Dopo la correzione di tiro che il Presidente del Consiglio ha voluto dare rispetto alla scarsa presenza di donne in generale e più in particolare nei comitati di recente composizione per affrontare l’emergenza seguita al coronavirus: “Integrare le task force di esperti con una maggior presenza di donne”, ci si può dichiarare soddisfatte e pensare che Conte sia con noi? O prendere atto dell’ennesima incompiuta?
Stanche di ripetere quanto hanno fatto le donne nella politica, nella scienza, nella società, esauste di ricordare date, di fare elenchi di nomi, di raccontarne il protagonismo nella storia passata, recente e attuale, siamo ancora una volta a dovere chiedere (forse supplicare?) di fare un salto di qualità nel modo di fare politica, di adire ad una completa democrazia paritaria, un’inversione culturale nella formazione sociale e nella ristretta detenzione del potere.
E poi, le donne, non hanno chiesto la luna. Che, in tempi in cui si mira a Marte e altri pianeti sembra già riduttivo. Semplicemente di partecipare ed essere rappresentate nei gruppi di lavoro che sono stati costituiti in questa fase.
E così, l’illuminato premier Conte ne ha chiesto l’integrazione mettendo una toppa sulla scucitura. Poiché il consenso delle donne serve, altroché se serve.
E poiché esse, particolarmente in questo periodo sono state la fascia, non più malata ma più duttile, più disponibile, più disposta a collaborare in uguale misura su tutti i fronti della medicina, dell’assistenza, e della famiglia non sarebbe stato possibile fare spallucce e ignorarle.
Se non altro perché in centinaia hanno deciso di metterci la faccia, sia pure simbolicamente coperta da una mascherina, per una mobilitazione sui social per fare arrivare al Premier il loro disaccordo.
Il loro slogan “Dateci la voce” (2 maggio), condivisibile o meno, ha ottenuto il paterno riconoscimento, l’occhiolino strizzato, una gentile concessione di attenzione e Conte si è messo in movimento:
“Ho apprezzato…chiamerò…chiederò…”. Magari funziona!
Invece no! Perché la sottorappresentazione è presente ovunque ed anche la denominazione di un altro di quei gruppi, questa volta tutto al femminile forse per compensazione, creato guarda caso dalla ministra per le Pari Opportunità, ha un sapore di decoro antico “Donne per un nuovo rinascimento” che poco si addice alle sfide di questo millennio.
Le donne non mancano, come non mancano le loro straordinarie competenze professionali, la partecipazione sociale. Forse mancano nel “cervello” di chi non riesce neanche a concepirle, pensarle, inquadrarle, riconoscere. Altrimenti non si comprenderebbe.
Alle strizzatine d’occhio le donne sono abituate. Quelle che le hanno sedotte, ingannate, abbandonate. Alle parole di gratitudine per il loro impegno anche, perché dopo parole sono state comunque lasciate a fare i conti con le loro solitudini, come al plauso e al riconoscimento del loro contributo economico, sempre parziale ed episodico, dopo il quale sono rimaste comunque le più esposte e le più sfruttate.
Forse bisognerà trarre la conclusione che non basta chiedere, pretendere, prendersi la parola. Si stanno facendo tante ipotesi-congetture sui cambiamenti post coronavirus; chissà che non cambino anche “i cervelli”, per riuscire a marciare con lo stesso passo, insieme, da uguali.