L’enigmatica e controversa figura di Renée Vivien, poetessa della Belle Époque parigina, torna a raccontarsi attraverso un’opera tra la biografia romanzata e la saggistica: Renée Vivien, la Saffo della Belle Époque di Teresa Campi, autrice esperta nel genere, in uscita a marzo per Odoya.
Nell’immagine eccentrica di Vivien rivive una Saffo moderna attraverso versi dedicati ai corpi femminili, all’amore fra donne, a una natura macabra e conturbante.
Le copiose traduzioni delle poesie dal francese a cura della stessa Campi e l’attenzione traduttiva per il verso alessandrino infittiscono la trama di pulsioni segrete, di intimi rimandi antropologici e di un’indomabile urgenza di rivelare la legittima “oscenità” dei sentimenti amorosi, tra una delicata adesione al Simbolismo e il fascino decadente del Parnassianesimo novecentesco.
La simbologia del reale, non più riducibile all’asfittica dicotomia tra uomo e donna, si decodifica attraverso il linguaggio creativo dell’immaginario femminile che si riappropria della sua postura più tipicamente lirica e la riconsegna intatta ai contemporanei.
Renée Vivien, ammantata da una spietata damnatio memoriae, si può considerare a pieno titolo un’icona della scrittura di genere e dell’impegno per l’autonomia sessuale e culturale della donna nella società.
Teresa Campi, nata a Terracina, è romana di adozione.
Ha studiato all’Università La Sapienza di Roma, i suoi maestri Elémire Zolla ed Elio Chinol. Ha conseguito un master in Educazione alla Pace e svolto e svolto corsi in nome della World Compassion for Children International sui diritti umani, fondato dal Premio Nobel Betty Williams.
Ha esordito come giornalista ai culturali di Paese Sera e ha pubblicato Il Canzoniere di Isabella Morra (Bibliofilo, 1980); Cenere e polvere (Savelli, 1981); Le ore casalinghe (Il Bagatto, 1982); Sul ritmo saffico (Bulzoni, 1983); Il sangue e l’oblio (Edizioni Del Girasole, 1986); Le cucine desolate (Manni, 1999); Storia elementare (Manni, 2006); D’Amore e morte. Byron, Shelley e Keats a Roma (Albeggi, 2016).
Ha tradotto opere di Renée Vivien, Pétrus Borel, Pierre Louÿs e il carteggio di P. B. Shelley: Morire in Italia (Archinto, 1986)