L’8 giugno, nell’aula virtuale degli Stati Generali delle donne, è avvenuto un’importante incontro con la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, con la quale si è aperto un dialogo sulle principali questioni che definiscono la “questione femminile” ed un confronto sui modi di affrontarla, nonché gli interventi possibili per ridefinirla.
Partendo dalla ormai consueta riflessione sulle conseguenze che il periodo pandemico ha avuto nel nostro Paese si è confermato l’ulteriore apporto che le donne hanno dato e possono dare. Contemporaneamente si sono evidenziate situazioni di fragilità esistenti in molti campi economici e del vivere sociale.
Nello svolgimento dei lavori, si è riscontrato la comunanza delle valutazioni e delle analisi sviluppate.
Non è la prima volta che gli Stati Generali delle Donne incontrano la Ministra e questa ulteriore circostanza ha segnato una prospettiva di collaborazione per un azione comune.
Ad Isa Maggi, coordinatrice nazionale degli SGD, chiedo quali siano ad oggi gli obiettivi del loro impegno.
– Dopo tanto lavoro svolto dal 2014 ad oggi, le proposte che sono emerse, le analisi sviluppate, la presenza costante e permanente sui territori, gli SGD sono diventati un punto di riferimento. Cosa è cambiato nel tempo, come si può definire oggi questo movimento che ha allargato la sua presenza oltre confine?
Rappresentiamo una realtà molto radicata a livello territoriale da tempo impegnata con proposte concrete per aprire un tavolo di confronto costruttivo.
Siamo attive in ogni Regione dal dicembre 2014 e dal 27 febbraio 2020 abbiamo generato nella nostra aula virtuale un osservatorio attento di quanto stava e sta succedendo, ogni giorno, di sabato e di domenica, in uno scambio e confronto attento e puntale, senza lasciare indietro nessuna/o. Abbiamo ascoltato specialisti e specialiste, donne del mondo delle imprese, dell’accademia e del mondo scientifico. Anche voci lontane, dal Brasile, dal Niger, da alcuni Paesi Europei. Sono stati momenti in cui abbiamo provato incertezza, paura e nello stesso tempo speranza. Strette tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la voglia di un nuovo inizio verso un mondo nuovo, sostenibile e solidale.
– Come avete affrontato concretamente questo periodo di lockdown?
Con spirito di servizio, gli SGD hanno avviato dallo scorso 27 febbraio una “Task force donne-emergenza” con aiuti e supporti concreti nei territori e con i seminari ogni giorno on line. Un aiuto concreto per affrontare l’emergenza nell’emergenza rappresentata dalla violenza di genere, un aiuto concreto per usufruire dei bonus e delle indennità messi in campo dai vari DPCM.
– In questi seminari avete più volte affrontato un tema che fa parte del vostro DNA: il lavoro
Il”Patto delle donne per il lavoro” è il documento politico che gli SGD hanno già presentato prima al Governo Renzi, poi al Governo Gentiloni e poi declinato in tutte le Regioni con la sottoscrizione da parte dei candidati e candidate alle Elezioni Regionali e che ora si apprestano a costruire nelle 6 Regioni che andranno al voto in autunno.
– Elezioni che non sappiamo ancora quando si terranno e se manterranno la doppia preferenza…
In alcune regioni che prossimamente andranno al voto, non è stata ancora prevista la norma sulla doppia preferenza di genere, sollecitata peraltro da molte associazioni femminili. Noi ci battiamo perché oltre alle ricette economiche si realizzino azioni per indurre le regioni ad avviare percorsi legislativi prima delle elezioni.
– Alla luce di quanto accaduto, dell’attualità, del futuro per ora accennato dalla politica, come si pongono gli SGD?
Le donne hanno fornito il contributo maggiore durante le settimane di più grave emergenza sanitaria, risultando peraltro sottoposte a un forte sovraccarico di lavoro, soprattutto se madri con figli, e che la fase di ripresa delle attività, ormai avviata, presenta il forte rischio di produrre effetti asimmetrici soprattutto sul livello e sulla qualità occupazionale tra uomini e donne.
