Una storia di donne agli albori del 900 – Essere donna non è ancora semplice negli anni 2000, immaginiamo allora come poteva essere agli inizi del 900 . Ecco la storia di due nonne….nate ne secolo scorso.
Il destino di una donna era in genere segnato : possibilmente sposarsi in età non avanzata (e oltre i 25 anni si era considerate vecchie!), avere figli e tenere in ordine il focolaio della propria casa, dipendere economicamente dal marito. In alternativa si era zitelle senza possibilità di appello, oppure era considerata come opportunità abbracciare un ordine religioso. Le famiglie erano molto più numerose di adesso e non era facile gestire tutti i figli e il loro futuro, quindi non si andava troppo per il sottile .
Quello che vorrei raccontare è come l’amore e la vita di coppia è stata vissuta dalle mie due nonne che vivevano in contesti ambientali e sociali diversi.
Iniziamo con Claudia, nata nel 1900, una bella donna prosperosa dai capelli biondo cenere e due occhi verdi sempre ridenti. Claudia era figlia di secondo letto , così si diceva un tempo, di un baffuto gentiluomo che , dopo aver avuto 5 figli dalla prima moglie, prematuramente scomparsa come 4 dei suoi figli, aveva deciso di risposarsi con una signorina più giovane , diventata madre di altri 6 figli, ne sopravvivranno solo 3 di questa seconda nidiata. A quei tempi la mortalità soprattutto infantile era alta e la vita si viveva così semplicemente , accettando la morte come naturale parte di essa.
Il padre di Claudia apparteneva a una famiglia che da generazioni gestiva una attività di panificazione, era quindi una famiglia di lavoratori ma benestanti. Il forno con annesso negozio dove venivano venduti anche salumi era situato vicino alla stazione ferroviaria di Modena. Claudia fin da giovane età, finite le scuole dell’obbligo, aiutava i suoi genitori nella gestione del negozio, ogni giorno inforcata la bicicletta pedalava assieme ad una amica per le strade di Modena ed è proprio facendo il suo percorso quotidiano che incontra un giovanotto, dall’aria strafottente , il cui obiettivo principale era quello, dopo averle aspettate al varco, di frapporsi tra lei e l’ amica e con la sua bicicletta fare in modo di farle perdere l’equilibrio, per poi aiutarla a rialzarsi e proseguire con il suo poco ortodosso corteggiamento. “Veh, era proprio un cretino, aveva dei modi che non mi piacevano”eppure questa storia si ripeteva quotidianamente fino a quando Claudia non lo manda a spigolare con quel linguaggio colorito e simpatico che è proprio degli emiliani, siamo alla fine della prima guerra mondiale nel 1918 e il giovanotto è Enzo Ferrari. “Sì, era quel tipo che poi correva con le macchine ed è diventato famoso” “Ma nonna , potevi accettarlo, adesso tua nipote girerebbe in Ferrari invece che con una Panda! “ “Sarà anche diventato un grande uomo, ma si comportava troppo da cretino!”. Lapidaria e senza peli sulla lingua, coraggiosa e soprattutto libera, questo era Claudia. Come liberamente avrebbe scelto suo marito.
Come ho scritto il negozio era vicino alla stazione ferroviaria ed era meta preferita dei ferrovieri che si fermavano in transito, quindi macchinisti e capitreno , tutti passavano per un panino fragrante con gustosi salumi. Claudia serviva tutti con allegria, nord e sud si mescolavano giornalmente e si moltiplicavano i corteggiatori. C’era per esempio un macchinista pugliese che dopo pochi passaggi nel negozio ”si era dichiarato”, modo elegante per indicare il proprio interesse a scopo matrimonio, interesse non ricambiato da Claudia :”aveva la faccia butterata dal vaiolo e poi era troppo insistente”, insomma fumata nera, anche se il pretendente bocciato aveva giocato la sua ultima carta minacciando il suicidio da un ponte, proposito liquidato da Claudia con una bella risata (e mai attuato). Poi c’era Tommaso, un macchinista bel moretto alto e magro di Genova , molto assiduo che proprio non le dispiaceva , ma in contemporanea anche un capotreno di Milano era in lizza per ottenere i favori di Claudia. “In realtà mi piaceva più Tommaso, per cui ho accettato di vederlo per un primo appuntamento”. Ma proprio il giorno fissato Tommaso ha un inconveniente , il treno si rompe e lui non riesce ad arrivare a Modena in tempo né, in epoca senza cellulari, ad avvisarla. Claudia si sente ferita, pensa che l’abbia presa in giro e scaricata, accetta quindi di passeggiare con il secondo pretendente milanese. Quando Tommaso lo viene a sapere, perché il “bauscia” subito se ne vanta con lui, diventa matto. Ha un temperamento focoso e di natura è e sarà sempre molto geloso. Affronta il rivale fuori dal negozio di Claudia , ne esce una scazzottata dove ha la peggio. Pesto e sanguinante vede Claudia che reagisce a questo spettacolo con una bella risata , escono prepotenti dai suoi occhi lacrime di umiliazione e dice una frase che mia nonna ricorderà per tutta la vita:”Guarda Claudia queste sono lacrime di sangue!”
