di Cinzia Ficco
E’ dedicato ad Odisseo,il libro di Eva Cantarella, edito da Laterza. Il titolo, è, infatti: “Sopporta, cuore…”
«Sopporta, cuore…» La scelta di Ulisse di Eva Cantarella
ed.Laterza
La scelta di Ulisse. E non poteva essere diversamente, dal momento che il lavoro della docente di Diritto greco antico all’Università di Milano, è dedicato al faticoso iter intrapreso dall’uomo per diventare libero della sue scelte, e quindi più responsabile.
Il re di Itaca, figlio di Laerte e Anticlea, è, infatti, non solo l’eroe più famoso di tutta l’antichità, ma anche il simbolo dell’uomo che sente il peso della volontà degli dei, ma avverte anche di avere la possibilità di scegliere, se vuole, la sua strada. Eh, sì, perché nella società omerica, basata tra l’altro sulla cultura della vergogna, l’uomo agisce, ma per volere delle divinità, e quindi senza spontaneità. Con Ulisse, l’essere umano comincia a diventare consapevole di sé, del suo pensiero, e quindi capace di autodeterminarsi.
Ma quando con Odisseo si registra il balzo in avanti, quindi la rottura col passato? Quando l’astuto eroe greco torna ad Itaca, e vede la sua famiglia, i suoi dipendenti che l’hanno tradito, oltre ai 108 pretendenti alla mano di sua moglie, Penelope, rimasta ad Itaca ad aspettarlo. Cantarella scrive: “Come amministratore della giustizia domestica Ulisse può valutare, se crede, il grado di colpevolezza dei dipendenti, infliggendo pene più o meno gravi a seconda delle circostanze: può assolvere chi- non avendo agito volontariamente – non ha commesso alcuna colpa. Quando agisce in quella veste Ulisse è l’eroe del nuovo mondo, il mondo che ha raggiunto le elaborazioni più avanzate in materia di libertà dell’agire umano, volontarietà e involontarietà dell’azione, colpa e responsabilità. E’ il modello alternativo del capo, l’individuo capace di autocontrollo, che punisce secondo un nuovo criterio di giustizia. Con lui, nel momento in cui amministra la giustizia domestica, si profila un mondo nel quale alla base della responsabilità non sta il semplice rapporto di causa-effetto”.
Insomma, per l’autrice, nella veste di giustiziere, che assume nei confronti dei dipendenti (con i quali deve solo riaffermare il suo ruolo di capo e garantire l’ordine all’interno del gruppo), Ulisse afferma nella sfera del privato, un principio che, di lì a poco, si affermerà come un principio fondamentale anche nella sera pubblica”.
Nel 621/620 a.C. la prima legge, fa sapere Cantarella, porrà questo concetto alla base anche della giustizia cittadina. A imporlo sarà Dracone le cui leggi, ingiustamente considerate sinonimo di leggi crudeli, si proposero, invece, di limitare le continue, incessanti violenze inevitabilmente legate alla pratica della vendetta. Viene, dunque, fatta una differenza tra chi aveva ucciso volontariamente e quella di chi aveva ucciso involontariamente. Di qui, l’applicazione di regole diverse. “Chi avrà commesso- scrive – un omicidio volontario sarebbe stato messo a morte. Chi avesse commesso un omicidio involontario sarebbe stato esiliato. E, dato il livello più basso della sua colpevolezza, gli sarebbe stata concessa (solo a lui, non a chi aveva ucciso volontariamente) la possibilità di offrire ai parenti della vittima una offerta pacificatrice che, se accolta, gli avrebbe consentito di restare in patria. La giustizia pubblica aveva stabilito un principio fondamentale della civiltà giuridica: quello che pone la consapevolezza alla base della responsabilità morale. Quel principio che nella sfera delle giustizia privata era stato anticipato da Ulisse”.