“L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va
Si esce poco la sera, compreso quando è festa
E c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra
E si sta senza parlare per intere settimane
E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane
Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
Porterà una trasformazione
E tutti quanti stiamo già aspettando…”
Parole profetiche quelle di Lucio Dalla…
Stiamo vivendo tutti in uno stato di incertezza e confusione perenne, di notizie contrastanti, di paura e di coraggio insieme, di baldanzosa irriverenza, di solitudine che sfiora la depressione, di lontananza dagli affetti più cari, quelli che ti riempiono il cuore e ti danno la forza, quelli che con un abbraccio trasmettono la certezza che non si è soli ad affrontare questo disastro.
Giorni fa mentre tornavo a casa, ho incontrato una vicina, mi ha confessato che non distingue più la notte dal giorno, il sogno dalla realtà, le riesce difficile dormire, trascorre ore a leggere per addormentarsi, ma il risveglio è disorientante.
A febbraio è trascorso un anno da quando è iniziato questo incubo, ogni benedetto giorno i media ci danno la conta dei contagiati e dei morti, gli esperti della task force, essendo spesso in disaccordo, non sono certo un elemento incentivante della speranza e della fiducia in un prossimo futuro.
L’economia è in grande crisi, molte attività non hanno più la forza sufficiente ad affrontare altri costi per la riapertura, dopo aver speso le risorse per gli adeguamenti e tante persone perderanno il lavoro con conseguenze drammatiche per tutti i settori dell’economia.
Gli anziani ricordano i racconti dei loro genitori, quando l’Italia fu colpita da una delle più gravi pandemie della storia, con l’influenza spagnola, la prima ondata arrivava dalla Spagna.
Era il 1918, sul finire della prima guerra mondiale, il virus ha fatto tra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il mondo.
Molti si chiedono come sia possibile in un mondo così tecnologicamente avanzato essere messi a terra da un virus. Innanzitutto sappiamo che i virus sono organismi dotati di una certa intelligenza.
Gli scienziati Montagnier, premio Nobel per la medicina e Gallo hanno ipotizzato che sia dentro il Dna il luogo dove il virus, anche se attaccato da farmaci, riesce a nascondersi, è una piccola striscia chiusa in un guscio proteico, diventa parassita delle cellule dell’animale e dell’uomo e le costringe a lavorare per lui, forte com’è, nonostante sia cinquecento volte più piccolo di un batterio.
Gli scienziati di tutto il mondo da un anno lavorano per trovare un vaccino e ci sono riusciti, il vax day era il 27 dicembre, ma la campagna vaccinale è cominciata oggi col personale sanitario, 1,4 milioni, poi 570 mila tra personale e ospiti delle Rsa.
Per avere una copertura totale ci vorranno ancora molti, molti mesi, nelle popolazioni ci sono anche i no vax che comunque devono poter esprimere liberamente una loro scelta.
A questo punto ci chiediamo quale sia il quadro del futuro che ci aspetta, non dobbiamo pensare solo in negativo perché si sa che il pensiero influenza sempre le nostre azioni.
Pensare positivo ci rende più forti e ci consente di vedere il futuro in modo costruttivo e sappiamo bene quanto di questo avremo tanta necessità da subito, da oggi.
La vita di ognuno di noi senza distinzione ci mette o ci ha messo davanti a gradi crescenti di fatica, prove e difficoltà, ma questa non è una ragione valida per mollare e disperarsi, anzi può diventare un’occasione, anche se non facile, per cercare di ricreare una nuova qualità di vita, uno stile migliore per tutti.
C’è chi dice che la pandemia ha reso tutti più uniti, coesi e buoni, chi dice l’esatto contrario ovvero che gli animi sono esasperati, incattiviti dalle situazioni, individualisti e meno disposti verso il prossimo, la paura del contagio ha reso molti asociali, sospettosi, distanti verso gli altri perché possibili portatori sani di virus quindi pericolosi.
La società di consulenza Mc Kinsey ha teorizzato un documento su alcuni scenari socio economici post emergenza: una rapida ripresa, un rallentamento globale, una recessione guidata, ma c’è anche una buona notizia: il pessimismo sottostima la possibilità di un risultato molto più ottimistico e veloce dell’evoluzione stessa della pandemia, per la forza, i desideri di ripresa, di normalità, di rinascita che sono dentro ognuno di noi.
E ciò nonostante, credo che dentro questo buio troverò una via d’uscita
Alda Merini