”Geisha“, e’ un nome giapponese composto da due parole: persona(gei) e arte(sha) ma ancora oggi a causa di antichi retaggi si tende a configurare la ‘’geisha’’ come una prostituta o una donna remissiva pronta a tutto pur di assecondare i desideri di un uomo, inclusi i pruriti sessuali.
di Nok Tao
Beh, niente di piu’ falso ed errato, la Geisha e’ ben altra persona, un qualcuno che a causa della chiusura al mondo esterno di buona parte delle usanze e dei comportamenti delle ‘’caste’’ (ci sono anche in Giappone, eccome!!) non si riesce a definire con dei canoni esatti.
Il Giappone ed il suo vero mondo restano ancora ermetici e sono grossi impentrabili misteri per me ed altro non posso che sfiorarne il senso nel pozzo dei ricordi recenti e lontani.
Avevo da poco ricevuto lo splendido dono di Stefania, mia figlia, il mio secondo genito ed erano i primi anni ’80, anni importanti per la carriera e come tali dovevo puntellare il mio futuro a costo di notevoli sacrifici. Uno di questi sacrifici era il dover fare il mio terzo viaggio in Giappone. Ci andavo malvolentieri innanzitutto perche’ mi pesava come un macigno lasciare Pia, mia moglie, ed i miei due cuccioli, di cui uno appena nato e secondo perche’ i miei primi due viaggi avevano toccato solo Osaka, una citta’ che era, almeno per me, anonima e senza alcuna anima.
Questa volta era il turno di Tokyo, una esposizione internazionale dell’arredamento, il ‘’GOOD LIVING SHOW’’. Mi presento ed espongo una nuova collezione di maniglie per porta: stili antichi, fusioni in terra a cera persa, roba artigianale di grande valore artistico. Non so come, ma a fine fiera ricevo il premio per il ‘’piu bel prodotto di architettura’’ dell’esposizione e mi ritrovo catapultato a neanche 30 anni fra le alte sfere della societa’ giapponese. Ricevo, onore rarissimo, l’invito a cena nella casa di campagna del presidente dell’ordine degli architetti giapponesi.
Vestito nel mio bell’abito rigorosamente blu scuro con camicia bianca e cravatta scura (indispensabile divisa per fare affari ad un certo livello in Giappone) mi preparo alla serata particolare.
Kyoto e’ un altro mondo, niente a che vedere con Tokyo e Osaka. Cittadina simbolo e ‘’bomboniera’’ del Giappone mi accoglie fra casette e verde da cartolina. Mi ritrovo in una casa sobria dalle linee pulite ed essenziali, molto legno, tante piante basse, ma cio che mi colpisce di piu’ e’ la collezione di splendidi bonsai del sig.Takeshita, il padrone di casa.
Mi spiegano che questa collezione ha un valore immenso, milioni di yen ed e’ uno degli hobbies, insieme al golf, del padrone di casa. Questa collezione e’ sacra per il mio anfitrione e pare che consideri cio’ la sua unica vera ricchezza.
Scalzo, come si usa da queste parti, mi fanno accomodare in una stanza non grande, ma con una splendida porta finestra che prende tutta la parete di fronte a me. Quadrati di vetro e legno che guardano un giardino curatissimo tanto da sembrare di plastica. C’e ‘ solo una stuoia al centro della stanza, anzi diciamo che prende quasi tutta la stanza a mo’ di tappeto gigante. Eccoci qui, tutti e sei a guardarci e fare inchini. Ci sediamo ora e restiamo cosi in religioso silenzio per un buon quarto d’ora. Passano i minuti e non succede nulla. Boh! E ora? Sussurro ad Iuji, il mio agente, un timido ‘’che succede ora?’’ e lui, pacifico, mi risponde che siamo in attesa della Geisha, la mia Geisha, la Geisha per l’ospite d’onore!!! Terrore, Madonna mia!!! No, mi hanno prenotato una puttana giapponese! A me, proprio a me che amo mia moglie alla follia, che amo i miei figli e che non penserei mai di andare con una puttana, giapponese per giunta!! No, no,no!! Mi ritrovo incastrato in un mondo non mio fra sporchi vecchiacci che si vogliono divertire con sesso e troie! Sono momenti di terribile imbarazzo, voglio scappare, fuggire, volare via ora, subito. Gia’ me la vedo arrivare: tacchi a spillo, minigonna girogola ed il corpetto stringi tette!!!! La vedo avvicinarsi, strusciarsi mettendomi mani dappertutto! Terrore assoluto! Che ore sono? Solo le 19 e c’e’ tutta la notte davanti! Devo progettare una fuga strategica, una ritirata d’urgenza.
Mentre disperato penso a tutto cio’ vedo entrare, solenne, a passi lenti e cadenziati, una specie di statua di cera bianca infilata in uno splendido vestito lungo fino ai piedi che sembrano fasciati, piedi minuscoli. Ha un viso bianco, di un bianco mai visto prima, un viso color neve. La Geisha non ha un nome, non parla, ma si inginocchia delicatamente affianco a me con movimenti a dir poco solenni. Io resto seduto, meravigliato, sulla stuoia a gambe incrociate mentre mi inizia a far male la schiena per l’innaturale posizione. Inginocchiata flette il capo una volta e riprende poi la sua posizione genuflessa ma a testa alta., quasi rigida.. Ora entrano altre ragazze vestite in elegantissimi vestiti ed adagiano tanti piatti e piattini pieni di cibarie varie mai viste prima. Il tutto scorre in religioso silenzio. Inizia ora il rituale piu’ imbarazzante, almeno per me.