L’azione degli Stati Generali delle Donne prende il via dalla constatazione che, se è vero che durante le crisi economiche più recenti l’occupazione femminile aveva subito un rallentamento senza però subire una diminuzione drastica, nella congiuntura attuale i settori economici più colpiti sono stati e continueranno ad essere il turismo, il commercio, la comunicazione, il terziario avanzato, i servizi in genere, tutti ad elevata, con una prevalente presenza femminile.
L’attuale pandemia ha ulteriormente evidenziato le distorsioni, le iniquità e le discriminazioni presenti nel mondo del lavoro e nella nostra società, che incidono negativamente, non solo sulla vita delle persone, ma anche sulla qualità del nostro sistema produttivo e sulle prospettive di crescita del Paese.
Un tempo, questo che viviamo, che sta subendo un mutamento profondo e che viene ridefinito rapidamente in cui le donne hanno una straordinaria responsabilità: agire non per inventare il nuovo ma per costruirlo, nel rispetto di quanto nel passato è stato parte della vita di ciascuno.
Il grande cambiamento, quello si che possiamo definire epocale, sarà nel mondo del lavoro e della formazione scolastica. Un passaggio difficile da affrontare con la riconfigurazione di prassi che creino nuove possibilità e competenze per tutti piuttosto che con sistemi di tutela.
Buone prassi che dovrebbero contemplare una revisione complessiva delle politiche sociali, come prevede anche l’Europa.
– Due elementi hanno particolarmente segnato l’attenzione politica verso le donne.
Uno è la mozione a favore delle donne di maggioranza che contiene 17 impegni, tra i quali la predisposizione di un piano di misure finalizzato al sostegno e all’incentivazione del lavoro femminile. Siete soddisfatte?
Noi donne non possiamo che dichiarare la nostra soddisfazione per questo impegno assunto dal Governo, che risponde ad un senso di responsabilità collettiva della politica ma che è anche un atto dovuto alla grave crisi economica legata all’occupazione femminile e alla disparità di genere.
Constatando però, e nello stesso tempo, che l’argomento “diritti delle donne”, finora disatteso o parzialmente riconosciuto, ha avuto bisogno di un’eccezionalità, aggravata dalle conseguenze della Fase 2 del COVID19.
L’incontro sulla mozione con la prima firmataria della mozione e altre senatrici e senatori sarà in quest’aula il prossimo 15 giugno.
– Il secondo elemento, che ha suscitato interesse e qualche critica, è il documento denominato, forse un po’ presuntuosamente “Donne per un nuovo Rinascimento”, del 25 maggio scorso. Come è stato accolto dagli SGD?
La Ministra Bonetti, fin dall’inizio del suo mandato, ha dichiarato di avere a cuore queste questioni e si è mossa per impegnare il Governo ad attuare un piano per l’occupazione femminile, per far diventare l’Italia un Paese paritario e competitivo, con idee innovative per una vera parità di genere.
Sul Corriere della Sera le componenti della task force della Ministra Bonetti Floriana Cerniglia, Lella Golfo, Paola Mascaro e Paola Profeta spiegano il contributo delle loro attività e la necessità di cambiare rotta per uscire dalla crisi causata dal Covid-19 agendo sugli attuali divari di genere nel mondo del lavoro. In particolare hanno individuato gli aspetti più critici
– nel rapporto tra maternità e lavoro,
– nei disequilibri nei carichi di lavoro all’interno della famiglia,
– nelle difficoltà dell’imprenditoria femminile
– nella scarsa presenza di una leadership bilanciata per genere.
Lavoro, ricerca (STEM e formazione delle competenze) e comunicazione finalizzata ad un cambio di paradigma sono i tre gruppi di attività per realizzare una visione nuova, in grado di rimuovere i pregiudizi e gli ostacoli più profondi, al fine di promuovere il lavoro delle donne a beneficio di tutto il Paese”.
Sono state proposte una serie di misure di indirizzo strategico che aiutino a ripartire su una nuova strada. A partire da:
– misure di valutazione dell’impatto di genere, da applicare alle policy, ex ante e ex post, come prassi ordinaria nella fase progettuale di qualsiasi iniziativa legislativa, politica, strategica, programmatica, così come a tutti i processi aziendali, insieme alla certificazione di parità per le imprese, che misuri la situazione per genere del personale nelle organizzazioni. Valutazioni essenziali per un cambio di mentalità del legislatore, delle istituzioni e delle aziende.
