di Cinzia Ficco da Tipitosti
Aprile: “Ho un sogno: Il Sud salverà l’Italia. Presto una realtà!”
E’ caduto il Muro di Berlino, un giorno i meridionali salveranno l’Italia. Il suo sogno è questo e, a sentirlo, non ha niente di velleitario. Per dirla tutta, per lui non ci vorrà neanche tanto tempo per vederlo realizzato. Sono anni che lo dice e lo scrive suoi libri, sulla base di numeri e, soprattutto, di nomi di chi da qualche anno al Sud si è rimboccato le maniche e sta dando prova che la possibilità di una rimonta c’è.
Lui è Pino Aprile, nato nel ’50 a Gioia del Colle, nel Barese, ma cresciuto a Taranto e vissuto a Bari, poi Frascati e a Milano, che l’anno scorso ha pubblicato “Giù al Sud – Perché i terroni salveranno l’Italia”, Piemme edizioni, un libro bandiera, un vessillo della nuova fierezza meridionale, di cui parlerà in questa intervista.
Pino, dunque, lei non ha dubbi sul fatto che un giorno vedremo il Sud trainare il Nord. Ha scritto un libro, in cui lo dice chiaramente: “Saranno i terroni a salvare il Nord”. Ma non crede che sia un po’ velleitario solo ipotizzarlo?
Per l’esattezza, i terroni salveranno l’Italia, quindi se stessi, il Sud, e anche il Nord. L’affermazione sembra una provocazione, ed è una banalità: il nostro è un Paese squilibrato, costruito così a mano armata, 150 anni fa e mantenuto così a colpi di leggi penalizzanti per il Sud, da 150 anni (basti pensare agli investimenti per le infrastrutture generosissimi al Nord, latitanti al Sud, vedi alta velocità a costi incredibilmente più alti di dieci volte, rispetto a quelli di Francia, Spagna, mentre al Sud, non solo non fanno nuove ferrovie, ma tagliano mille chilometri di quelle esistenti!. Chi trae vantaggi da una situazione del genere non ha alcun interesse a correggerla, perché perderebbe i suoi privilegi; solo chi ne patisce un danno ha interesse a farlo. L’assurdità è che questo squilibrio danneggia anche il Nord, perché, impoverendo il Sud, sottrae risorse al primo (e quasi esclusivo) cliente delle merci del Nord.
Ha diretto Gente ed è stato il vicedirettore di Oggi. Perché ha lasciato incarichi di peso? Solo per raccontare a tutti il suo sogno?
Quando mi sono dimesso da Gente ho solo intensificato l’attività di scrittore – avevo già pubblicato i miei primi cinque libri. Quella che mi spinge è sempre la stessa molla: domande che cercano risposte.
Spero le stia trovando. Immagino che in tanti le abbiano detto che il suo ottimismo sia facile, buono per i salotti televisivi. Cosa risponde?
Curioso: se Bocca parla di un Sud “irredimibile”, nessuno gli chiede conto del suo pessimismo – né a lui, né ai tanti altri che scrivono le stesse cose. Quello che mi viene quasi rimproverato come “ottimismo” è una serie di storie di giovani e non solo, indicati con nome, cognome e residenza e che non speculano sulla monnezza, non sono mafiosi, ma fanno cose ottime che meriterebbero pagine di elogi se le si facessero a Monza, invece del silenzio o del sospetto, se le si fanno ad Ariano Irpino, Gravina in Puglia o Riace
Non è facile credere nel suo sogno. Lei lo fa – per questo è un tipo tosto – perché ne ha convinzione. Ma resta da convincere il Nord e forse lo stesso Sud, che, forse, solo ora comincia a scoprire e diventare cosciente delle proprie potenzialità. E’ così?
Io non sogno: guardo, domando, riferisco. Possiamo discutere delle dimensioni dei fenomeni positivi di cui parlo, non negarli. Come non si può negare la crescente voglia del Sud di sapere di sé, della sua storia; la diffusione di iniziative antimafia, economiche, culturali, politiche legate al mondo giovanile. È un Sud giovane, che sa, che vuole, che fa. Insomma, qualcuno ci crede e ci prova. Sembra quasi che altri abbiamo paura che possano farcela e smentire il dogma del Sud irredimibile.
Dal suo libro sembra che una regione da tutti dimenticata, o conosciuta solo per alcuni aspetti, stia facendo un lavoro enorme su stessa. La Calabria. Ho letto che sono in tanti i ragazzi che si iscrivono alla facoltà di Antropologia, perché vogliono conoscere la propria storia e ricominciare. Non le sembra, però, poco per arrivare a vedere una Calabria “trainante”?
Chi vuol sapere, si prepara a fare. Il paradosso – Calabria è solo apparente. È, invece, perfettamente logico che sia la regione che più patisce dello squilibrio italiano, a cercare più di tutte il modo di uscirne e ad aver voglia di farlo.
La Basilicata si è distinta in questi anni per la capacità di utilizzare fondi europei. Forse rispetto a Calabria e Basilicata, quelle che si sono sviluppate di meno sono la Sicilia, la Campania e la sua Puglia? Di questo lento cammino non possiamo certo continuare a dare la responsabilità ai fatti successivi all’Unità d’Italia. La classe dirigente meridionale avrà pure le sue colpe!
La Lucania è una delle Regioni più virtuose d’Italia; ed è ripagata con il furto del suo petrolio. Le vengono riconosciute royalties del 10 per cento, mentre all’Indonesia si lascia l’80, alla Libia il 90. La capacità di spesa delle regioni meridionali è scarsa, ma condizionata anche dal fatto che non hanno risorse per co-finanziare gli investimenti.
Ci dica di più!
Per avere dei fondi, devi metterne una parte anche tu. Quando l’allora ministro Giulio Tremonti chiamò “cialtroni”, per questo, gli amministratori del Sud, trascurava che fra i suoi colleghi ministri la capacità di spesa era persino minore. Il cammino del Sud fu bloccato dall’invasione, la guerra, la spoliazione e il massacro della sua gente, poi costretta a emigrare per la prima volta nella sua storia. E quel cammino è stato mantenuto frenato da una politica antimeridionalista che dura ancora oggi.
Perché dice questo?
Beh, per capirlo, basti vedere: come si spendono i soldi sbloccati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica, dove si costruiscono le ferrovie, gli aeroporti, le autostrade. E poi si spende per gli studenti del Sud la metà che per quelli del Nord e le indicazioni del ministero dell’Istruzione cancellano tutti gli autori e i poeti del Novecento dai programmi per l’insegnamento della letteratura italiana ai liceali!
Dunque, la classe politica meridionale è succube del potere del Nord?
Certo, così come accade in tutte le colonie, interne o esterne. Ai politici del Sud possono essere date risorse anche notevoli per sostenere il proprio potere in sede locale, a patto che lo si spenda “bene” in sede nazionale. Così, si sono visti per anni i parlamentari meridionali votare, con la Lega, leggi contro il Sud.
<continua>