Cosa c’entra Matteo Berrettini con una rubrica come questa che con Caterina abbiamo deciso di chiamare anni fa “Donne si nasce assertive si diventa”?
Poco all’apparenza, se non fosse che proprio Berrettini ne ha creato in me l’associazione di pensiero con un gesto decisamente forte e potente solo due giorni fa. Talmente che è venuta assolutamente naturale.
Per le poche al mondo che non ricordassero chi sia Matteo Berrettini dico solo che è una specie di novello Bronzo di Riace che gioca a tennis decisamente bene, tanto che è settimo nella classifica ATP del ranking mondiale
.
Bene, il nostro giovane tennista l’altro giorno agli Australian Open ha compiuto una impresa notevole entrando in semifinale come primo italiano nella storia .
Ma Berrettini non ha “solo” vinto, che di per sé sarebbe già una notizia.
Quello che interessa a noi qui , oggi , dato che scriviamo di assertività è come ha vinto.
Berrettini ha vinto in una situazione di gioco dove aveva tutti contro.
Un pubblico rumoroso, che disturbava in una maniera decisamente eccessiva per il gioco del tennis dove, solitamente, vige un altro stile, più contenuto nell’incitare i propri beniamini rispetto ad altri sport ma, soprattutto, nell’evitare di denigrare e disturbarne i competitor durante il gioco.
Finanche il giudice di gara ha dovuto interrompere l’incontro per mandare degli steward a cercare di calmare degli esagitati nel pubblico
Stava perdendo Matteo, il suo non verbale era decisamente di qualcuno non convinto, con qualcosa che non girava come avrebbe voluto.
Poi, sul finale dei due set , la svolta, il recupero formidabile e la vittoria.
Ripeto, questo in una situazione in cui tutto, o perlomeno tantissima parte del pubblico gli era contro.
Disturbandolo e inveendogli contro finanche nel momento della proclamazione della sua vittoria.
Ed è stato a questo punto che il nostro protagonista, con una grinta micidiale , ha portato la mano verso il suo orecchio urlando con tutta la voce che aveva in gola :
“NON VI SENTO!…NON VI SENTO! “
Fantastico.
Insomma Non vi sento ha risposto al pubblico che gli era assurdamente contro. Non vi sento.
Lo so, è strana come associazione ma a me quel grido ha ricordato il TOWANDA del film “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno”. ve la ricordate? L’esplosione liberatoria che fa la protagonista contro l’arroganza, contro chi la vorrebbe passiva, perdente o comunque impedirle il cambiamento.
Allora, ed è qui la strana associazione con Berrettini ed il suo fantastico urlo liberatorio, se essere assertive, provare a diventarlo vuol dire sentire ed esprimere con convinzione ed efficacia quello che abbiamo dentro, senza timore e senza ascoltare chi questo quotidianamente, in buona fede o no, cerca di impedircelo,
ricordiamoci questo suo urlo, questo potente : “Non vi sento”!
Perché Non vi sento dovremmo e dobbiamo dirlo anche noi a chi ci vorrebbe diverse da quello che noi desideriamo .
Non vi sento dovremmo e dobbiamo dirlo anche noi a chi vorrebbe modificare quello che stiamo progettando, realizzando, cercando con fatica di raggiungere. A chi cerca di ostacolare i nostri desideri.
Perchè ci teniamo. Perché sappiamo che proteggerci da tutto questo con un “non vi sento” protegge non solo noi stesse ma anche chi abbiamo intorno a noi e amiamo.
Perchè non esiste dare felicità o serenità a nessuno se per prime non lo siamo noi , serene e consapevoli di quello che vogliamo per noi stesse.
Allora quel “NON VI SENTO” liberatorio e catartico di questo ragazzo che aveva tutti contro può diventare un messaggio davvero da tenere a mente. Un messaggio arrivato all’improvviso, in un contesto solo apparentemente lontano da quello che ci aspetteremmo.
Non vi sento da quel campo da tennis lontano diventa una ispirazione… come un mantra.A noi, che alle situazioni in cui abbiamo tutto,o molto “contro ” siamo abituate..
Non potete farmi male, non potete sconfiggermi. Non potete farmi del male .
Questo ha voluto dire quel “Non vi sento” e questo ci dovrebbe far riflettere.
“Non vi sento”. Iniziamo a dirlo, consapevoli , anche noi.
Sono certa che le situazioni in cui farlo, metaforicamente, armonicamente, ma decise e consapevoli ne abbiamo a iosa. “Non vi sento”.
Pensiamoci.
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