Dostoevskij riteneva che la bellezza salverà il mondo, in realtà è il mondo che deve salvare la bellezza e lo può fare anche attraverso la musica con una “Notte di luce”.
Notte di luce è il brano apripista (su tutte le piattaforme digitali dal 23 agosto) dell’omonimo album in uscita prossimamente del maestro pianista, compositore e direttore d’orchestra Federico Longo il cui repertorio non si può ascrivere ad un particolare momento storico. La musica è una forma di libertà soprattutto e se non è accompagnata dalla parole diventa essa stessa messaggio, la musica di Longo infatti sa suscitare pensieri, riflessioni, ma anche emozioni primordiali. È senso della ri-nascita tanto efficace in questo periodo della nostra vita: la luce dopo la sofferenza. Notte di luce è stato anche il brano simbolo della trasmissione andata in onda il 29 agosto su Rai Uno che ha riproposto l’evento andato in scena lo scorso 20 giugno in piazza Duomo a Cremona.
Federico Longo ha al suo attivo due tour negli Stati Uniti dove è atteso nell’aprile del 2023 per il terzo, la sua musica è prodotta da Maurizio Fabrizio (celebre autore tra le altre di canzoni come Almeno tu nell’universo e I migliori anni della nostra vita); come direttore d’orchestra Federico Longo ha debuttato alla Philarmonie di Berlino e all’Opera House di Sidney. Ha ricevuto un ambito riconoscimento come quello di Cavaliere di Ordine al merito della Repubblica italiana.
Un grande piacere potergli fare qualche domanda per conoscerlo più da vicino.
Notte di luce, una apparente contraddizione, in realtà è la speranza di rinascita. Come e quanto la musica può contribuire al ritorno alla vita?
Io credo che la musica possa contribuire a insegnare alle persone a condividere nel senso più profondo. Spesso faccio riferimento alla frase biblica “In principio era la Parola”. Mi sembra chiaro che non si intenda la “parola” cosi come la intendiamo comunemente oggi, ovvero ciò che esprime un concetto logicamente fondato e determinato, ma qualcosa di primordiale che la precede, cioè il Suono. Attivare questo campo espressivo-comunicativo attraverso il Suono ci pone su un piano differente di comunicazione che abbatte le barriere culturali e linguistiche e permette una condivisione profonda. Credo che ciò possa contribuire in modo fondamentale al ritorno alla vita.
Sei pianista, compositore e direttore d’orchestra, che cosa rappresenta la musica e quando hai compreso che sarebbe stata il tuo “destino”?
Non lo ricordo esattamente, è come se fosse sempre stato così. È una certezza che ho sempre avuto senza averla dovuta mai ratificare. Sono legato al mondo dei suoni in maniera imprescindibile. Tutto per me si manifesta col suono: il riso, il pianto, l’amore, la malinconia… È un’esperienza totale, forse anche eccessiva, nel senso che a volte ho l’impressione che possa essere talmente assoluta da comprendere il rischio della distrazione, però ha degli aspetti positivi che sono straordinari. La complicità e la condivisione che c’è ad esempio tra il direttore d’orchestra ed i musicisti dell’orchestra stessa è un’esperienza difficilmente spiegabile a parole e solo questo fenomeno ripaga di ogni sacrificio compiuto.
Come educare alla musica in modo tale che diventi una cura, una compagna di vita, una modalità per condurre al Bello e quindi contrastare il brutto in tutte le sue manifestazioni presenti nel mondo?
Da sempre sostengo che la musica debba entrare in modo migliore e maggiore nelle scuole e nella formazione degli individui. Non con l’obbiettivo di creare musicisti, bensì per fornire a tutti, qualsiasi sia il mestiere che si decida di fare, un’educazione di base su alcuni aspetti che la musica comprende. Avere una preparazione musicale di base vuol dire sapere ascoltare in modo attivo ed efficace, vuol dire conoscere la qualità del silenzio. In musica infatti il silenzio è voluto, misurato e gli viene affidata dal compositore una precisa volontà espressiva.
Cosa significa fare esperienza musicale?
Fare esperienza musicale vuol dire saper contribuire con la propria voce ad un “discorso” che prevede la presenza simultanea di altre voci, senza che nessuna prevalga con prepotenza sulle altre voci, ma anzi, facendo si che tutte insieme generino armonia. Se non è questa una modalità per condurre al Bello…? In ultimo voglio menzionare un altro elemento che attraverso la musica conosciamo in modo migliore: il Ritmo. Tutti noi siamo condizionati da un metronomo interno che è il cuore. Se siamo particolarmente rilassati abbiamo un ritmo più lento, se siamo emozionati il ritmo è più sostenuto. Avere una percezione del ritmo più cosciente ci mette in condizione di conoscere meglio una parte fondamentale della nostra esistenza.
Notte di luce è stato anche il brano dell’omonima trasmissione su Rai uno, possiamo attenderci altri eventi di questo tipo?
Da subito insieme a coloro che hanno creato Notte di luce (cito fra tutti il Dott. Paloschi di Lgh che è colui che ha ideato questo evento e il Sindaco di Cremona Galimberti che sin dal principio ha dato il proprio contributo in maniera determinante) abbiamo avuto la sensazione e la volontà che questo fosse solo l’inizio. Mi piacerebbe che Notte di luce, oltre ad essere un evento annuale, fosse anche un progetto per realizzare quanto ho detto in precedenza, cioè un modo per intervenire nella formazione dei giovani nelle scuole portando una disciplina come la musica che insegni ad ascoltare e a generare l’armonia. Questo secondo me sarebbe realizzare una “Notte di luce”, ovvero esser stati in grado di cogliere e raccogliere quella luce interiore che è stata trasmessa da tutti coloro che, attraverso il loro operato, hanno illuminato ed illuminano questo periodo buio della pandemia.
Un bel progetto, ci auguriamo tutti che Notte di luce possa percorrere un lungo cammino!