Salvatore e Wanda: il Calzolaio dei sogni e l’imprenditrice del reale
Luca Guadagnino nel docufilm Salvatore: il Calzolaio dei sogni ha dipinto un ritratto esemplare, la vita, la storia e l’anima visionaria e creativa di Salvatore Ferragamo.
Il film descrive due mondi che s’intrecciano tra loro: l’Italia e l’America. Da Bonito, terra d’origine, agli Stati Uniti. Da apprendista ciabattino a Napoli a proprietario dell’Hollywood Boot Shop in California. Il ritorno in Italia, a Firenze, l’artigianato e l’ascesa al successo imprenditoriale effettuato grazie alla geniale moglie Wanda. Una vita ricca di genio e intuito a volte anche con mille difficoltà da affrontare. Nato in una famiglia contadina, undicesimo di 14 figli, Salvatore Ferragamo fin da piccolo è stato affascinato dall’arte di creare scarpe.
Sua opera prima le scarpe per la comunione della sorella che altrimenti sarebbe andata scalza.
ll calzolaio – come riferisce Martin Scorsese, uno degli intervistati, – è un mistico e crea in solitudine gli oggetti di un mitologia universale, da Oriente a Occidente, scarpe che fanno volare o costringono a danzare fino alla morte. Così Salvatore Ferragamo nei primi anni del Novecento ha in testa un’esperienza mai vissuta, trasmessa misteriosamente, e che lo spinge dal paese di Bonito, Avellino, fino a Santa Barbara sulla costa californiana, il luogo perfetto – clima, paesaggi, oceano, – per sperimentare opere d’arte adatte ai piedi fatati di Mary Pickford e Lillian Gish.
Ferragamo è un artista italiano, è un creatore e amava le donne, rendendole più belle nel totale conforto.
Dietro ogni uomo come Salvatore Ferragamo deve esistere una donna da qualche parte che lo sostenga, e lui scoprì la sua, una sedicenne di nome Wanda 23 anni più giovane, a Bonito, suo paesello di origine.. Lo sposò.
Ferragamo si ammalò e morì a 62 anni, e la giovane vedova a 39 anni, con 6 figli ancora piccoli, dovette sedersi sulla poltrona di Salvatore, e dalla mono-produzione di calzature passò al mercato del pret-à-porter e del total look.
Wanda Miletti Ferragamo fino alla morte del geniale marito aveva fatto la moglie e la madre. E’ stata presidente della Ferragamo spa e ancora fino a pochi giorni prima di morire a 96 anni, era al lavoro negli uffici di Palazzo Feroni.
«Vedo tutto, controllo tutto, mi bastano cinque minuti per capire cosa è che non va». Soleva dire.
Quando morì Salvatore, Wanda Miletti Ferragamo iniziò la seconda parte della sua vita, quella da manager che ha fatto sì che l’azienda prosperasse definitivamente.
«Io ero sempre incinta o stavo allattando. Mi sentivo brutta ed ero gelosa di quelle donne bellissime che lo circondavano. Le attrici, ma soprattutto le mannequin, che mi sembravano più pericolose. Salvatore lavorava e viaggiava. Ma era un padre e un marito straordinario. Molto presente con i figli e sempre pieno di attenzioni verso di me. Quando era via, mi scriveva lettere bellissime a me e ai ragazzi».
Wanda dopo un grande amore come questo, non si è più risposata.
«In realtà, lo avrei desiderato! – dichiarò in una intervista- Ero giovane, stare da soli è triste. Purtroppo, ho incontrato solo degli imbecilli. E ho lasciato perdere».
Ispirato all’autobiografia “il calzolaio dei sogni” scritto dalla giornalista di moda Dana Thomas, Salvatore: Shoemaker of Dreams, è stato realizzato in 3 anni.
“Questo è il lavoro di tutta la mia vita: imparare a fare scarpe perfette, rifiutando di mettere il mio nome su quelle che non lo sono. Quindi, per favore, al di là della storia del ragazzino scalzo e ignorante che è diventato un celebre calzolaio, concentrate la vostra attenzione sul piacere che deriva dal camminare bene.” – Salvatore Ferragamo – È con questa frase, scritta di suo pugno, che si chiude la prefazione dell’autobiografia di Salvatore Ferragamo il quale, precursore di una creatività mai superata e tuttora contemporanea, legò involontariamente la sua storia al mondo del cinema.
La filosofia di Salvatore Ferragamo era questa: “Le scarpe non devono essere solo belle e innovative, ma comode.”
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.