“E poi cosa è successo nonna?”
Un bel sorriso al ricordo del tempo che fu “ alla fine mi sono fidanzata con lui perché mi faceva troppa tenerezza e poi mi riempiva di gentilezze, gli ho voluto bene da subito”.
Claudia si sposerà con Tommaso nel 1924 e dopo 9 mesi esatti nascerà il loro unico figlio, mio padre. Il loro matrimonio durerà inossidabile fino al 1961 quando Tommaso muore a 65 anni qualche mese dopo essere andato in pensione .
Storia diversa per Isabella, classe 1901. Quinta figlia di un possidente terriero piemontese (siamo nella campagna della provincia di Alessandria) è una bella figliola dalla folta e mossa chioma corvina generosamente lunga fino alle anche. Ha studiato da maestra ma non praticherà mai questo lavoro, le ragazze di buona famiglia dovevano essere erudite ma a mantenere la famiglia ci pensava l’uomo di casa. Il papà muore vittima della Spagnola nel 1918 e a lui, come capofamiglia, subentra il primogenito maschio, che ha studiato da dottore . Il suo compito è quello di gestire gli affari di famiglia , oltre che la sua professione. E tra terreni, mezzadri e aspetti pratici, le sorelle sono un peso in più che in qualche modo deve essere “evaso”. Tutte si accasano, ma Isabella no, non sente la pulsione verso il matrimonio , ha diversi corteggiatori e ci ha anche provato, con un ufficiale dell’esercito, ma “quando veniva a trovarmi sentivo una repulsione verso la sua figura”, magari un buon partito , ma non gradito.
Il fratello è preoccupato, la deve sistemare in qualche modo. A 25 anni Isabella incontra Mario, un giovane di modeste origini che però è dotato di spirito di intraprendenza , medita infatti di partire verso le Americhe e di costruire la sua fortuna laggiù. Incontra Isabella alla fiera di un paese limitrofo ed è colpo di fulmine, da ambo le parti. Ma è il “partito” adeguato per lei? Finché possono si frequentano, come è adeguato in quegli anni, ma la famiglia non approva e Mario parte per la sua avventura oltreoceano.
“Miraccomando aspettami, torno quando potrò mantenerti e costruire la nostra vita assieme “. Isabella è fermamente convinta e promette. Inizia l’attesa, passa il primo anno e di Mario nessuna traccia. Isabella tiene duro ma il fratello è un osso più duro e la “lavora ai fianchi”. Qui mia nonna non mi ha mai riportato i dettagli dello stress psicologico che ha subito da parte della famiglia, ma si è sempre rabbuiata al ricordo di quei momenti. Durante l’attesa ecco comparire da un paese vicino Pietro, un giovanotto proveniente da una famiglia decorosa anche se semplice costituita da 9 figli. Pietro fa il commesso viaggiatore , oggi diremmo il commerciale, ha una bella parlantina e due occhi azzurri irriverenti che sprizzano vitalità. Vuole accasarsi, ha probabilmente fatto quello che oggi si chiamerebbe ricerca di mercato e Isabella è molto appetibile. Inizia un corteggiamento serrato e “si dichiara”. Ma Isabella ha promesso il suo cuore a Mario e lo rifiuta. Non sia mai , colpito nel suo orgoglio e molto sicuro di sé Pietro non demorde e manovra con una azione “a tenaglia” coinvolgendo il fratello di Isabella. Per mia nonna , al secondo anno senza notizie di Mario, è il momento di capitolare, accetta il corteggiamento e si ritrova ben presto fidanzata e prossima alle nozze. Siamo nel 1928, Isabella è promessa a Pietro ma pensa sempre a Mario. Ed è qui come nel film Sliding doors capita un fatto molto importante, che potrebbe cambiare il suo destino: Mario scrive che ha fatto fortuna e che rientrerà in Italia per sposarla, la lettera arriva un mese prima della data fissata per il matrimonio. Viene però intercettata dal fratello, letta e nascosta a Isabella . Nel luglio del 1928 mia nonna sposa Pietro e partono per il viaggio di nozze, prima tappa Pompei. “Ed è qui , nella basilica della Madonna di Pompei che ho chiesto la grazia alla Vergine di farmi dimenticare Mario, ogni notte lo sognavo ma ormai ero sposata con Pietro “.
Isabella saprà della lettera quando rientra in Piemonte, ma ormai sposata non può più tornare indietro , una situazione molto diversa da quella di oggi dove le separazioni e i divorzi sono all’ordine del giorno.
A causa del lavoro di Pietro si trasferirà subito a Genova e non rivedrà più Mario, ma il ricordo dell’amato rimarrà in lei fino al suo ultimo respiro.
Questo racconto –testimonianza lo dedico alle mie due nonne, da tempo scomparse ma sempre vive nei miei ricordi e nel mio affetto.