Il 25 aprile l’Italia festeggia l’anniversario della liberazione. Questa ricorrenza segna però il confine con quel passato e ci lascia fare i conti con il presente.
Lascia senza fiato il ricordo di quella guerra a cui tanto si è fatto riferimento in questo periodo di pandemia da coronavirus per ricordare i tanti morti. Politici e medici hanno più volte dichiarato di sentirsi sul campo di battaglia per sconfiggere il nemico.
Questa ricorrenza segna però il confine con quel passato e ci lascia fare i conti con il presente. Una data che poco dice a molti, in particolare alle nuove e nuovissime generazioni che, interrogate nel merito, mostrano un quadro desolante di ignoranza e disinteresse.
Poco importa che, come tutte le celebrazioni, essa rappresenti un simbolo. Quello fu un giorno fondamentale per la storia del nostro Paese, la fine della guerra derivata da vent’anni di dittatura fascista e dall’occupazione del suo alleato tedesco. Molto importa invece che da allora si sia vissuti in democrazia e progresso.
In questo contesto di analfabetismo storico, ancora più sconosciuta e ignorata è certamente la partecipazione delle donne alla Resistenza e alla lotta per la liberazione.
Pochi i cenni sui testi scolastici, edulcorate le immagini e i racconti. Scomparse le testimoni orali.
Le donne che si vedono in vecchi immagini di documentari o fotografie, mostrano goffe immagini abbigliate in stile d’epoca, sorridenti e plaudenti e dall’altro lato donne vestite da maschio, con fucile in spalla, promiscue in battaglioni d’uomini.
Niente è più fuorviante di immagini senza contorno e senza testo.
Nei libri di storia si accenna appena alla partecipazione delle donne alla Resistenza, nonostante che il loro lavoro sia stato fondamentale ed efficace all’interno dell’ organizzazione delle formazioni partigiane e nel rapporto fra esse e la popolazione. Fondamentale il loro apporto alla stampa e propaganda, dall’attacchinaggio di manifesti al volantinaggio; dalla cura dei collegamenti per le informazioni; al trasporto di documenti, armi, munizioni, esplosivi, viveri; all’attivazione per l’assistenza dei feriti; alla preparazione di documenti, rifugi e alloggio per i partigiani.
Le partigiane hanno fatto un percorso parallelo e complementare nelle attività materiali e di lotta così come uguali e condivisi furono rischi, interrogatori ed esecuzioni.
Appartenenti ad ogni estrazione sociale e luogo geografico esse seppero organizzarsi anche fra di loro costituendo i primi gruppi di difesa della donna, elaborando tutte insieme un nuovo pensiero politico che le avrebbe portate fino alla definizione della Costituzione italiana. Parteciparono alla stesura dei suoi articoli apportando un contributo fondamentale per promuovere l’uguaglianza di genere attraverso gli stessi diritti costituzionali.
Partigiane attive per la liberazione, sia pure in forma anonima e in privato, furono anche tutte le donne “normali”che diedero un forte contributo. Da chi ha mentito per nascondere ebrei, partigiani o negato di possedere documenti, o rifiutato di essere delatrice in nome della salvezza collettiva. La loro Resistenza non impugnava il moschetto ma rivendicava i valori della libertà.
La Resistenza delle donne ha scritto pagine di grande valore.
Da quella esperienza e dalla guerra più in generale, esse uscirono contemporaneamente dall’ anonimato privato in cui erano state costrette, per divenire protagoniste e rappresentare un soggetto politico.
Presa coscienza del proprio valore e dei meriti la parte femminile della popolazione maturò la necessità di passare da una guerra armata ad un guerra pacifica ma di principio che riconoscesse il ruolo imprescindibile della donna nella società, nella politica e nell’economia.
Fu l’inizio della battaglia per la loro emancipazione dopo una millenaria subordinazione. La motivazione politica portò ad un risultato importantissimo: la richiesta di un riconoscimento del ruolo pubblico nel nuovo sistema democratico, fino ad allora negato alla donna da una società prevalentemente maschilista.
Infine anche se l’’attività delle partigiane è stata sottoposta in sede storica a varie letture, non fa altro che confermare che il valore aggiunto delle donne è una ricchezza ed una forza da cui non si può prescindere.