Il suo è un sogno forse difficile da realizzare, soprattutto in tempi come quelli che stiamo vivendo. Ma Federica Calissano ha in mente un progetto diverso dagli altri, e non si vuole arrendere, nemmeno ora che il virus ci costringe tutti a cambiare abitudini, soprattutto nei luoghi pubblici.
Sì, perché Federica ha deciso di rendere ‘solidale’ il dispositivo sanitario più utile per ogni donna, almeno in età fertile; così che a espandersi contagiosamente sia il virus della solidarietà femminile. E ci spiega come intende fare e perché.
Partiamo dal titolo del tuo progetto, che non lascia spazio ai dubbi: lo hai chiamato “Il ciclo mestruale solidale”, perché vuoi che si sappia subito che del ciclo si può e si deve parlare, e non solo tra donne. Nel presentarlo al pubblico, come stai iniziando a fare, hai trovato reticenza sull’argomento, o invece desiderio di liberalizzare un tema di cui si parla un po’ ‘sottovoce’?
Il titolo vuole ‘normalizzare’ le mestruazioni e far sentire tutte un po’ “sulla stessa barca”: siamo diverse, con problematiche differenti, ma il ciclo ci accomuna e secondo me è giusto, almeno in questo, sentirsi più vicine le une alle altre. Devo dire che non ho riscontrato particolari difficoltà nel divulgare la mia idea, anzi, ho trovato un appoggio inaspettato nella maggior parte delle ragazze, che vogliono “uscire dall’oblio” parlando di questo argomento che ad oggi, nel 2020, è assurdo rappresenti ancora un tabù. Ho fatto dei sondaggi, chiedendo loro quali argomenti trattare e come, e molte mi hanno risposto che sarebbe interessante abbattere il tabù del ciclo mestruale e concentrarsi su questa condizione che per le donne è normalità.
La tua idea è quella di lasciare un assorbente nuovo in ogni bagno pubblico da te visitato, a beneficio di chi se ne trova sprovvista. Cosa ti ha spinto ad avviare questo progetto, e come pensi di realizzarlo? Stai immaginando soluzioni a prova di coronavirus?
Penso di realizzarlo esattamente facendo ciò che descrivo: lasciando un assorbente pulito per la prossima donna che entrerà nel bagno, che potrà utilizzarlo qualora ne abbia bisogno. Mi piacerebbe, però, prendere degli accordi con i gestori dei locali, affinché la cosa possa divenire un pochino più ufficiale, per non parlare dell’enorme visibilità che il progetto potrebbe assumere.
Per l’igiene, ho già ideato una soluzione: disinfettare la confezione dell’assorbente e magari aggiungere un’ulteriore bustina di plastica protettiva. Se si pensa che nei bagni pubblici sia le salviette per asciugarsi le mani che la carta igienica, prima di essere collocati negli appositi dispenser, passano di mano in mano, non favorendo affatto la prevenzione del virus, si comprende come, ad oggi, tutto ciò che tocchiamo potrebbe costituire potenzialmente un pericolo. È dunque importante rispettare le regole che ben conosciamo e igienizzare e lavare spesso le mani.
La tua iniziativa è partita nel Nord Italia – la provincia di Alessandria e in particolare Tortona, dove vivi – ma potrebbe espandersi oltre. Hai già reclutato volontarie per lasciare “assorbenti solidali” in altre regioni? Come ti stai pubblicizzando?
No, siamo all’inizio e quindi per il momento è per me molto importante diffondere e far conoscere l’iniziativa prima di reclutare volontarie. Ho già ricevuto qualche proposta e sto cominciando a pensare a come organizzare il tutto. Ad esempio, una ragazza mi ha contattata dicendo che, essendo passata alla coppetta mestruale, ha molti assorbenti inutilizzati che le sono avanzati e non sa che farsene… Ecco che mi è venuta l’idea aggiuntiva di creare una rete solidale in cui ci si possa ‘donare’ assorbenti, ma in tempo di Covid-19 questo progetto aspetterà… Anche se sarebbe un piccolo ma significativo sostegno economico in un periodo così difficile per tutti, in quanto gli assorbenti costituiscono comunque una prima necessità per noi donne.
Mi pubblicizzo contattando magazine, blog e siti web che possano essere interessati al progetto, e cercando l’appoggio dalle donne che hanno visibilità in rete.
Per attirare l’attenzione dei media, hai in mente un’idea ardita: uno shooting fotografico in cui indossi un abito fatto di soli assorbenti. È già realtà?
Il vestito è già realtà, l’ho creato con l’aiuto di una cara amica. Abbiamo fatto una prima prova dell’abito, un paio di settimane fa. Il set fotografico al momento è sospeso causa Coronavirus; per la sicurezza di tutti ho preferito io stessa rimandare, poiché, per le foto, dovremmo essere a stretto contatto per diverse ore. Sono stati fatti degli scatti di prova, a livello amatoriale, ma per le foto ufficiali bisognerà aspettare ancora un po’.
Last but not least, l’aspetto economico della tua iniziativa. Su due fronti: la sovvenzione del progetto (ti affiderai all’iniziativa volontaria, o cercherai sponsor?) e la tassazione: vuoi combattere la cosiddetta tampon tax, l’IVA al 22% su questi generi di prima necessità. Pare che in tal senso qualcosa si muova…
Sto già cercando sponsor, perché il mio progetto ambizioso vuole creare dispenser di assorbenti gratuiti anche in luoghi dove in realtà dovrebbero già esistere, come le scuole. Secondo me, però, dovrebbero essere installati in ogni locale pubblico: ogni proprietario di bar, di ristoranti ecc. dovrebbe essere a conoscenza della loro primaria importanza e dovrebbe decidere di esporli in ogni toilette femminile.
Per quanto riguarda la tampon tax, siamo ancora ben distanti dal risultato finale che bisognerebbe ottenere. Hanno ridotto l’IVA al 4% solo sugli assorbenti biodegradabili, che già di loro hanno un prezzo maggiore e quindi vengono acquistati meno rispetto a quelli normali, che invece continuano a essere venduti ad IVA 22%, come fossero beni di lusso. Nel “mulino che vorrei”, gli assorbenti dovrebbero essere esenti da IVA.
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Immagine in evidenza: Foto di Irina Ilina da Pixabay
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1 commento
Bello, bellissimo progetto. Andrebbe pubblicizzato e sostenuto. Forse questo è il momento meno adatto ma mi piacerebbe conoscerne gli sviluppi.