di Adriana Perrotta
Le persone della mia età hanno perso l”innocenza” rispetto alla guerra al tempo della guerra del Vietnam.
Non c’era la Rete a disposizione, solo qualche foto sui giornali e i resoconti dagli inviati al seguito dell’esercito davano conto delle atrocità perpetrate dai soldati USA a danno di civili e combattenti e dai vietnamiti nei confronti dei soldati USA fatti prigionieri.
Prima ancora dei film degli anni Settanta e delle canzoni antimilitariste, che ne hanno denunciato la ferocia e le conseguenze terribili per i reduci, tornati a casa feriti nel corpo e nello spirito, a parte i morti, abbiamo visto la foto della bambina nuda che corre con la schiena bruciata dal napalm, sparso a piene mani sui villaggi e le foreste dagli elicotteri e dagli aerei, la foto del soldato USA che mostra trionfante le teste mozzate di due vietnamiti impugnate dalle mani, abbiamo letto i racconti di torture e stupri effettuati con mezzi meccanici di tutti i tipi sulle donne vietnamite catturate….
Tutte atrocità che oggi si ripetono e si sono ripetute puntualmente in tutte le guerre brevi o lunghe degli ultimi 50 anni.
Abbiamo imparato da allora, noi che la guerra la conoscevamo solo attraverso i racconti dei nostri genitori, a aborrire la guerra e ogni sua forma, praticando il conflitto, che si conclude con la mediazione, non con l’annichilimento dell’avversario..
Abbiamo continuato a gridarlo in piazza e, consapevoli che non basta urlarlo ma occorre lavorare a rimuovere le condizioni materiali e simboliche che provocano le guerre nel breve e lungo termine, abbiamo dato vita a pratiche di conflitto culturale, sociale e politico.
Una delle prime esigenze è il cambiamento sia della relazione tra donne e uomini, modellata dal patriarcato, sia del sistema economico sociale vigente che crea tali ingiustizie e sopraffazioni insopportabili per larga parte delle popolazioni mondiali, degli animali e delle piante.
Mentre progressivamente su tutto il pianeta si sono intensificati movimenti e momenti di lotta, sempre più ampi e coinvolgenti soprattutto giovani, il sistema dominate, che chiamiamo capitalistico (neo, liberal…) si è rafforzato ristrutturandosi. La corsa a armi sempre più micidiali e sofisticate è stata la sua prima mossa, per intimidire e mantenere soggette le persone dissenzienti, e incrementare i profitti, sempre a rischio di crollo.
In questo sistema sono coinvolti gli attuali centri di potere mondiali, ciascuno con modelli politici e caratteristiche sociali proprie e diversificate, che vanno dalle democrazie liberali attraverso un continuo progressivo processo di restrizione di spazi di libertà di parola e di azione fino alle dittature.
Questo intendo quando dico che l’attuale guerra è tra potenze ben accampate nello stesso sistema, pur con le differenze territoriali e di storia, in competizione tra loro per un dominio mondiale, a spese di popolazioni. Oggi è la volta dell’Ucraina.
La differenza è che allora documentare i crimini di entrambi i contendenti non significava essere immediatamente accusati di stare dalla parte dei comunisti vietnamiti, anche se il grido più frteuente nelle piazze era USA go home.
Adriana Perrotta Rabissi : nei miei saggi mi firmo così) ha insegnato Letteratura Italiana e Storia nelle Medie Superiori. Ha partecipato in qualità di docente a Corsi di aggiornamento docenti sui temi del linguaggio e del sessismo nella lingua italiana.
E stata socia del Centro di studi storici sul movimento delle donne in Italia, ora Fondazione Badaracco, per il quale ha svolto attività di ricerca, documentazione, organizzazione di Seminari e Convegni nazionali e internazionali. Ha scritto in collaborazione con Beatrice Perucci, Linguaggiodonna.Primo thesaurus di genere in lingua italiana, Milano,1991, ha curato il volume Perleparole. Le iniziative a favore dell’informazione e della documentazione delle donne europee, Roma, 1989.
Si occupa di storia del femminismo italiano, di scritture a firma femminile e delle rappresentazioni culturali inscritte nella lingua italiana, con particolare attenzione agli stereotipi linguistici sessisti. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste nazionali e internazionali sulla scrittura delle donne, sul femminismo e sul linguaggio sessista
È socia della Rete informativa “Lilith”, redattrice della rivista on-line “Overleft, per una critica del sentire comune”, (www.overleft.it ). Cura un blog personale dal titolo “La penna e il piccone” (http://lapennaeilpiccone.blogspot.com/)x