– interventi sul sistema educativo, l’organizzazione del lavoro e l’occupazione delle madri. Nel breve periodo, una misura di tipo universalistico per l’utilizzo degli asili nido e la creazione di centomila posti in più negli asili nido in cinque anni; incentivi per le madri che tornano al lavoro dopo la maternità obbligatoria e un contributo alla nascita di un figlio. Ma anche estendere e rafforzare i congedi di paternità, per scardinare gli equilibri esistenti all’interno della famiglia che si riflettono sul mercato del lavoro.
– l’adozione del principio generale di parità di genere e leadership bilanciata tra uomini e donne, da applicare a tutti i soggetti e decisori pubblici e tutti gli organi di governo e da monitorare attraverso un apposito Osservatorio per la parità di genere.
– lo sviluppo organico di statistiche di genere e l’adozione, per ognuna delle proposte, di processi snelli, rapidi, trasparenti, accompagnati da efficace comunicazione e costantemente monitorati.
– Dunque niente da aggiungere o integrare?
Per esempio un una riflessione sul linguaggio della politica. Perché le parole sono importanti ed è con esse che si dà forma al pensiero e si sviluppano i modelli culturali che indirizzano la società.
O avere dimenticato che il congedo può essere chiesto anche dal padre, per esempio, non aiuta il processo di condivisione del lavoro di cura come responsabilità primaria degli uomini e delle donne e rafforza invece uno stereotipo che inevitabilmente incide sulle scelte che la coppia assume quando nasce un figlio o una figlia.
Grave non aver incluso nell’analisi la violenza maschile contro le donne, perché è proprio negli stereotipi e nella perdurante disparità di genere che la violenza affonda le sue radici. Manca un pensiero verso le migliaia di donne straniere che vivono nel nostro paese.
Certamente il documento della Task force Rinascimento ha dei meriti in quanto vengono confermati disagi, esclusioni e discriminazioni che da tempo si conoscono e che ribaditi in questa sede sono comunque un utile appoggio come punto di partenza per le riforme essenziali.
Tuttavia come abbiamo già commentato è un documento timido con le stesse risposte che da anni le donne predicano e nessuna proposta innovativa rispetto alla trasformazione digitale ed ecologica che nei dibattiti, e meno per ora con misure concrete nelle politiche economiche del paese, sono molto presenti. E’ la concreta applicazione della Mozione del 13 maggio e il Documento della Task Force Rinascimento del 25 maggio che dovranno segnare la demarcazione con i Governi precedenti che fino ad oggi non hanno prodotto cambiamenti significativi.
All’incontro, a cui hanno partecipato oltre 100 donne in modalità silenziosa, sono state poste alcune domande che sono emerse all’interno della Cabina di Regia degli SGD, costituita dalle coordinatrici degli Stati generali delle Donne di ogni Regione e dal Comitato Scientifico.
Laura Moschini, docente universitaria, Comitato Scientifico
Nel documento della Task Force Rinascimento, sia riguardo a Formazione e competenze, sia riguardo alla Ricerca scientifica si parla di STEM e di come incentivare studi e professioni in ambito scientifico tecnologico facendo anche riferimento alla necessaria collaborazione tra le scienze attraverso alcune facilitazioni e l’introduzione obbligatoria di materie scientifiche nei corsi umanistici e viceversa.
Non crede che invece attuare il Gender Mainstreaming, vale a dire l’inserimento del punto di vista e delle priorità femminili in ogni ambito e azione, (come previsto dalla Conferenza di Pechino, poi nei piani d’azione ONU e UE e infine degli obiettivi di sostenibilità e come emerso nei Tavoli di concertazione MPO e MIUR su Donne e ricerca scientifica per la predisposizione della proposta italiana per l’VIII programma quadro), potrebbe attraverso le STHEAM (STEM +Humanities e Arts) portare ad una riorganizzazione dei saperi riportando la persona e la sostenibilità a 360 ° al centro di studi e ricerche in ogni ambito?
