Ho pubblicato su Dol’s qualche anno fa un’intervista a Susanna Parigi nel contesto di una serie di chiacchierate con Donne Eccellenti.
Iniziavo la sua presentazione in questo modo: “…cantautrice, compositrice, musicista, chansonnière definita l’iniziatrice del pop-letterario per la sua scrittura colta, ispirata spesso da letteratura raffinata, espressa in una poliedricità artistica, da Arte Totale alla quale si accede attraverso più livelli di lettura. Un po’ come leggere “Il Piccolo Principe” o “Alice nel Paese delle Meraviglie”, ascoltare in più riprese le sue canzoni é aprirsi a innumerevoli sorprese che donano consapevolezza”
Susanna non si limita a scrivere e a cantare ma scrive e canta la vita con gli occhi di una donna in un mondo sempre mostrato dal punto di vista dell’uomo, del maschio.
Ho presentato parecchie sue canzoni e, in generale, parte della sua visione del mondo nella precedente intervista alla quale vi rimando, ma voglio ancora affrontare in questo breve incontro con lei il tema della violenza maschile.
“Che le vostre figlie un giorno trovino qualcuno che calpesti le loro speranze, il loro desiderio di vivere del loro pensiero, delle loro qualità, calpesti il loro talento con il ricatto”
Così inizia la canzone “Cattiva preghiera” che Susanna Parigi ha scritto nel 2000 e che è restata nel cassetto perché giudicata troppo forte e violenta verso quegli stessi uomini prepotenti che hanno esercitato nella sua vita, e in quella di tantissime donne, la prevaricazione del potere per aver accesso a loro. Anche lei, insidiata da discografici, produttori, musicisti, scrittori, cantanti, manager, ha dovuto gestire difficoltà che , in ogni carriera, sono riservate soltanto alle donne.
“Ho subìto moltissimo negli anni l’atteggiamento degli uomini, i ricatti da parte di quelli che avevano posizioni di potere. Non ho mai ceduto e mi fa un certo senso vedere che diventano madrine del “Me too” donne che sono scese ad ogni compromesso per fare carriera.”,mi racconta Susanna Parigi parlandomi della differenza tra come vengono accolti gli uomini e come vengono accolte le donne nel mondo del lavoro, ma non solo. Ai primi si perdona tutto, alle donne niente.
E’ famosa la frase che più o meno dice questo: “Una donna che si arrabbia è isterica, un uomo che si arrabbia ha carattere”, continua Susanna. “Non parliamo dell’aspetto fisico. A un uomo è permesso tutto, la pancia, la calvizie, le rughe. Il discorso sarebbe molto lungo”
E’ un tema, questo, che Susanna Parigi ha affrontato molte volte nelle sue canzoni.
“Noi donne siamo perdenti su tutti i fronti, sia che ci denudiamo, come le donne in occidente (a che scopo? Piacere agli uomini, essere la bambola degli uomini), sia che ci copriamo tutto il corpo, come le donne musulmane (a che scopo? Assecondare il volere degli uomini). In tutto questo non stiamo affatto andando avanti ma indietro a passi da gigante. Ma, ripeto, ci vorrebbe molto più spazio per trattare questo argomento che porterebbe anche a parlare di femminicidio. Se vogliamo parlare di imperfezioni, questi uomini dove sono cresciuti? Come sono cresciuti? Chi li ha educati? A questo punto pare che per anni si sia sottovalutato un problema che sfocia in disagi psichici che portano alla violenza”
Susanna presta molta attenzione all’uso delle parole, al linguaggio, in particolare a quello del femminile perché pensa che non ci sia mai stato un vero e proprio linguaggio delle donne, in questo mondo creato a misura di uomo che continua a sottomettere la donna, anche all’interno della sua stessa famiglia.
In “Crudo” canta ”come marchio indelebile sopra il mio petto… Crudo era/l’improvviso cambiare del suo volto/ secco il colpo e poi il suo pentimento/ il suo totale sdoppiamento “
“Forse quel mondo di prevaricazione che costringe le donne orientali a camminare tre passi indietro al passo del maschio ( “Tre passi indietro”) è ancora così vivo anche oggi nella nostra cultura indifferente ai femminicidi e alla violenza maschile?
Sempre più spesso, in un mondo così difficile da vivere per mancanza di cultura, per superficialità, per l’incapacità di comprendere il valore creativo della parola, dilaga l’indifferenza.
“Caro m’è il sonno”, si intitola l’ultimo suo album , titolo che si ispira a una quartina di Michelangelo, “Fatemi dormire mentre fuori perdura il danno e la vergogna.” Talvolta, immersi così totalmente in questa vergogna, è forse meglio adagiarsi nel sonno per non vederla. Forse una umanità così disorientata e spaesata non può che chiedere di non vedere. Altro non può fare?
C’è una canzone che sembra poter dare una risposta a questa mia domanda, “Io sono il meno” Cosa è il meno se non il segno della sottrazione ed è nella sottrazione che spesso siamo costretti a vivere, le donne ancora di più. Questo meno non crea, lascia soltanto evaporare ogni senso in questa realtà che sembra perdere senso ogni giorno di più.
“Nell vuoto siderale dell’immagine io sono il cielo, nel fondo delle depressioni cicliche tolgo il respiro. Io sono il meno che è una forza immensa, il ventre gravido dell’ignoranza, evito il formarsi di una coscienza, io sono una mancanza”.
Questa sottrazione, come un taglio netto, separa ognuno di noi da se stesso, dalla sua vera natura, da quello che veramente è e fa perdere ad ognuno il senso della sua stessa esistenza. Forse per questo l’uomo che non accetta la sconfitta, l’uomo che vive sentendosi il meno, fa quello che vuole delle donne che cadono in suo potere?
Le donne, quelle Donne d’amore, questo il titolo di un’altra sua canzone,
“’amore dato ai figli, d’amore dato ai padri, d’amore dato anche a chi non sa vedere,. D’amore dentro il ventre, d’amore per chi piange, d’amore per chi? Donne d’amore con braccia pesanti da spese ingombranti e da figli che urlano un mondo migliore, un mondo cresciuto ignorandole sempre senza una ragione. Quelle donne che per non rischiare di essere sole si accontentano di un’illusione e di giochi senza senso”
Il Senso, siamo ritornati al Senso, così presente nelle canzoni di Susanna Parigi.
In questo mondo senza senso dove è facile smarrire il ricordo di sé, quale rapporto ha Susanna con le imperfezioni del suo carattere?
“Spesso le imperfezioni che fanno parte del nostro carattere sono difficili da individuare.Sinceramente non saprei neanche definire con chiarezza quali potrebbero essere. Immagino possa definirsi imperfezione qualcosa che fa del male a chi ti è vicino, o possa far male a te stessa, o ti impedisca di raggiungere dei traguardi, di seguire una tua strada personale. In tal caso credo sia sempre meglio lavorarci, andare a fondo e renderle meno dannose.
Susanna Parigi termina questo nostro incontro con un augurio per tutte noi:
“Credo che un modo per non cadere poi (toglierei il poi) in depressione sia per noi donne quello di puntare negli anni, con il lavoro e con lo studio, alla costruzione di qualcosa di unico, modellare la nostra vita in modo da essere “oggetti rari” e in quanto tali mai vecchi, semmai di antiquriato”