Le otto montagne ha vinto il David di Donatello, per il miglior film
Scritto e diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2017 di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega nello stesso anno. Ha anche vinto il premio della giuria al 75º Festival di Cannes.
Al centro della storia la natura e il paesaggio, l’amicizia decennale tra Pietro e Bruno (Luca Marinelli e Alessandro Borghi).
Il film è una sfida durante la pandemia adattata per il cinema, diventato campione di incassi.
Questa è la storia di una grande amicizia tra Pietro, un ragazzo di città che trascorre le vacanze in montagna e Bruno un ragazzo di montagna
I due si conoscono fin da bambini, quando passavano le giornate in mezzo alle montagne per lunghe passeggiate, stringendo una forte amicizia. Molto diversi tra loro ma diventano inseparabili fin dalla prima loro passeggiata.
Vent’anni dopo, Pietro ormai uomo, torna in alta quota per ritrovare se stesso e fare pace con il suo passato.
L’amicizia alle prese con gli anni che è resa benissimo da Marinelli e Borghi, grandi amici anche nella vita
Nel libro l’autore mette molto della sua vita vera, mescolando anche elementi di finzione “Avvicinandomi ai quaranta ho affrontato questa storia così centrale per me. Non è un’autobiografia, ma nasce in maniera chiara dalla mia vita e dai rapporti con quei luoghi” – ha spiegato Cognetti. Nella sua infanzia era solito trascorrere l’estate in Valle d’Aosta, precisamente in Val d’Ayas, luogo di riprese della pellicola di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch.
L’autore ha deciso di trasferirsi sulle Alpi e scrivere quello che sarebbe diventato in poco tempo un bestseller tradotto in oltre 30 lingue . Il personaggio di Bruno, invece, non è mai esistito: “Mi hanno sempre affascinato quei ragazzini degli alpeggi, con abiti da adulti, che scappavano via appena ti avvicinavi. Avrei tanto voluto diventare amico di uno di loro. Ho realizzato questo desiderio raccontandolo nel libro” – ha rivelato.
Per tutta la durata delle riprese Cognetti è stato un consulente prezioso per la coppia di registi. Se la pellicola è così fedele al racconto, questo è anche merito suo.
“Volevamo parlare di amore, di amicizia, di natura, del bisogno che ciascuno di noi ha di trovare il proprio posto nel mondo, di cosa significa diventare padri, essere figli, della vita e poi della morte e poi ancora della vita e infine del decadimento “ ha dichiarato Charlotte Vandermeersch.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.