Uno degli scopi principali della filosofia è trovare la strada per rendere sempre più vivibile la vita e poter quindi avvicinarci alla tranquillità dell’anima.
Per vivere bene è necessario eliminare le dipendenze. La dipendenza è un’imperfezione, mentre per essere stare bene, prima di tutto con se stessi, dobbiamo sempre più avvicinarci alla perfezione per quanto sia umanamente possibile.
Ci aiuta il filosofo rappresentante del razionalismo Renato Cartesio quando afferma nel “Discorso sul metodo” che “perfetto è ciò che non dipende da nulla”. Non ci resta che cercare di eliminare le dipendenze là dove sia possibile: non solo fumo e alcol, ma anche quelle apparentemente non dannose alla salute anche se deleterie per la realizzazione del sé.
Da qui ci riallacciamo alle illusioni della mente che impediscono alla scienza di progredire e all’uomo di evolversi. Il retaggio culturale e gli stereotipi di cui la mente è a volte prigioniera, ci impediscono di essere liberi di pensare ed agire.
Possiamo affermare che esiste una vera e propria dipendenza, una forte sudditanza, a modi di essere che spesso non ci rappresentano, ma agiscono come vere e proprie catene. Veniamo un fondamentale esempio concreto. Ancor prima della fondazione dell’astronomia, era concezione dominante che il sole e gli astri ruotassero attorno alla Terra.
Qualunque idea diversa era considerata sacrilega. Ipparco (II sec. a.C.) prima, e Tolomeo (II se. d.C.) sostennero questa tesi. Dovettero passare ancora molti anni prima che Copernico (XVI sec.) potesse dimostrare che era la Terra a girare attorno al sole e la sua tesi fosse accettata come valida. Venendo a noi, possiamo chiederci: “Cosa ha ostacolato la mia rivoluzione copernicana, quindi la mia evoluzione?
È abbastanza probabile sia stata la dipendenza da qualche idea ingannevole come la convinzione, ad esempio, che ci ha legati alla certezza di essere portati per gli studi scientifici mentre nel nostro intimo qualcosa ci diceva: No! Una negazione allontanata da convinzioni, idee preconcette, instillate da giudizi sul nostro operato a scuola.
Ricordo con affetto, era simpatica, una mia insegnante di disegno che mi diceva di essere negata nella sua materia ed io ho finito per crederci; con il passare degli anni e l’aiuto della riflessione mi sono resa conto che non ero portata per alcuni tipi di tecniche, ma che senza essere una vignettista del calibro di Jacovitti me la cavo abbastanza nel disegnare i personaggi dei fumetti di Disney.
Sono felice di essere filosofa e lo devo a me stessa, a scuola mi avevano negato anche questa predisposizione. Non sto criminalizzando la scuola, che sia chiaro, era solo un esempio nato dall’esperienza.