Matteo Garrone, anni 54, è un regista/pittore e Io Capitano parte da una suggestione visiva, un viaggio avventuroso, che alterna quiete a tempesta guardata dal punto di vista di due amici,
Seydou e Moussa che hanno 16 anni e vanno alla ricerca di se. Narra una storia di oggi, una storia inventata che può sembrare vera.
Quasi tutto girato in panoramiche di primissimi piani sequenza eccetto piani lunghi nel passaggio da una zona all’altra dell’africa. Dal Senegal alla Sicilia.
Il viaggio, l’odissea che affrontano è tipica di quell’età e l’AMICIZIA prende il primo posto nella vita degli umani.
Garrone non parla della miseria degli emigranti ma della forza di quei guerrieri e guerriere che per vivere intraprendono il VIAGGIO con forza e coraggio.
In questo c’è la sua bravura, la sua sensibilità artistica che abbiamo visto fin dall’Imbalsamatore a Pinocchio nel dare dignità ai più diseredati, alle donne, ai bambini a Seydou e Moussa attraverso la loro bellezza e purezza.
Seydou deve diventare un uomo, con fatica fisica e morale e come tutti noi deve passare per l’inferno pieno di cattivi che appaiono come mostri.
Col tempo Garrone è sempre meno buio, si vede che è uscito libero dal suo viaggio. Ha conosciuto l’Odissea e sa raccontare quella degli altri.
Ha creato un quadro a colori forti, fortissimi, e la sua cinepresa procede là dove lo porta il cuore.
Adriana Moltedo
Giornalista, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità, esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Curatrice editoriale.