Patrizia Rautiis, un magistrato che vive e lavora a Bari. La stressa molto l’idea che possa divenire necessario abituarsi ad una comunicazione affettiva diversa da quella per cui donne e uomini di questo pianeta sono fatti.
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Da quanto tempo sei a casa?
Sono in casa dal giorno in cui è entrato in vigore il primo DPCM, il 9 marzo 2020 (salvo i giorni in cui sono dovuta andare in ufficio).
Come hai distribuito le tue giornate? Telelavori?
Forse non tutti sanno che per l’attività giudiziaria, con i vari Decreti legge succedutisi dall’8 marzo in poi, è stato imposto di trattare solo gli affari urgenti. Tra questi, per il settore penale (che è quello cui sono addetta ) vi sono i processi con imputati detenuti e ogni istanza o questione che abbia come destinatario persone detenute in carcere o con altre misure restrittive di tipo domiciliare. Dunque il mio Ufficio, che è la Procura Generale presso la Corte di Appello di Bari, si è organizzato nel senso di limitare la presenza in ufficio di uno o due magistrati al giorno per la trattazione di tali affari sulla base di un turno predeterminato.
Dunque almeno una volta alla settimana sono andata in Ufficio per le udienze e per portare a casa i fascicoli da studiare per l’udienza successiva. Una parte del lavoro la svolgo da remoto, come riunioni di ufficio con tutti i colleghi tramite i nuovi applicativi installati ad hoc, come Teams; oppure contatti e scambi di atti con gli avvocati, tramite posta elettronica.
Cosa hai privilegiato di fare ne tempo che ti resta libero? Leggere, cucinare, studiare , ascoltare musica, vedere film..o altro?
Il resto del tempo che è ben più del tempo libero che ho di solito, mi sono divisa tra molte attività. Le (ahimè) necessarie faccende domestiche, in assenza della colf che naturalmente non ho fatto venire (per rispettare in toto lo spirito della legge e lo scopo della stessa) e la cucina che per me è sempre un’occupazione gradevole e rilassante, e che ho incrementato molto, provando a sperimentare nuove ricette e a fare esperienza in particolare sui dolci, date le richieste provenienti dai miei familiari. Mi mancava molto un’attività motoria, così ho trovato un corso di pilates via web che sto seguendo con piacere. Anzi ne vedo così tanti vantaggi rispetto al recarmi in palestra che forse per il futuro mi dedicherò alla ‘ginnastica domiciliare’, anche perché ritengo che questo eviti ogni problema di tipo igienico in questa peculiare fase storica.
Le mie lezioni di inglese proseguono con collegamento da remoto. Questo mi è stato utile a riflettere su un sistema formativo che, a mio avviso, non è soddisfacente e non credo che nel futuro possa sostituire ogni tipo di attività formativa fino ad oggi realizzata personalmente.
In altri termini la scuola è e deve rimanere innanzitutto un luogo fisico, quello in cui si crea il gruppo e l’amalgama e si educano i giovani e diventare comunità, ancor prima che a dargli nozioni e istruzione.
Ho avuto più tempo per riposare ossia per il ‘non far niente’, che non è noia, ma imparare a essere inattivi fisicamente, cosa che abbiamo quasi dimenticato e mi ha riportato ad un tempo d’infanzia …che è stato felice anche per questo. Tutto questo però si è mischiato con le angosce proprie di una situazione complessiva così drammatica e per tanti divenuta tragica. Angosce per la salute dei miei cari, per la situazione dei malati, dei sanitari, di coloro che sono poveri o lo sono diventati proprio a causa dell’epidemia, e per il futuro. Soprattutto per il futuro dei miei figli, dei nostri ragazzi in genere.
In sintesi: un periodo così strano da farmi sembrare di vivere un tempo ‘sospeso’ in cui c’è stato un prima e ci sarà un dopo, che tuttavia non riesco ancora ad immaginare.
La solitudine ti stressa? Come riesci a superarla?
Più che la solitudine mi pesa l’isolamento inteso come lontananza forzata da mia figlia, dagli amici, dai miei interessi (concerti, cinema, teatro). Mi pesa pensare che forse non mi sentirò mai più libera come prima!
Le mascherine di danno la sensazione di proteggere te o gli altri?
Le mascherine mi danno la sensazione di proteggere sia me che gli altri in eguale e reciproca maniera.
Cosa ti manca di più in questa situazione emergenza e restrizione di spostamento? Qual’è la prima cosa che farai appena finita l’emergenza?
La prima cosa che farò e che desidero di più ora e abbracciare mia figlia che non vedo dall’inizio di gennaio. Poi abbracciare e baciare tutte le persone a cui voglio bene, augurandomi che arrivi di nuovo un tempo in cui ciò sarà possibile, perché a volte ne dubito e mi rammarica e mi stressa molto l’idea che possa divenire necessario abituarci ad una comunicazione affettiva diversa da quella per cui noi donne e uomini di questo pianeta siamo fatti.
Un grande in bocca al lupo a tutti!