La brutale aggressione omicida del povero Willy e altri eventi accaduti in questo periodo in Italia sono gli effetti finali di un lungo processo involutivo della nostra società che affonda le sue radici nell’epoca del riflusso dei valori.
Come siamo potuti cadere così in basso? Quando è cominciato l’imbarbarimento di un Paese che per stessa ammissione del suo Presidente del Consiglio ha partorito una cultura della sopraffazione a causa della quale convive con una violenza efferata e sempre più diffusa?
La brutale aggressione omicida del povero Willy, lo stupro delle due poco più che bambine ad una festa nel materano, la morte di Maria Paola speronata in motorino dal fratello che non ne accettava il legame con un ragazzo transgender, sono gli effetti finali di un lungo processo involutivo della nostra società che affonda le sue radici nell’epoca del riflusso dei valori, gli anni 80, quelli apparentemente felici, della Milano da bere e dei paninari in cui i ragazzi abbandonate le ideologie che avevano caratterizzato ma anche ferito il decennio precedente si dedicavano al consumo sfrenato, all’allegro disimpegno, all’esibizione di capi firmati, inaugurando quel culto dell’immagine di cui il paese è rimasto ostaggio.
E’ stata tangentopoli a risvegliare bruscamente l’Italia dall’illusione di una ricchezza che non possedeva e di una allure che si poggiava su un sistema caratterizzato dalla decadenza dei valori e si alimentava attraverso una diffusa corruzione.
Tuttavia la presa di coscienza era destinata a rimanere epidermica e limitata al contesto politico imprenditoriale perché il costume e la società restavano profondamente imbibiti di quella cultura del narcisismo promossa dalle economie neoliberiste, alimentata dalla globalizzazione ed esplosa con l’avvento dei social media che ne sarebbero stati al contempo palcoscenico e cassa di risonanza.
E dunque era chiaro che in un paese afflitto da un debito pubblico vertiginoso con infrastrutture vetuste, una scuola a pezzi, le istituzioni in perenne affanno e soprattutto l’ascensore sociale rotto, cominciasse a diffondersi il culto del rozzo incolto ma furbo, l’idolatria del prepotente, sostenute da una rabbia impotente e condite da una indifferenza sociale devastante.
Si è insinuata come un morbo silenzioso l’idea che studiare fosse un hobby costoso e che la cultura non servisse a nulla perché non produce immediato e cospicuo guadagno.
E così per tanti ragazzi privi di quegli strumenti di lettura della realtà che derivano dall’istruzione e dall’educazione cui i genitori sempre più spesso abdicano, non è rimasto che rincorrere l’unico sogno alla loro portata: quello della notorietà a qualunque costo, dell’arricchimento facile, della forza muscolare e di una avvenenza fisica omologata ed insana raggiunta a colpi di anabolizzanti e chirurgia estetica.
In un quadro così sulfureo non stupisce dunque che il ragazzo perbene, cui i genitori umili e onesti hanno dato dei valori che interviene in difesa di un amico, susciti nella controparte deviante un senso di stupore prima ed un odio feroce poi.
Perchè Willy con la sua solare bontà è un diverso. Come diversa era giudicata la relazione di Maria Paola e Ciro, diverse a loro volta le ragazzine stuprate perché indifese.
Diverso è il mite che subisce bullismo a scuola, diversa è la ragazza che non si uniforma ai canoni di bellezza imposti e viene offesa col body shaming, diverso è l’onesto in un ufficio di corrotti che diventa oggetto di mobbing , diverso è chi si ribella ad un sopruso in una comunità omertosa che si organizza in gruppo per attaccarlo, diverso è colui che si occupa di sostegno alla disabilità e vede che la sua fatica di anni in termini di visibilità soppiantata in un momento dall’esplosione mediatica su Instagram della signora del “Non ce n’è Coviddi”.
Ecco cosa siamo diventati, questo è il volto deforme del nulla che tutto inghiotte anche se ci sarebbe da precisare che il fascino del trucido ha sempre fatto proseliti nelle masse, pensiamo a chi ha scelto la folla tra Gesù e Barabba!
Eppure la sconfitta già sotto gli occhi di tutti della società dell’immagine, della cultura narcisistica del furbo, della perversa apologia del balordo, sta in una sola parola. Potente. INFELICITA’
E questo lo sanno per primi i violenti, i malvagi, gli stupratori, i prevaricatori, i furbi e i disonesti arricchiti, in quanto ciò che vogliono cancellare nel diverso da loro è la sua gioia, l’adesione ad un retto modello di comportamento che deriva da una buona educazione.