Lucia Krasovec-Lucas, architettrice, Ispettore Onorario MIBACT, Comitato Scientifico
“Gentile Ministra Bonetti, la sua task force che indubbiamente rappresenta una qualificata ed eccezionale squadra composta da scienziate ed esperte di rilievo è tuttavia carente di una figura essenziale: l’architetto. Tutte le azioni che si metteranno in atto, anche dal Ministero che rappresenta, dal benessere alla sicurezza, dal miglioramento residenziale a quello scolastico e dei servizi, nonché di tutte quelle situazioni dell’abitare incluso lo spazio pubblico, inteso come costruire/abitare/pensare, dovranno tener conto dell’ambiente urbano e del territorio in tutte le sue parti, da considerare come fatto unico che prevede azioni coordinate e correlate a priori. In pratica, se vogliamo raggiungere risultati soddisfacenti, l’abitare privato si dovrà incontrare con quello pubblico e viceversa. Le chiedo quindi, di includere nella sua task force degli architetti donna, o di costituire una commissione / gruppo operativo di architetti donna in quanto esperte di cura, che possa lavorare costantemente con la task force, al fine di coltivare e custodire il giardino, che è la nostra Terra. Questo sarebbe, gentile Ministra Bonetti, un segnale forte e decisivo di evoluzione e innovazione, che partirebbe dalle donne, a vantaggio di tutti/e.
Maria Ludovica Agró già Direttora generale dell’Agenzia della Coesione territoriale- Comitato scientifico
1. Non serve istituire un “Osservatorio per il monitoraggio anche al fine di …” Serve introdurre una norma che come fu per la AIR e VIR sulle PMI introduca obbligatoriamente la valutazione ex ante d’impatto di genere e quella ex post sui risultati attesi. Perché si è scelto di studiare e “osservare” ancora prima di passare ai fatti?
2. La parità di genere va garantita ovunque: adottare il principio ma soprattutto prevedere sanzioni non solo finanziarie per chi non lo applica: il tema delle conseguenze della non osservanza del principio non è toccato. Il monitoraggio da solo non sarà efficace.
3. Quale futuro per le donne? Quali misure concrete per il lavoro femminile? La Banca di prossimità è importante ma tradisce una visione di ghetto.
Luciana D’Ambrosio Marri, sociologa del lavoro e autrice, Comitato Scientifico
In Italia il congedo parentale prevede 5 mesi obbligatori per la madre e quello di paternità obbligatorio è stato portato da 5 a 7 giorni più 1 facoltativo da prendere solo in sostituzione della madre. Ciò perpetua di fatto e culturalmente pregiudizi e stereotipi che lei col suo documento vuole eliminare. Cosa le vieta, con coraggio e determinazione, di proporre una legge che faccia uscire
l’ Italia dal medioevo e che preveda un congedo retribuito di 240 giorni a genitore che può essere esteso fino a 18 mesi (se si rinuncia alla retribuzione) ? D’ altronde , dopo aver percorso in Italia tante gradualità anche poco efficaci come lei sa, ora numeri e tempi mostrano che coraggio e forzature servono per cambiare veramente le cose, altrimenti in Italia non avremmo nemmeno la legge Golfo-Mosca e le donne nei CDA!
Giuditta Lembo, Consigliera di parità di Campobasso e Isernia, coordinatrice Stati generali Donne del Molise
Alla luce della riprogrammazione dei fondi comunitari che le Regioni si stanno accingendo a fare, delle risorse che gli Stati membri riceveranno dall’Europa e della prossima programmazione 2021-2027 è necessario che una parte di questi fondi siano destinati all’autoimpiego e autoimprenditorialità femminile. Ormai è acclarato che favorire l’occupazione femminile significa aiutare a far crescere il PIL del nostro Paese e nel momento attuale è ancora più importante, che ciò avvenga occorre esaminare bene la situazione delle imprese al femminile in Italia per poter individuare interventi efficaci e davvero utili a farsi che le risorse non vadano sprecate. Gli Stati Generali delle donne attraverso la propria Cabina di regia, composta di esperte della materia, si propongono di mettere a disposizione gli studi e le analisi che da anni stanno portando avanti sui territori dai quali bisogna raccogliere le istanze per individuare interventi concreti e mirati. In relazione a ciò Le si chiede di valutare la possibilità di riconoscere nella suddetta Cabina di regia un soggetto che attraverso ad esempio un protocollo di intesa diventi un interlocutore del Suo Ministero al fine della messa in campo di interventi concreti.
– Quello che emerge è l’obbligo di guardare al futuro senza dimenticare di sanificare il presente. Le donne portano sulle loro spalle pesi antichi e contraddizioni recenti. Pensare al futuro rischia di dimenticali. La necessità di armonizzare e accompagnare la storia, non di rivoluzionarla, nel suo svolgimento richiede responsabilità a ciascuna di noi, a ciascuno degli altri.
