Miss Marx di Susanna Nichiarelli racconta la storia ma ne sfrutta anche la distanza storica per affrontare il presente raccontando il passato.
Chissà perché guardando il film ” Miss Marx” (2020) mi attendevo di vedere la continuazione o l’approfondimento de ‘Il giovane Karl Marx” del 2017 andato in onda da poco sulla Rai. Invece ne sono rimasta delusa da una parte, accattivata dall’altra. Forse la colonna sonora e le musiche rockeggianti dell’inizio e del finale hanno creato questo disguido.
Volevo capire attraverso il film il ruolo delle donne in un periodo nel quale la ”grande” storia la facevano gli uomini e le donne erano, sebbene colte ed intelligenti, lasciate in disparte o forse ancor più erano alle spalle degli uomini, grandi intellettuali o combattenti. Cosa voleva dire essere la figlia di Marx, una donna che, a differenza delle sorelle e fratelli (uno solo), dopo essere sopravvissuta alle malattie del secolo, aveva continuato la storia del padre e del socialismo in cui viveva da bimba e di cui si era nutrita.
Miss Marx racconta la storia ma ne sfrutta anche la distanza prospettica per affrontare il presente raccontando il passato.
Il tema , quello dell’emancipazione femminile, oggi attuale ma ai tempi in visse Eleanor Marx, non era profondo né diffuso. Infatti il film dopo aver sottolineato la necessità femminile di essere in primo piano nell’epoca delle lotte operaie, purtroppo successivamente diverge e si concentra (forse un po’ troppo a lungo) sulla sua vita privata e amorosa di Eleanor. Tanto da farmi pensare, ”anche qui le donne svendono la propria capacità pubblica politica con l’amore”. Ma forse in questo entrava il pensiero della mia epoca, quella contemporanea, in cui le donne sopravvivono in politica solo se sono ben appoggiate dai loro compagni di partito.
In questo film invece ”sembrava” che la spalla fosse lui Edward Aveling, anche lui socialista, compagno non da lei sposato (perché lo era già all’inizio del rapporto) spiantato, sprecone e si vedrà poi anche fedifrago. Era lui ad averle rubato il cuore, inducendola a tal punto a riprogrammare la sua vita per far fronte a spese insostenibilmente onerose da lui fatte e ad accoglierlo dopo un allontanamento sconsiderato e tornato solo a morire nelle sue braccia. Non voglio anticipare il finale, ma credo che questo dica tutto, di quanto l’amore anche per una donna colta, impegnata e occupata a far conoscere un ruolo fino ad allora ancora sconosciuto, quello della donna in politica, grande pasionaria e travolgente oratrice, attenta alla realtà negletta dei poveri, donne e bambini , possa far abbandonare i propri ideali ed il proprio uomo di cui è innamorata.
Chi era Jenny Julia Eleanor Marx, talvolta chiamata Eleanor Aveling e nota familiarmente come “Tussy” Figlia più giovane di Karl Marx, fu lei stessa una militante socialista; a volte lavorò come redattrice letteraria e fu attiva nel campo dei diritti delle donne. Nel corso della giovinezza intravide per se stessa una carriera teatrale, prima di dedicarsi alla pubblicazione degli scritti paterni.Fidanzata inizialmente con Prosper-Olivier Lissagaray, di 20 anni più vecchio, dopo la rottura del rapporto con questi avvenuta nel 1882 divenne la compagna di Edward Aveling (un importante socialista inglese dell’epoca), già sposato, con cui instaurò una relazione di “amore libero”; lo considerava come un autentico legame, tanto da adottarne il cognome. Assieme si dedicarono alla lotta sindacale; partecipò alla fondazione della Seconda internazionale nel 1889 e a quella dell’Independent Labour Party nel 1893.La sua vita di coppia rimase però difficoltosa; Aveling, anche per ragioni finanziarie, ebbe una reputazione sempre meno buona all’interno dei circoli socialisti. Dopo aver scoperto che il compagno appena rimasto vedovo si era sposato segretamente con una giovane attrice, si suicidò bevendo una fiala di veleno a 43 anni.
Regia di Susanna Nicchiarelli. Con Romola Garai, Patrick Kennedy (II), John Gordon Sinclair, Felicity Montagu, Karina Fernandez.