Perché un genitore che si è preso la briga di dirti no quando andava fatto, di indicarti con tenerezza e decisione ciò che è bene e ciò che è male per prima cosa ti ha amato e ha voluto il meglio per te.
Attenzione che, ahimè, non ha ricevuto chi opera in danno degli altri.
E’ la felicità della corsa in scooter verso la libertà di Maria Paola e Ciro come l’ingenuità delle piccole stuprate a dover esser calpestate con brutalità perché nella società dell’immagine, nella cultura del narcisismo, la donna è più che mai una merce che può essere rubata oltre che consumata e che non può arrogarsi il diritto di amare chi vuole se la sua famiglia ha deciso di relegarla in un legame di facciata magari anche violento al riparo delle “rassicuranti mura domestiche”.
E allora cosa possiamo fare contro questo nulla violento che tutto inghiotte come si chiedevano i personaggi di quel bellissimo racconto che è la Storia Infinita.
Facciamo la differenza. Ribelliamoci nel giusto modo. Partecipiamo alla vita sociale e politica. Promuoviamo la cultura e la conoscenza. Interessiamoci delle vite degli altri oltre che della nostra. Comportiamoci correttamente. Torniamo a pronunciare parole come anima, interiorità, onestà, equità, impegno, gentilezza, comprensione e collaborazione.
Le parole sono importanti e hanno un potere magico per cui cerchiamo di essere all’altezza dei concetti che esprimiamo dando l’esempio.
Torniamo ad occuparci dell’educazione dei bambini, trascorriamo del tempo di qualità con loro, diamogli in mano dei libri prima che dei cellulari.
E soprattutto come l’ultimo pezzettino rimasto del Regno di Fantàsia che l’Infanta Imperatrice della Storia Infinita custodiva in uno scrigno e che sarebbe servito per ricostruirlo, proteggiamo con tutte le nostre forze il frammento originario della Felicità che si chiama candore e da lì ripartiamo per ritrovare ciò che abbiamo perduto.
Perché come ha detto Marguerite Yourcenar “Ogni felicità è una innocenza”.
4 commenti
Alexia però non tutti sono uguali. Quelli che arrivano alla vista di tutti sono spesso i peggiori. Penso che facendo agio sul buone esempio e la correttezza di una vita vissuta bene, è possibile fa girare la ruota e portarla verso il bene. I cattivi esempi andrebbero puniti o multati. I buoni fatti crescere. Oggi vedevo online la consegna dei diplomi a Torino di laureati al politecnico….quante belle facce e sorrisi…pronti per un mondo nuovo e probabilmente migliore
Cara Caterina, accetto la tua provocazione e concordo pienamente sul fatto che ci siano tanti ragazzi meravigliosi di cui la collettività e il nostro Paese possono andare fieri! Ragazzi come Willy, ad esempio, che siamo chiamati a tutelare non da episodi marginali di devianza sociale, ma da una crescente aggressività selvaggia che, non a caso, viene denominata “cultura della sopraffazione”.
Grazie per questo articolo così sentito, preoccupato, veritiero… Che ritrae tanto perfettamente l’evoluzione del nostro disgraziato paese… spero in uno di quei cambiamenti repentini che a volte si verificano e che ci faccia tornare verso il “bene” inteso in senso lato. Purtroppo sara difficile ma Caterina evidenzia anche il bene che abbiamo, oggi forse meno evidente ma presente: giovani e meno giovani che si impegnano per un futuro migliore. Rubo l’articolo citando l’autrice!
Cara Maria Elena,
Grazie per il commento e l’apprezzamento generoso al mio contributo. Vorrei dire che la mia apprensione per quanto accade sempre più spesso tra i ragazzi nasce dalla tenerezza che provo per loro, occupandomi da sempre di bambini e adolescenti con le loro famiglie. Citando quel bellissimo pensiero di Chersterton per cui i piccoli sanno già che i draghi esistono e le fiabe servono a dire loro che i mostri possono essere sconfitti, aggiungerei che il dovere di ogni educatore, in questo momento così difficile, è quello di indicare le cose da fare e quelle da evitare affinchè il bene possa trionfare.
E che vi è tanto di positivo in molti giovani è la consolante dimostrazione che, come dice il Maestro Franco Battiato, “Le nuvole non possono annientare il sole”.
Un caro saluto