Prendendo atto di tanti buoni intenti dichiarati, non tutti realizzabili e comunque necessitanti di tempi lunghi, è doveroso cogliere le opportunità che ne derivano.
Il Movimento degli Stati Generali delle Donne costituiscono una forza nuova nel panorama attivo della politica femminile.
Con approccio idealista ma non visionario, in un momento in cui la politica taceva, le aderenti agli SGD, hanno saputo costituire la vera novità. Non sprovvedute alla politica ma radicate nei territori a macchia di leopardo, in grado di rappresentare competenze, cultura e professionalità, nonché la vita delle migliaia di donne che non hanno la possibilità di avere voce. Di rappresentarle infine.
Ad Isa Maggi chiediamo ancora una volta, alla luce di quanto avvenuto, se è possibile avere uno sguardo positivo da oggi verso il futuro.?
La Ministra ha affermato che la soluzione di una politica di genere non deve costituire il traguardo o la vittoria di uno ma deve andare vada nella direzione di una vittoria per tutti.
Ed è proprio sulla parola “tutti e tutte ” che dovrebbe passare il rinnovamento.
Con una sintesi di realtà territoriali, un filtro necessario per definire proposte realmente percorribili.
Un tavolo allargato permanente di consultazione, non tuttologo e possibilmente operante con gruppi di lavoro per competenze, di cui la Ministra o chi indicato da esso possa svolgerne il coordinamento. Insomma i modi di fare “Politica” le donne possono-devono saperlo trovare. O ora o mai più!
Già dal 2015 gli Stati Generali delle Donne, hanno individuato nel loro ” Patto per le Donne”elementi importanti su cui lavorare insieme. Su alcune di quelle proposte il Governo potrebbe trarre spunto per predisporre un “Patto per le donne ” condiviso con misure finalizzate al sostegno e all’incentivazione del lavoro, delle imprese femminile in modo tale da rendere compatibili e armonici i tempi della vita e del lavoro, al fine di consentire alle donne lavoratrici la possibilità di dedicarsi alla famiglia senza correre il rischio di perdere il lavoro, senza creare le riserve indiane fra le dipendenti e le autonome, e senza incorrere in atteggiamenti discriminatori e di riprendere al più presto le attività lavorative.
Un Piano per le donne che sia concreto per la riorganizzazione del sistema scolastico e di ogni servizio alla famiglia, il riordino e il potenziamento degli incentivi per sostenere l’ingresso o il rientro delle donne nel mondo del lavoro.
La ricostruzione dell’Italia sarà un processo lungo ed impegnativo e le donne sanno mettere in campo alte competenze, coraggio, determinazione ed anche prudenza in una visione lungimirante di un nuovo modello di città, comunità, cultura, produzione e consumo per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che daranno finalmente prospettive solide e visione alla ripresa dell’Italia.
Alla luce della riprogrammazione dei fondi comunitari che le Regioni si stanno accingendo a fare, delle risorse del Recovery Fund che gli Stati membri riceveranno dall’Europa, del piano che occorrerà presentare all’Europa in autunno e della prossima programmazione 2021-2027 è necessario uno sguardo di genere nella formulazione delle proposte ed è necessario che una parte di questi fondi siano destinati all’auto-impiego e auto-imprenditorialità femminile.
Da tempo sollecitiamo un “Piano nazionale per l’Occupazione femminile” perché è ormai chiaro che favorire l’occupazione femminile significa aiutare a far crescere il PIL del nostro Paese e nel momento attuale è ancora più importante che ciò avvenga. Presto non basteranno più sussidi e aiuti e ci sarà bisogno di crescita e di lavoro. Occorrono idee nuove, di cambiamento; occorre il coraggio di osare e non solo di amministrare l’esistente. Il rischio è che la domanda sociale si faccia pressante e allora bisognerà avere idee forti e ben radicate nei territori per dare risposte, se non vogliamo che esploda la rabbia e lo sconforto.
http://www.donneierioggiedomani.it/8845/incontro-sgd-ministra-bonetti-intervista-ad-isa-maggi
Video dell’incontro con la Ministra Elena Bonetti