Camminare all’aria aperta aiuta Gloss a districare i pensieri che rimbalzano in testa, nuovi pipistrelli di vecchie cellule cerebrali. Specie se rivolge lo sguardo verso l’alto, le si apre la testa e permette la fuga ai topi alati. Ricorda nel menu di Open House Torino l’offerta della visita di Torre Monaco, di cui malauguratamente non ha profittato al momento. Però suppone che un’approfondita ricerca di documentazione in Rete e una visita appiedata in loco porteranno sollievo al suo animo in pena. E ai pipistrelli. La cosiddetta Torre Monaco non esiste. Sorpresa! Non è che uno dei grattacieli del complesso “Torri Michelin Nord”, tre grattacieli nel rione Spina 3, quartiere Borgata Vittoria (zona Borgata Tesso) di Torino. Gli edifici, ultimati nel 2005, sono compresi nel quadrilatero delimitato da via Orvieto, corso Mortara, via Mondrone e via Tesso.
Città multietnica
Gloss chiede ai colorati passanti di Torino, cittadina multietnica grazie ai complessi del PoliTo, e scopre che non esiste una denominazione ufficiale per designare le Torri. Esistono però tra i torinesi di antica data diverse denominazioni, la più comune delle quali è relativa all’area occupata anni fa da uno degli stabilimenti della famosa “Manufacture Française des Pneumatiques Michelin”.
A chi assistette all’evoluzione della città contemporanea a partire dalle Olimpiadi Invernali del 2006 piace chiamarle “Villaggio Media”, in quanto sede delle residenze temporanee per i giornalisti impegnati nelle cronache sportive. Tuttavia, le risulta da Madre Wiki che la torre centrale sia nota come “Torre Monaco”, in ricordo di un rappresentante del movimento cooperativo piemontese, che propose al Comune di Torino la costruzione del complesso. Il suo nome? Antonino Monaco, appunto.
La solita Torino sconosciuta
A lui nel 2004 su iniziativa della Cooperativa “Di Vittorio” e della Cooperativa “San Pancrazio”, allo scopo di perpetuare la memoria di tale protagonista della cooperazione edilizia a Torino e di legare il suo nome ad un’iniziativa nel campo della cultura politica, amministrativa, sociale nell’adempimento di finalità assistenziali, è stata dedicata una fondazione che attribuisce borse di studio annuali ai figli dei soci delle due cooperative. Questi giovani sono meritevoli in quanto stanno compiendo cicli di studio a vari livelli con ottimi risultati. Quante cose non sa di Torino.
Settantotto metri per ottanta piani
Gloss si dirige in direzione della torre centrale, posta in corso Mortara 42. Alta settantotto metri ed è stata progettata dallo Studio Picco al cui ventunesimo piano la Fondazione Monaco ha posto i propri uffici. Altro che ventun piani! Vorrebbe salire in cima, all’ottantesimo. Ha letto sul sito che lo Studio Picco da circa venticinque anni progetta luoghi del vivere con forte attenzione rivolta alle Residenze Sociali e alla collettività, in Italia come all’Estero. Lo Studio si dice “attento ai delicati equilibri tra qualità morfologica, comfort e sostenibilità economica.” In effetti, al recupero di aree dismesse che diventano centri di aggregazione e commercio si alternano RSA, Residenze per Anziani, e nuovi poli di servizi rivolti a un mix generazionale. Esemplare è quello austriaco, sviluppato su questo doppio concept: quarantotto unità che costituiscono la casa per anziani, più sedici alloggi per giovani e quindici alloggi assistiti per anziani autosufficienti con un piccolo centro diurno.
Il complesso
Declinato attorno alla piazza centrale che si apre verso la luce (valle e sud), il complesso si struttura su quattro volumi delicatamente poggiati sui profili altimetrici dell’ambiente naturale circostante, contribuendo a modellare nuovi spazi urbani nel pubblico. Chi li abita si ritrova a godere di un belvedere mutevole in dialogo con realtà preesistenti, sia naturali che urbanistiche. Da vecchietta Gloss amerebbe abitare in luoghi come questo. Ripensando a ciò che ha visto sul sito, è arrivata ai piedi della Torre Monaco. Si chiede che fare. Suona un citofono qualsiasi. L’aspetta una visione totalizzante su Torino a settantotto metri di altezza. Voi che avreste fatto? Avreste suonato? Scrivetelo nei commenti. E Gloss vi dira se alla fine ho schiacciato il campanello del citofono. Se la Cultura ne prende conferma, perché no?
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