Anna Cavallo e il suo primo film
Prima del film Anna, aveva interpretato due cortometraggi con la regia di Saverio Deodato (che è stato il suo insegnante al’Accademia a Roma), il figlio di Ruggero Deodato…Ed è stato proprio lui a chiamarla.
Bionda, corpo e viso scolpito
Quando e perchè è cominciata la tua carriera artistica?
Quando avevo nove anni ed era appena uscito al cinema la prima saga di Harry Potter mio padre mi portò a vedere il film. Mio padre è stato colui che mi ha spinto ad amare il cinema già da allora. Ho frequentato il cinema grazie a mio padre, sia vedendo film, sia cartoni animati, dove mi ci portava sempre. Però quando espressi il mio desiderio di poter salire sulle scene, non venni subito rapita, . Quindi frequentai il classico e a scuola stessa comincia a seguire dei corsi amatoriali. Da allora la mia passione non si è mai spenta, anzi si è rafforzata.
Sei mai stata ostacolata dalla tua famiglia?
All’inizio sì. Frequentando il liceo classico con un indirizzo artistico, c’era la possibilità di seguire anche un corso di teatro. E lì mi cimentai un po’. Le strutture, in Puglia, allora non si erano ancora sviluppate come oggi. Comunque, arrivò il momento in cui feci una scelta e la comunicai in famiglia… Volevo fare l’attrice come mestiere, volevo studiare.
E invece non è passata…
Negli anni, ho sempre cercato di coltivarla, questa ambizione. E, per dire la verità, sono stata un po’ostacolata dalla mia famiglia. Ho frequentato dei corsi nel mio paese, io sono pugliese. E quando ero piccola, potevo solo frequentare dei corsi molto basilari, che si tenevano a scuola. Frequentando il liceo classico con un indirizzo artistico, c’era la possibilità di seguire anche un corso di teatro. E lì mi cimentai un po’. Le strutture, in Puglia, allora non si erano ancora sviluppate come oggi. Comunque, arrivò il momento in cui feci una scelta e la comunicai in famiglia… Volevo fare l’attrice come mestiere, volevo studiare.
Alla fine ci sono riuscita, frequentando un’accademia privata, l’ASM di Sergio Martinelli, a Monteverde. C’erano dei numeri prestabiliti e io vinsi il provino. Dissi: “Ok, iniziamo così…”.
La prima volta sul set quando è stata?
Io ho veramente fatto tanta gavetta, a partire dalle comparse. Dopo il primo anno di Accademia, sono passata alle figurazioni speciali. La mia prima esperienza sul set è stata in Braccialetti rossi 2. Fu una bella esperienza, che durò una settimana. In realtà, non dovevo essere confermata, anche perché, effettivamente, il primo giorno ero una comparsa, un numero. Poi, ho avuto modo di interagire con gli altri attori e anche con il regista, per cui mi confermarono e passai a fare la figurazione speciale, per una settimana. In scene dove c’erano esclusivamente i personaggi, al massimo due o tre persone, quindi magari riuscivi a dire giusto qualche battuta
Il tuo primo ruolo che ti ha dato soddisfazione è stato Ti mangio il cuore?
Sì, anche se non avevo tantissime pose, mi ha dato tanta soddisfazione e soprattutto mi ha dato l’opportunità di lavorare ed entrare in contatto con grandi nomi della cinematografia italiana..
Il ruolo che tu hai nel film è quello di una prostituta da strada (che lavora in una rulotte)….
Ramona è’ un personaggio molto forte e ironico, vive molto alla giornata, non patisce il peso di ciò che fa e soprattutto dell’ambiente malavitoso in cui lavora. Si approccia al protagonista, Francesco Patané, in modo molto ironico. E già da quando si incontrano la prima volta, lei si accorge subito che questo ragazzo è totalmente diverso rispetto agli uomini con i quali di solito si accompagna.
Rimane quindi un po’ stordita dall’incontro, un po’ confusa. È la prima volta che le capita una cosa del genere. Soprattutto, si accorge della “purezza” di questo ragazzo, e quindi ne viene colpita. Non ci sarà un amplessoe il suo lavoro non si concluderà come al solito, ma si verrà a creare questo filo… Io l’ho immaginato in questo modo, anche quando ho girato, con Francesco Patanè. E gliel’ho detto: «Secondo me, c’è un filo tra questi due personaggi». Ramona lo aiuta a concludere un attacco mafioso, lui le chiede questo supporto per compiere un omicidio. Lei fungerà da chiave, da sentinella. Lui non è abituato a questa vita, non vorrebbe far parte di questo gioco, ma ci si ritrova e vede in Ramona un gancio. Io l’ho interpretato così il loro rapporto.
Come hai gestito le scene di nudo?
Ho una scena di nudo, proprio con Francesco. In realtà, all’inizio non era prevista negli accordi, però Pippo Mezzapesa è un regista che va anche molto a istinto e la mattina in cui dovevamo girare, mi ha comunicato che aveva avuto un’idea, stravolgendo totalmente la scena. Ovviamente, mi hanno chiesto la disponibilità e ho accettato subito, senza pensarci due volte. Perché, effettivamente, come l’ha pensata e come l’ha girata, cambiandola, era perfetta.
Qual è il rapporto con il nudo…
Nel portare a casa la scena e nel farla nel migliore dei modi, rispetto a quello che stava cercando Pippo, che poi il fatto di essere nudi passava in secondo piano, lo avevamo proprio dimenticato. Infatti, più si provava, meno sentivamo imbarazzo. Si stava lavorando in modo professionale e non percepivi nemmeno più la sensazione di non avere gli abiti addosso. Devo dire che è stata una scoperta: sentirsi nuda, non è una sensazione negativa.
E’ difficile fare oggi fare l’attore in Italia?
Sì, molto , da quando ho concluso l’Accademia a oggi, è stato un percorso a ostacoli. Anche poter accedere a determinati provini, pur avendo magari una grande agenzia, è difficile. È brutto dirlo, però se non ti trovi nel posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste, vai molto più a rilento. La concorrenza è tanta, a maggior ragione se provieni dalla provincia o dal Sud, è ancora peggio. Sei svantaggiato rispetto a chi magari è nato o ha vissuto a Roma o nelle grandi città e che magari già da piccolo è stato indirizzato… insomma, il percorso è sicuramente più lungo e complesso. Anche le agenzie stesse… Io ho la fortuna, diciamo così, di essere in una grande agenzia… però, il problema delle grandi agenzia è che hanno grandi nomi e, ovviamente, danno spazio a questi grandi nomi, ma agli emergenti molto meno. Anche se in realtà dovrebbe essere il contrario. Un grande nome non ha bisogno di essere spinto, uno emergente e bravo