di Caterina Della Torre
Spesso le passioni devono essere accantonate in un angolo del cuore. Ma cambiare aiuta le audaci.
Alessandra Farabegoli, romagnola di Forlì, emigrata a Ravenna dove vive tutt’ora, un figlio di 6 anni.
Dopo il liceo scientifico si laurea in biologia, sull’onda di una grande passione ambientalista, ma poi, alla fine degli studi, capisce che l’università non era un mondo fatto per lei e si reinventa come informatica, grazie agli studi di programmazione fatti durante la preparazione della tesi di laurea. Alla fine degli anni ’90, dopo essersi licenziata dall’azienda in cui lavorava, ha cominciato a occuparsi di web, trovando finalmente la sua dimensione – prima come imprenditrice alla guida di un’agenzia web, e poi come consulente freelance.
Hai abbandonato volentieri gli studi intrapresi?
Lo studio della biologia, benché sembri non aver nulla a che fare con il mio lavoro, mi ha profondamente segnata, facendomi riflettere sui livelli di organizzazione della realtà, sulle dinamiche delle popolazioni e degli ecosistemi, e su come la realtà concreta e fisica influenzi il nostro comportamento.
Così mi definisco un'”ecologa della comunicazione” e cerco di promuovere una comunicazione e un sistema di relazioni più umani e sostenibili.
Nel mio lavoro di consulente aiuto le aziende, gli enti e le persone a usare la rete per fornire servizi migliori, comunicare e lavorare meglio e guadagnare di più. Mi considero un’evangelista della cultura digitale, e cerco di “lavorare per rendermi superflua”, trasmettendo ai miei clienti idee e soprattutto un metodo per imparare continuamente.
Ti senti più imprenditrice o libera professionista?
Il fatto di aver diretto per otto anni un’agenzia, partecipando in prima persona a molte delle fasi di ideazione e realizzazione di progetti web, fa sì che io possa mettere a disposizione dei miei clienti la conoscenza diretta di aspetti anche tecnici, l’esperienza nel coordinamento di progetti web complessi, nonché un approccio pragmatico e concreto che spesso si rivela risolutivo nell’affrontare e risolvere i problemi, anche quelli di natura organizzativa o di relazione.
Lavorare come freelance significa potermi permettere di avere pochi clienti, a cui dedicare attenzione e cura, e anche riuscire a dedicare tempo a me e a mio figlio – anche se non posso negare che il lavoro e la rete “invadano” molta parte del mio tempo, anche quando sono in vacanza.
Fai anche formazione?
Mi capita anche spesso di fare formazione e di partecipare come speaker a eventi e tavole rotonde, è un’attività faticosa ma molto gratificante, come il lavoro di divulgazione che svolgo attraverso il mio blog. La rete mi ha fatto incontrare tantissime persone e idee, e penso sia giusto “far circolare l’informazione”, restituendo un po’ di questo valore alla comunità.
Usi i social network?
Mi si trova online – soprattutto su Twitter che amo moltissimo, su Facebook e sul mio blog. A fine 2011 ho pubblicato un ebook di 150 pagine, Manuale di buonsenso in rete, scaricato da più di 3000 persone in un paio di mesi; a maggio invece uscirà il mio primo libro “vero”, per Apogeo, “Sopravvivere all’informazione in rete“, un manuale su come selezionare, gestire, ritrovare, ma anche… ignorare la valanga di informazioni in cui siamo immersi.