La mano mi teneva con dolcezza e forza e non ero riuscita a ritrarmi. Non ero riuscita o non volevo. Mi sentivo trascinata con piacere.
Intanto l’amico moretto del biondo moscovita restava lì vicino, quasi temesse di perderci. Un corpo magro e asciutto. Prese per il braccio il bel biondo e si abbassò verso di me con sussiego. ”Sai, io faccio il ballerino” disse in russo, ”se vuoi ti posso invitare ai miei spettacoli, ma non ballo al Bolshoj”.
La mia amica Lisa sembrava scomparsa. Ma dove se n’era andata adesso che avevo bisogno di lei?
Cosa facevo? Accettavo? E dove ballava il moretto? Che rapporti aveva con l’amico, ben più alto e maturo di lui? Cosa mi avrebbero chiesto in cambio?
La risposta non si fece aspettare. Tanta grazia solo per chiedermi se potevo entrare in un albergo internazionale e comprare per loro delle scatole di caviale e alcune bottiglie di spumante che lì era in vendita e costava meno.
Credevo che il caviale fosse una leccornia che ricercassero solo gli occidentali, noi al di là degli Urali. E invece anche loro stravedevano per quelle palline rosse o nere dal gusto meraviglioso.
Dissi di sì, alla fine, ma Lisa che era riapparsa dal nulla mi fece cenno che ero matta. Insomma la transazione commerciale andò in porto e ci demmo appuntamento per il pomeriggio dopo.
Tornando a casa in metrò nella sperduta periferia dove si trovava il mio ”obshezhistie” (college), pensai che così funzionava l’economia russa. Lunghe code ai negozi per non comprare niente e poi le cose più ricercate, un mare di nero.
Non è questo ciò che speravo di trovare nel fascinoso o lontano paese, patria di Tolstoj, Pushhin e Dostojevski.
Ed anche le occasionali conoscenze erano mirate al guadagno individuale. Riportai le mie osservazioni all’unica amica russa che avevo conosciuto all’istituto, Lara e lei ne rimase colpita ma non negò le mie affermazioni. Che anzi confermò per tirarmi su di morale mi propose una gita nel week end ad alcuni km Mosca a Yasnaya Polyana casa di Tolstoj e a Sheremetevo casa di Blok.
Sentendomi rinfrancata dimenticai le cose che non mi erano piaciute e mi feci un bel te russo con il samovar.