La montagna ha partorito il topolino. Dopo avere letto con attenzione il documento elaborato dalla task force che la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, ha chiamato pomposamente “Donne per un nuovo Rinascimento” non resta che prenderne atto ed esprimere alcune considerazioni nel merito.
Un “compitino” (ad essere generosi) che si presenta ben articolato, onnicomprensivo, stilato con cura. Peccato però che ci si aspettasse molto di più e il silenzio cortese che esso ha ricevuto lo dimostra.
Quello che doveva avviare il “rinascimento” di una condizione “medioevale” , grazie a interventi e proposte al limite del “rivoluzionario”altro non è, ancora una volta, che frutto di “copia e incolla” di pensieri, analisi, denunce, provenienti dal mondo complesso, articolato e motivato di quello che costituisce il “movimento” femminile di questo paese.
Peccato che questa task force dimostri, se non l’ impreparazione ad elencare alcuni nodi politici, una certa svogliatezza nell’affrontarli.
Non vorremmo spiegare alla Ministra Bonetti, che non basta essere di genere femminile, di essere brave professioniste, di essere “consanguinee” per appartenenza, di colmare equilibri politici, per produrre buone idee e soprattutto buone proposte percorribili.
Forse meglio sarebbe stato, con una metodologia non troppo difficile, una commissione di rappresentanze territoriali, che sicuramente avrebbero avuto maggiore esperienza e conoscenza della materia. Che da anni si battono sul territorio e si scontrano con la burocrazia pubblica, l’incompletezza delle regole, l’interpretazione delle leggi, la mancanza di strumenti per svolgere il loro lavoro.
Gentile Ministra Bonetti, non serve ricordare, a chi subisce, quali sono le angherie del sistema che continua preferire una sorta di “medioevo” piuttosto che rendere possibile un “nuovo Rinascimento” che preveda una “rivoluzione” pacifica quanto profonda.
Nel suo documento tutto è contenuto ma niente c’è di nuovo.
Tutto quello di cui abbiamo parlato, rilevato, riflettuto, analizzato, denunciato e chiesto in anni e anni di duro lavoro e sacrificio. Le donne sono “pratiche” (e se non lo sono di carattere sono state indotte a diventarlo) e chiedono fatti, non parole.
Per questo a questo documento, questo copia e incolla, si può dare appena la sufficienza.
Invece di un compitino le donne si aspettavano indicazioni precise verso chi la politica la svolge. Un richiamo ai suoi colleghi di governo, un’azione di raccordo con altri ministeri nei quali la questione di genere passa trasversalmente ma non secondariamente: lavoro, giustizia, sanità, economia e certamente il suo, per la parità e la famiglia.
Altrimenti ci si sente sempre un po’ lo scarto, l’ingombro, il peso della politica che però, guarda caso, non può fare a meno di noi.
Restando positive, abbiamo conservato la capacità di non abbassare l’asta .
Più che di un nuovo Rinascimento, le donne hanno bisogno di essere soggetti attivi del cambiamento, che avviene velocemente e che deve nascere non sulle rovine ma su nuove fondamenta.