di Marco Proietti Mancini – Edizioni della Sera – 2021
Questo romanzo compie una restituzione, perché la sua lettura permette a ognuno di noi di riappropriarsi delle propria storia, la più intima e profonda. La storia delle famiglie e delle persone semplici, del popolo.
E’ una romanzo che narra di un passato fatto di gesti semplici, quotidiani, di abitudini e tradizioni che appartengono alle persone, nella trasmissione di un’eredità che non è fatta di oggetti, cose e denaro, ma di memoria, di valori che contano tanto, perché ci permettono di ricordarci da chi e da dove veniamo.
Leggendo queste pagine ci si rende conto che la forza di un paese non viene soltanto dalle grandi imprese epiche, dalle vicende eclatanti che sono raccontate dalla “grande storia” delle nazioni. La forza di un popolo è la somma delle vite quotidiane di ognunodei suoi elementi, le persone e le famiglie.
Per raccontarci tutto questo, l’autore utilizza una scrittura senza acrobazie lessicali e senza abusare di simbolismi. Utilizza la semplicità di chi racconta una storia come se invece che scriverla la narrasse a voce, spegnendo la televisione e ogni rumore difondo, e si ponesse insieme ai fratelli, ai figli e ai nipoti; a pochi, fidati amici di tutta la vita, e come se dettasse un diario racconta loro cos’è la vita.
In questo romanzo, l’autore copre circa dieci anni di vita della famiglia Properzi, partendo dal 1950 ed arrivando a superare le olimpiadi di Roma del 1960. Il romanzo riprende una storia iniziata con “Da parte di Padre” (1915 – 1933) e proseguita con “Gli anni belli” (1933 – 1940) e “Il coraggio delle madri” (1940 – 1950).
Ognuno dei capitoli si può leggere autonomamente, in un’ambientazione che oscilla tra Subiaco (un comune della provincia di Roma, quasi ai confini dell’Abruzzo) e Roma che accoglie Benedetto Properzi, il protagonista principale di tutta la saga familiare, quando ha soltanto tredici anni di età.
E’ Subiaco, è Roma; ma ci si accorge leggendo che potrebbe essere qualsiasi borgo, qualsiasi città della nostra Italia. Forse cambiano le pietanze che l’autore descrive nei pranzi e nelle cene della famiglia, qualche uso, qualche abitudine. Ma la sostanza rimane solidamente quella. Ovunque, a Bergamo come a Napoli, a Torino come a Bari, quando una famiglia si riunisce, la forza di quell’unione diventa il cemento che rende forte un intero popolo. Qualsiasi dialetto parli, qualsiasi cibo abbia nel piatto.