani narrativi come se la storia fosse raccontata da Jo durante la stesura del suo romanzo che poi dedicherà a Beth come vedremo alla fine del film.
Anche qui un cast colossale, con Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh e Eliza Scanlen nei panni, rispettivamente, di Jo, Meg, Amy e Beth, il film gode anche la presenza (non so quanto motivata) di Timothée Chalamet nei panni del giovane Laurie, Laura Dern in quella della madre delle quattro sorelle, Meryl Streep in quelli della bisbetica zia March e Louis Garrel che interpreta il professor Friedrich Bhaer.
Il film di Greta Gerwing, passa continuamente dalla vita adulta delle sorelle a quella della loro adolescenza, (richiamando i bei giorni ma spesso confonendo le idee allo spettatore) quando il loro nido d’infanzia sembrava essere il posto migliore dove vivere in serena sorellanza. Narrato attraverso i ricordi intensi di Jo, Piccole donne racconta la fase di transizione delle quattro sorelle verso l’età adulta, delle diverse concezioni di amore e desideri: se per Meg il sogno è quello di farsi una famiglia, anche a costo di restare povera tutta la vita, per Jo l’amore è verso la libertà di sentirsi complete con sé stesse, realizzando i propri sogni e diventando una scrittrice; se per Beth l’amore è quello verso la propria famiglia e la dolce melodia che può emana un pianoforte, per Amy significa seguire il suo talento artistico nella la pittura e il disegno.
Donne che tanto diverse da completarsi a vicenda: donne che raccontano altre donne e che vogliono essere libere di seguire le proprie passioni, di distruggere quegli schemi maschilisti imposti dalla società di quei tempi, in cui la massima ambizione per una donna era solo quella di sposare un buon partito e fare figli. Una storia che rievoca i tempi andati (ma talvolta neanche tanto passati), e che rispecchia una società in cui la donna, per essere libera, deve urlare per farsi sentire.
Un film che mi ha coinvolto pienamente solo verso la fine (quindi bisogna vederlo per intero), dopo aver incantato le mie emozioni coi paesaggi meravigliosi, costumi d’epoca ed un cast femminile ”stellare”. I personaggi maschili forse dovranno aspettare ”Piccoli Uomini” , se mai lo faranno, per trovare il loro vero posto.