Le relazioni famigliari e il confronto tra generazioni, come è stato fin’ora. E come è adesso.
In un’epoca in cui la famiglia sembra non essere più il centro della della nostra vita, la cellula portante della società, ci rendiamo conto della sua reale importanza. E ce ne rendiamo conto ancor di più quando le cose vanno male, quando i giovani sono troppo distanti dai genitori e vivono esperienze troppo rischiose. Obbiettivamente l’incomunicabilità tra generazioni è sempre esistita e in un certo senso deve essere così, staccarsi dai genitori è un passaggio obbligatorio per crescere e diventare adulti autonomi, quindi mettere in discussione le figure genitoriali con idee e prese di posizioni è addirittura salutare, ma è altra cosa rispetto alla mancanza di dialogo. Il dialogo, sono insistente, è necessario come il nutrimento, è la linfa vitale del nostro essere-nel-mondo, il dialogo dovrebbe diventare materia scolastica fin dalla scuola elementare.
Genitori e figli anche se con idee diverse, e proprio per questo bisognosi di dialogo, non devono rinunciare mai a mettersi l’uno di fronte all’altro e, mantenendo il rapporto asimmetrico, e sottolineo fortemente asimmetrico, capace di far crescere sicuri e sereni i figli, possono trovare un punto di incontro. Un tempo non si poteva contraddire il padre e la madre, era considerata una mancanza di rispetto, oggi in maniera diametralmente opposta ci si trova ad essere sbeffeggiati dai figli. Situazioni sbagliate entrambe, perché un figlio deve poter parlare liberamente e trovare il genitore a ribattere, a smentire, a contrastare. Tutto con il rispetto reciproco.
La cronaca ci racconta purtroppo di comportamenti estremi degli adolescenti che si inventano giochi e passatempi rischiosi per la loro vita. Pensiamo alle passeggiate sulle rotaie del treno per saltar fuori quando il convoglio è a pochi passi con il rischio di finirci sotto e purtroppo è accaduto. Cosa significa ciò? Desiderio di provare il brivido della morte per poi fuggirle? Anche, sicuramente, ma se andiamo nel profondo ciò rappresenta simbolicamente una ricerca di attenzione da parte dei genitori ed allo stesso tempo il bisogno di sentirsi forti, una doppia lettura quindi. I ragazzi hanno necessità di emanciparsi ed allo stesso tempo temono la separazione perché la famiglia accudendo li fa sentire protetti. Cosa fare? Non spiegare loro questi passaggi, serve all’adulto sapere per agire di conseguenza e prima di tutto dialogare con loro.
Il dialogo è uno strumento educativo che rende possibile la convivenza civile a partire dal piccolo nucleo famigliare. Nel prossimo incontro di Donne in dialogo affronteremo proprio il confronto generazionale per una crescita collettiva con una prospettiva nuova: come cambieranno, e stanno cambiando, questi rapporti con l’avvento del corona virus.