di Caterina Della Torre
E necessario rompere lo schema oppositivo uomo/donna per una vera emancipazione
Nato nella primavera 2009 a seguito di una riflessione sulla presenza femminile sui media italiani, Donne Pensanti ha attivato una reale protesta contro l’immagine univoca delle donne.
Soci fondatori due donne Francesca Panza e Silvia Cavalieri e il compagno della prima Stefano Castelli.
Come è nata Donne pensanti?
E’ nata la primavera 2009, dopo gli eventi scandalistico politici che hanno interessato il nostro Paese, da una discussione sul mio blog personale www.panzallaria.com come “raccolta di adesioni contro il modello univoco di femminile e poi è ingrandito e complicato quando con Silvia Cavalieri ci siamo trovate a riflettere sull’urgenza di fare resistenza a questo modello e proporne di alternativi.
E cosa vi proponete di ottenere?
I nostri obiettivi sono:
– smontare la visione univoca del femminile, ridando voce alla complessità del reale
– affermare la responsabilità sociale collettiva di uomini e donne pensanti nei confronti della complessità del mondo e contro le scelte semplici e di memoria breve (nazionalismo, intolleranza, risoluzione superficiale di problemi radicati nel sistema Italia)
– contrastare l’omologazione del femminile e la naturalizzazione della sua mercificazione, contribuendo ad aumentare la consapevolezza sulla grave regressione in atto,
– decostruire le pretese universalizzanti e riportare all’attenzione di tutti il tema della diversità come risorsa
– offrire rappresentazioni alternative a quelle egemoni per – configurare uno spazio stratificato e ricco di stimoli, una società complessa e in grado di accogliere la molteplicità e di propugnarla come un valore
– trasformare l’urgenza da cui nasce in un’occasione di incontro e scambio di esperienze che sfrutta le potenzialità della rete senza rimanervi invischiata
– contribuire a creare un nuovo sentimento della realtà, meno monotono, meno deludente, più imprevedibile
– fare politica orizzontalmente, dando forma al pensiero attraverso (narr)azioni concrete, per una “democrazia ad alta intensità” rideclinare la politica come relazione, scambio, resistenza alle prepotenze del potere.
Quanti siete ad occuparvene?
DP è stato fondato da 3 persone: Francesca Sanzo, Silvia Cavalieri e Stefano Castelli. Il network è composto ormai da 600 iscritti, a lavorare attivamente siamo circa 10 persone.
Quali origini avete nel mondo femminile?
Non siamo femministe. Silvia si è occupata di letteratura portoghese femminile e quindi di studi di genere, io leggo e studio moltissimo ma non ho una formazione specifica nell’ambito. Donne Pensanti vuole essere un progetto di tutti, uomini e donne, perché siamo convinte che quella dello svilimento del femminile sia un’emergenza che ci riguarda tutte.
Chi vi ha creato il sito e chi lo gestisce?
Il sito lo abbiamo creato io e Stefano (è il nostro lavoro) e lo gestisco io (www.donnepensanti.net). Il social net si autogestisce ma io svolgo la funzione di community manager.
Credere che il soltanto parlare di donne senza in realtà poco ottenenere possa essere utile al raggiungimento dello scopo?
Noi cerchiamo di fare infatti. Il rischio dell’autoreferenzialità è sempre in agguato, per questo ad ogni proposta che viene portata sul piatto di donne pensanti chiediamo sempre di parlare anche della possibile realizzazione e invitiamo tutti a collaborare attivamente.
Esistono tanti siti e blog femminili. Una specie di blog mania. Da cosa pensate che sia stata originata?
Abbiamo tutti molto bisogno di narrarci: donne e uomini. La piazza reale non esiste più, ora le chiacchiere si fanno sulla piazza virtuale. Raccontarci significa contribuire alla memoria collettiva (altra cosa che sta andando persa) e forse abbiamo riscoperto il gusto di condividere con altri le nostre esperienze, sia per esorcizzare le paure, sia per costruire delle opportunità.
Quale donna indichereste come rappresentante femminile nel momdo sociale/poltico attuale?
Lorella Zanardo con il suo “Il corpo delle donne ha fatto moltissimo e ha il merito di avere una capacità espositiva e di sintesi estremamente incisiva.
La Bonino ha le competenze politiche e la forza d’animo.
Milena Gabanelli è un buon esempio di lotta civile, di ricerca e studio
E cosa pensate che non sia stato ancora compiuto dell’emancipazione feminile?
Non abbiamo ancora rotto lo schema oppositivo uomo/donna. L’emancipazione femminile – per la quale tantissimo hanno fatto le donne negli anni 70 – sarà totalmente compiuta quando ci renderemo conto che gli uomini possono essere davvero soggetti attivi in questo passaggio. Riguarda sia noi che loro, farebbe stare meglio noi e loro.
E cosa manca?
Non manca niente a parte il coraggio di provarci (da parte di molti), ma io sono fiduciosa.