Siamo veramente stanchi, stressati, dal troppo cibo, dal troppo divano, dalle troppe presenze familiari, dal poco movimento, dalla poca aria aperta, dalla poca confusione, ma soprattutto dalla mancanza di certezze.
SARA’ POSSIBILE UN NUOVA VITA?
Prima tutto questo era quello di cui avevamo assolutamente bisogno, quello che ci mancava, ora ce n’è troppo e regna il caos in noi, dormiamo poco e male.
Le informazioni che abbiamo date da eccellenti virologi si contraddicono con una punta di snobismo scientifico e noi restiamo impigliati nella rete del “che sarà di noi, lo scopriremo solo vivendo o meglio ritornando a vivere”.
Quello prima della quarantena era un mondo dove tutto era verificato, provato, controllato, certo nella gran parte, un mondo di quasi certezze che ci aiutavano nelle difficoltà quotidiane: gli amici, gli affetti erano quelli da cui si correva a piangere sulla spalla o con cui si festeggiava con un calice bevuto insieme, gli altri, tutti gli altri esistevano e la loro confusione costituiva la certezza di essere vivi.
Ora dovremo convivere con la navigazione a vista, nulla è certo, si deve aspettare e vedere se il mostro, così viene soprannominato il Covid 19, ritornerà a colpire.
Ci sarà di nuovo lo spettro dell’isolamento fino all’ immunizzazione di massa o al vaccino?
Tutti consigliano il distanziamento sociale, via la mano, gli abbracci, la vicinanza, tutti tenuti lontani a più di un metro, anche i colleghi, i vicini, forse anche certi affetti senza la certezza di auto immunità, potrebbe essere difficile perfino guardarsi negli occhi, tutti possiamo essere untori…mamma mia che tristezza!
“Tutto andrà bene” si vede scritto sui balconi con i colori dell’arcobaleno dipinto dai bimbi, prigionieri scomodi di questa pandemia. Per andar bene dovremo metterci tutti tanto, ma tanto impegno, si dovrà fare insieme lo sforzo di attenersi alle regole nuove di convivenza, di aiutare con calma chi non ce la farà e vorrà trasgredire, mettendo a rischio se stesso e gli altri.
Le tesi complottistiche anche se fossero supportate da prove non tolgono i problemi che si dovranno affrontare, penso ai mezzi di trasporto prima sempre strapieni, ai bar dell’apericena brulicanti di persone desiderose di rapporti, ai negozi o ai parrucchieri e barbieri dove l’occasione dell’acquisto o del servizio sono anche modi per incontrarsi e comunicare.
Ora a terra le strisce di contenimento, i locali ad entrate scaglionate, la diffidenza e il timore permeano tutti appena si sente uno starnuto o un colpo di tosse.
Come faremo a convivere con questo nuovo costume di socialità severamente controllata?
Penso ad un modo, tra gli altri, quello che in tempi passati comunicava un discreto quanto misterioso fascino agli incontri tra le persone, quando la fisicità è controllata dobbiamo dare spazio ad altro che ci caratterizza, ci connota, non solo un corpo, ma un’essenza, un’anima, un’energia mentale.
La mia nonna, nata agli inizi del novecento, mi raccontava quanto era ricco di fascino e di messaggi seduttivi uno sguardo sfuggente, osservato da lontano o un sorriso caldo che traspariva appena dalle mascherine obbligate dalla spagnola.
Sta a noi e alla nostra creatività scoprire nuove arti della comunicazione certamente diverse, ma non meno efficaci e valenti della pacca sulle spalle, dell’abbraccio o della stretta di mano.