La donna senza nome mi lava la bocca con una pezzolina imbevuta di acqua profumata che ripone poi con grazia in un catino affianco a lei. Vedo il padrone di casa prendere le sue bacchette di avorio per cui anche io provo a raggiungere i miei bastoncini, ma una mano mi ferma con decisione. E’ lei, la mia geisha: io non devo toccare il cibo perche e’ lei che d’ora in avanti si prendera’ cura totale di me. Fara’ tutto lei, preparera’ ogni singolo mio boccone, sistemera’ ogni singolo elemento nel modo appropriato e mi imbocchera’ come un infante. Non una parola, nessuno parla, si sente solo lo scrosciare dell’acqua della grande fontana zen all’esterno. Solo leggeri mormori di una natura che si e’ ormai addormentata, una armonia di dolci carezze al cuore.
Rientrano le ragazze di prima, portano via il tutto e lasciano un vassoio di frutta al centro mentre una ragazzina di non piu’ di 15 anni, vestita di uno splendido vestito rosso ricamato con fili d’oro porta alla mia geisha una cartella nera. Lei e’ sempre li, affianco a me ed e’ passata piu’ di un’ora, forse due da quando si e’ inginocchiata qui ed e’ rimasta quasi ferma sempre muovendosi solo con leggerissimi spostamenti delle ginocchia e fluttuazioni del busto. Ora inizia a cantare, ma non e’ un vero canto, e’ un mormorio, un lamento gentile, una nenia dolcissima. Dalla cartella tira fuori una pergamena sulla quale, senza smettere di cantare, inizia a disegnare un fiore. Tratti leggeri, ma di mano esperta ed il resto della serata va avanti cosi, con lei che canta delicatamente e disegna con la sua matita mentre tutti la guardano in trance deliziati!
Passa ancora un tempo indefinito e lascia il disegno al posto del padrone di casa, si alza, fa un singolo inchino ad ogni commensale e dopo di cio’ si avvicina di nuovo a me, si inginocchia e questa volta abbassa la testa in un solenne regale inchino nel quale la fronte tocca lievemente la stuoia e ripete per altre due volte questo gesto solenne. La geisha si alza e va via con passettini ridicoli, ma delicati. In tre ore non ha mai detto una parola, se non fosse per la nenia regalataci.
E la mia serata di sesso ed orge finisce qui.
Domani Iuji mi spieghera’ che quella di ieri sera e’ stata una serata speciale, che avevamo fra noi una delle pochissime vere geishe, una fra le piu’ richieste di Kyoto, figlia primogenita di un’antica famiglia aristocratica di grosso prestigio. La mia geisha e’ registrata nell’esclusivo, quasi segreto, albo delle Geishe. Per arrivare a quei livelli di Geisha ci vogliono anni ed anni di studi e sacrifici ed un albero geneaologico immacolato e di gran rango. Fine conoscitrice della storia e delle antiche arti giapponesi, cantante eccelsa, classe innata, cultura esasperata di cio’ che e’ il rituale nel comportamento nipponico e’ una delle pochissime ormai vere geishe che sono sempre di meno e sono una rarita’. Le geishe devono essere sempre a disposizione del loro uomo che mai chiedera’ loro alcuna prestazione sessuale e addirittura non osera’ sfiorarle in moltissimi dei casi. Godono di un prestigio immenso e sono reputate quasi sacre. Diventano il tuo corpo, devono essere i movimenti che vorresti fare tu, il tuo terreno agire: mentre la tua mente vaga o si concentra la geisha agisce per te, ti nutre, ti da da bere, asciuga il tuo viso, il tuo sudore, la tua bocca, diventa la tua parte materiale per il tempo necessario alla tua mente per rilassarsi.
Per fare tutto cio la geisha deve essere una nobile, rigorosamente primogenita e deve avere un livello di istruzione e cultura superiore alla tua. Tu non farai mai uso della sua cultura perche lei in quei momenti e’ parte di te, del tuo corpo, di te che sei un ‘’onorato’’. La geisha deve essere un essere superiore alla media altrimenti sarebbe un’offesa per l’ospite propinare qualcosa di ‘’inferiore’’. Il costo delle prestazioni della mia geisha di Kyoto e’ stratosferico e non mi viene mai concesso di conoscerne l’ammontare esatto in quanto il dono sarebbe volgare ed offensivo.
Chissa cosa fa e dove e’ ora la mia Geisha!
Il pensare che qualcuno possa aver potuto scambiarla per una donna dai facili costumi mi fa ancora sorridere ed ancor di piu’ mi fa ridere il ricordo di quel ragazzo italiano, goffo, imbranato, un po’ cretino che era convinto di dover passare una nottata con una troia giapponese ed invece si e’ ritrovato affianco ad una mummia, neanche tanto bella.