Questa è la storia di una donna, una donna di mezz’età molto paziente, che cerca e trova riscatto, che decide di dare una svolta alla sua vita.
di Adriana Moltedo
La Padrina, La Daronne, tratto dal romanzo di Hannelore Cayre che cura anche la sceneggiatura ed edito in Italia da Edizioni Le Assassine, film diretto da Jean-Paul Salomé, che è una divertente commedia/thriller, narra la storia di Patience Portefeux, una traduttrice giudiziaria arabo-francese interpretata dalla mitica Isabelle Huppert che per recitare la sua parte a dovere, ha dovuto imparare la fonetica araba.
Musa di Claude Chabrol, Michael Haneke, passando per Jean-Luc Godard – Isabelle fece scalpore da subito, appena diciottenne, indecifrabile e sfuggente, l’attrice francese è senza dubbio la professionista più temeraria che si sia vista al cinema.
Piccolina, viso pieno di lentiggini, capelli rossi, occhi che cambiano di sfumatura e intensità in base al colore del cielo, colpisce il suo magnetismo, con quello sguardo indifferente e sarcastico, che destabilizza lo spettatore.
Enigmatica e straordinariamente versatile, Isabelle da subito è percepita come donna misteriosa e fatale.
Isabelle Anne Madeleine Huppert a 68 anni, è fra le attrici più premiate della storia del cinema, è apparsa in più di 100 film e produzioni televisive.
Dopo aver interpretato donne represse, chiuse, violentate sessualmente, ecco che attraverso La Padrina, l’attrice si libera dai precedenti ruoli e ne interpreta uno a tratti finanche comico.
Patience/PAZIENZA svolge un ruolo importante nel commissariato di polizia, è addetta alla traduzione delle intercettazioni telefoniche per la squadra narcotici, diretta dal neoeletto capo della Polizia Philippe interpretato da Hippolyte Girardot, e si ritrova per caso a dirigere un vasto traffico di droga.
Forte il contrasto tra lei con la sua corporatura minuta e questo mondo rude di poliziotti e spacciatori in Porsche Cayenne, che lei tratta in modo irriverente.
Patience decide di cogliere l’occasione che cambierà la sua vita, quella di sua madre, quella delle sue due figlie, quella di Kadidya (Farida Ouchani) dolcissima infermiera della madre e anche della portiera cinese, anche lei “PADRINA” della quale alla fine diventerà socia in affari, ed entra in un enorme giro di droga, divenendone indiscussa protagonista sotto lo pseudonimo “La Padrina”.
Patience, principalmente voleva aiutare a liberare il figlio cacciatosi in guai di traffici, dell’infermiera Kadidya e a darle la possibilità di una vita felice, per esserle riconoscente dell’affetto dato a sua madre.
E allora perché non pensare anche a sè stessa? Dopo aver avuto tanta PAZIENZA con tutti/e, con sua madre, con le sue figlie, con gli uomini del suo lavoro, fine della PAZIENZA.
Diventa “La Padrina”.
Diventa estremamente ricca.
Diventa una donna LIBERA.
Il capo della polizia, Philippe, suo compagno di vita possibile e uomo di legge integerrimo che non sa che pesci pigliare perché ha la disavventura di innamorarsi perdutamente di lei, ignorando che sia la Padrina a cui va a caccia inutilmente, ed è preso in giro senza saperlo.
Philippe, il poliziotto non capisce un decimo di quello che lei sta combinando, goffo e tenerissimo nelle sue avances sentimentali, sempre superate dagli eventi.
Patience/PAZIENZA a distanza di anni ama ancora suo marito morto ormai da anni, giovanissimo. Va a portargli i fiori sulla tomba e a parlargli come se fosse non nella tomba dove lei si siede a gambe accavallate, ma solo in un’altra stanza.
Quando viene incaricata dalla polizia antidroga di entrare a far parte di un’indagine per scovare alcuni spacciatori, Patience si rende conto di conoscere uno dei pusher: è il figlio dell’infermiera Kadidya.
La donna si addentra sempre più nel traffico di droga, fino a ritrovarsi a capo di una grossa partita e grazie alle sue conoscenze giudiziarie, intesse una propria rete criminale.
Marité Coutard si occupava del suo guardaroba, rendendola una ricca matriarca che spadroneggia coi piccoli spacciatori quando organizzava meeting in hotel lussuriosi, per poi diventare una modesta madre quando passa la merce in un supermercato di periferia.
La bellezza del film è che pur rimanendo un thriller a tratti è comico.
Si gira in una Parigi multietnica di cui il film è intriso, in cui ogni scena è immersa.
Patience/PAZIENZA ama quel nuvolone di donne, perché questo è un film fondamentalmente fatto di donne.
Donne che sanno cavarsela, donne che sanno intuire, donne che sanno salvarsi. Donne che sanno ingannare, donne che sanno tenere una pistola.
Donne francesi, arabe, cinesi che prendono decisioni, che si prendono rischi. Che trovano soluzioni inattese, che Patience volentieri rende ricche e rende ricca se stessa, guidando la sua barca a motore, che sul retro porta la scritta: “La Patience” mentre vola sulle acque di un paesaggio stupendo verso la sua LIBERTA’.
di Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.