Un film che mi ha lasciato dentro il cuore tanta tenerezza come il volo di colombe che apre la proiezione e poi la chiude. E che non mi ha lasciato più tutto il giorno. Un simbolo di purezza e di voler volare in alto soprattutto se vive in basso.
La regista Emma Dante, regista teatrale e cinematografica, dopo aver creato l’opera teatrale ”Le sorelle Macaluso” per il teatro lo ha portato anche a cinema, presentandolo alla 77esima Mostra del cinema di Venezia. Ma si sa che il cinema si scontra spesso con altri tempi e modalità che non sono un susseguirsi di eventi ma le cui immagini possono rimandare ed incuriosire lo spettatore che ne segue gli spunti, come la marina con due navi a vela disegnata su una credenza apre l’orizzonte del soggiorno piccolo borghese, fatta di modesti mobili anni 50.
Ed infatti il film vive di simboli e rimandi ad una vita passata in giovinezza e che si accartoccia su se stessa col passare degli anni.
Gran parte delle scene si ambientato nella casa popolare palermitana da cui si sente il ruggito del mare. I contrasti presenti nelle scene sono da sempre la cifra delle creazioni della regista palermitana. Questo è il suo secondo film dopo Via Castellana Bandiera del 2013
La storia potrebbe sembrare semplice perchè in sostanza è stata ridotta rispetto allo spettacolo teatrale che ha lo stesso nome, richiamato solo nel nucleo centrale della vicenda.
Racconta di cinque sorelle (nella versione teatrale erano sette), in tre momenti diversi della loro vita, da quando sono ragazze, giovanissime, pronte a una gita al mare, gioiscono delle poche cose che la loro povera vita può offrire, truccandosi, ballando, cantando, scambiandosi effusioni amorose. Curano i tanti colombi che tengono nella grande soffitta e che danno loro da vivere, affittandoli per matrimoni. E sono questi animali, insieme al Pinocchio di pezza, abbandonato tristemente su una sedia, che intesseranno tutta la storia del film, con i banchetti di graniglie offerte nel piatto buono ai volatili, seguendo l’intristirsi, lo scivolare verso la vecchiaia delle sorelle.
Le scenografie spesso sembrano immobilizzate come se ci volessero lasciare il tempo di pensare ed entrare nella vita delle sorelle e di far accettare il tempo che passa per arrivare alla vecchiaia.
La storia ci accompagna dall’inizio dell’avventura fino alla sua mesta conclusione col il trionfo della malattia, la corruzione della vecchiaia e della morte.
La casa delle sorelle, ha detto Emma Dante in varie interviste, è la sesta sorella. Una casa che si degrada come i rapporti, che si riempie di oggetti buttati a caso e che si svuota nel finale.
È un film amaro, triste, che solo nel finale rivela il rovello che ha attraversato gli anni delle protagoniste, una tragedia precipitata loro addosso improvvisa proprio in quella giornata di sole, di spensieratezza e di colori e di luce marina. I morti non si riescono mai a staccare dai vivi.
Scompaiono le storie accessorie della pièce teatrale: il padre, il figlio morto di una di loro sempre col pallone in mano e la maglia di Maradona, tutte vicende di sogni infranti. Il film si concentra sull’essenza, Questo film narra il desiderio e il suo naufragare. Scava l’interiorità per inquadrature e piani cinematografici con un montaggio che evoca idee, associazioni, salti della memoria,, compresenze temporali continue
La sceneggiatura Emma Dante l’ha concepita con due scrittori raffinati come Giorgio Vasta e Elena Stancanelli. Le sorelle, nei tre periodi della vita, sono affidate a uno stuolo di attrici tutte da nominare: Alissa Maria Orlando, Laura Giordani, Rosalba Bologna, Susanna Piraino, Serena Barone, Maria Rosaria Alati, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro, Ileana Rigano, Eleonora De Luca, Simona Malato, Viola Pusateri. Con una nota particolare per Donatella Finocchiaro, nel ruolo della bella, invidiata Pinuccia; per Laura Giordani e Serena Barone, rispettivamente la materiale e maternale Katia e la scontrosa Lia, devastata da umori, odi, rimorsi; per Maria De Luca, la luminosa Maria giovane che scopre amore e vita; e per Simona Malato, la dolorante Maria adulta.