Strani questi anni, a cavallo tra il ‘900 che ancora ci appartiene ma che a volte sembra giurassico ed il 2000, con un futuro ancora da immaginare. Che sia stato così in ogni secolo e per tutti?
Tutti che sono poi quelli che il mondo lo hanno fatto, costruito, vissuto.
Nel pensiero del male, guerre, stragi, violenze, persecuzioni, razzismo, genocidi, omicidi ma anche con il bene del pensiero, della conoscenza, della scienza, dell’arte, dello scrivere e dell’agire.
Strano si, se consideriamo che, pur avendo riconosciuto e sottoscritto i commi contenuti nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”, fondamenti per la libertà, giustizia e pace nel mondo, oggi verifichiamo sussistere e rinnovarsi comportamenti che ne minano quei valori stessi. Impegni sottoscritti per il sostegno della parità e dell’uguaglianza degli individui, la libertà di credo e di parola, di autodeterminazione come massima aspirazione del vivere e convivere umano.
Imperdonabile che accada in quest’avvento di secolo che a parole pretende di essere diverso e migliore di quello appena passato. Erede di esso certo, nel bene come nel male, ma carico di promesse a non ripeterne gli errori e gli orrori.
Ancora più strano ricordando che se il secolo scorso è stato quello delle due grandi guerre, questo è protagonista di tanti conflitti che stanno mutando la geografia e l’economia mondiale.
Se nel dopoguerra di allora, dopo lo sbandamento iniziale, la ricostruzione fu straordinaria e l’impegno politico, economico e umano produssero un vero e proprio “boom” generalizzato, oggi i conflitti si rinnovano di volta in volta e in molte terre, dove non cresce più l’erba, non s’intravedono né pace né futuro. Le popolazioni si spostano da una parte all’altra del mondo come formiche impazzite.
Se ancora, nella seconda metà del ‘900 fu abbattuto il famigerato Muro di Berlino che divideva in due una sola popolazione, in questo nuovo secolo assistiamo alla costruzione di altri muri che dividono popoli, impoveriscono e ledono la dignità umana privandola d’identità e di speranza.
E se ancora in quel secolo che fu il ‘900, lontano ma di poco passato, si assistette al genocidio degli ebrei, alla condanna dei responsabili con la promessa di non permettere mai più un genocidio simile, oggi poche voci si sollevano contro la repressione degli Huiguri o i Tibetani o i Kurdi o altre minoranze. Un silenzio che ha origine da logiche di politica domestica che non si discostano da quelle del passato.
Dunque in questo cammino da poco iniziato verso il futuro e pieno di aspettative, le procedure che determinano l’economia, l’ordine sociale, la politica restano simili a regole antiche e spartitorie. Un insieme di valutazioni ed azioni che riguardano più nello specifico la politica, anch’essa in preda a nuovi scenari nazionali ed internazionali.
Complesso questo mondo che nel corso dei secoli, cercando delle soluzioni di volta in volta diverse o percorribili per migliorare la vita, non ha fatto altro che convivere con i fenomeni che voleva abbattere.
Ed ora si ritrova frastornato da gente in fuga dalla propria terra per morire in un’altra, da virus che aggrediscono anche chi li combatte e persone che li negano.
Tecnologicamente proiettati verso un futuro complesso ma conservatori di una cultura passatista, gli esseri umani convivono tra sentimento e indifferenza.
Cosa ha di nuovo questo secolo rispetto agli altri di cui la storia ricorda le violenze e le ingiustizie se bambini muoiono nel gelo o annegati, di fame, vittime di violenze fisiche, di sfruttamento, di tratta e di omicidi. Che denuncia una popolazione mondiale troppo vecchia e lamenta una complessiva riduzione della natalità. Senza contare il fenomeno del femminicidio che alla natalità certamente non è estraneo.
Strano questo mondo. Al quale si affidano le speranze, i sogni, le energie degli umani.
Un mondo di cui non siamo padroni e neanche fittavoli ma spettatori. Consapevoli, attivi, indomiti quanto guardinghi, preoccupati, a volte ignari, osservatori e consumatori. Costruttori o distruttori.
Strano questo mondo che per svilupparsi procede consumando le risorse del Pianeta. Con la deforestazione e l’inquinamento provocando danni ambientali e climatici. Che con lo sviluppo economico di pochi a scapito di molti aumenta la fame e la denutrizione nel mondo allontanando la realizzazione dell’obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di raggiungere “Fame Zero” entro il 2030.
In questo secolo dunque, salvo imprevisti, sarebbe necessario fare quel salto in avanti che lo possa definire “nuovo” nella sostanza. Se riuscirà a gestire le ultime ombre del passato trasformandole in luci di futuro.
Quando questo nuovo secolo sarà vecchio, passerà alla storia come il secolo del Covid. Come oggi ricordiamo le passate epidemie di peste, vaiolo o spagnola.
Perché in questo “nuovo-strano” secolo, l’umanità si riproduce, si ammala, si ama e si odia sempre nello stesso modo, nei secoli dei secoli.
Il 2000 non ha che poco più di due decenni di vita e il cammino è ancora lungo. La sfida si è appena aperta.