Modì, è un film biografico diretto da Johnny Depp basato sull’opera teatrale “Modigliani” di Dennis McIntyre, con una sceneggiatura di Jerzy e Mary Kromolowski,
La pellicola segue tre giorni tumultuosi della vita del pittore e scultore italiano Amedeo Modigliani (Riccardo Scamarcio) nella Parigi della Prima Guerra Mondiale.
In particolare, il film si concentra sulle 48 ore, forse, più turbolente della vita di Modì, mentre fugge dalla polizia a Parigi.
In questo frangente l’artista vorrebbe abbandonare la capitale francese, dove ha trascorso buona parte della sua vita, ma i suoi amici e compagni bohémien, tra cui gli artisti Maurice Utrillo e Chaïm Soutine (Bruno Gouery e Ryan McParland) e la sua musa, nonché amante, Beatrice Hastings (Antonia Desplat), lo convincono a restare e a non abbandonare la sua carriera.
Nonostante la crisi artistica che Modì sta attraversando, durante la quale si percepisce come un fallimento, decide di chiedere consiglio al mercante d’arte Léopold Zborowski (Stephen Graham) e non immagina che quelle 48 ore culmineranno in un momento che cambierà per sempre la sua vita e la sua reputazione: l’incontro con il collezionista d’arte Maurice Gangnat (Al Pacino).
Soprannominato affettuosamente Modi, è un artista bohémien incompreso e povero, alle prese con la sua arte, il consumo eccessivo di alcol e droghe, e una vita amorosa travagliata con la scrittrice e critica britannica Beatrice Hastings (Antonia Desplat).
Al fianco di amici artisti come Chaim Soutine e Maurice Utrillo, Modi vive momenti di spensieratezza e ribellione, alternando caos e fughe rocambolesche per le strade di Montmartre.
Nonostante le difficoltà e la mancanza di riconoscimento, non smette di esprimere il suo talento, anche se per pochi soldi, nei caffè parigini frequentati da borghesi. La sua esistenza si intreccia con quella di collezionisti d’arte influenti, tra cui Maurice Gangnat (Al Pacino), che sembra in grado di cambiare il destino dell’artista.
Tuttavia, Modigliani, autodistruttivo e già minato dalla tubercolosi, affronta questi giorni con passione, senza mai riuscire a sfuggire alla maledizione dell’artista incompreso e tormentato.
Modì morì a soli 35 anni.
La scena in apertura, più che incentrata su un pittore, sembra di una rockstar arrabbiata.
Amedeo Modigliani distrugge il Café Dome, uscendo poi su un carrello direttamente attraverso la vetrata stile Art Nouveau colorata, mandandola in frantumi mentre stringe ancora un secchiello del ghiaccio con una bottiglia di champagne come souvenir.
Sembra ancora di avere davanti agli occhi i grandi del rock che distruggono gli strumenti.
Basta questa scena per capire che forse Depp regista vuole raccontare anche se stesso in questa storia frenetica e senza soluzione di continuità, con tutto quello che un ex allievo e feticcio di Tim Burton può mostrare.
The Brave- Il coraggioso del 1997 è ricordato come un flop, criticato ferocemente e, forse, ingiustamente.
Forse troppo avanti per i tempi e poco compreso, pur avendo una figura importante come Marlon Brando come padrino
Lì Depp recitava e dirigeva, qui si limita solo alla messa in scena che unisce romanticismo disordinato e maledettismo.
Lo scopo è quello di raccontare la frenesia, la febbre dell’arte, che si esprime in modi diversi a seconda del singolo caso.
Stavolta il genio è dilaniato dalla malattia e dalla droga, ma non per questo meno talentuoso. Non ci sono elementi caricaturali ma la visione di un uomo e dei suoi problemi.
Modi è un film volutamente crudo nella messa in scena, con quel sentore di sporco che trasuda dall’epoca storica e che regala un realismo punk non indifferente, spesso sgradevole, immerso in una coltre di luce polverosa e grigia.
Alcune scene sono persino grossolane.
Stilisticamente, Depp sembra indulgere nell’utilizzo spasmodico della musica con pezzi rock che hanno fatto storia. È come se fosse un videoclip sgranato e senza senso, ma con potenza drammatica.
Non a caso, il film è dedicato al defunto Jeff Beck, una leggenda della chitarra con cui Depp ha recentemente registrato un album
Al di là della messa in scena volutamente esagerata, c’è il desiderio di raccontare la purezza dell’arte nel suo manifestarsi e nel dilemma di un uomo che ha raggiunto la fama precoce e fantastica su cosa significhi rimanere sconosciuti nel momento di massimo splendore.
Un’arte immortale e umana allo stesso tempo, che rende l’artista fragile e delicato.
Qui siamo a un livello sperimentale, anzi, folle.
Deep attraverso il genio e la sregolatezza del pittore, forse racconta una parte di sé, con tutte le imperfezioni che un film di questo genere deve avere per essere ricordato.
Riccardo Scamarcio è uno degli attori più versatili della sua generazione, e il suo coraggio nello scegliere strade meno battute in progetti particolari è ciò che lo rende uno degli interpreti più interessanti
La sua interpretazione di questo pittore rock and roll è azzeccata e lui riesce a dare l’enfasi, la passione e anche la leggerezza che ben si addicono al personaggio.
Dopo L’ombra di Caravaggio di Michele Placido, sembra a suo agio nei ruoli di artista maledetto
La regia fuori dai canoni di Depp viene colta al volo dall’attore, che lo segue senza remore, così come tutti gli altri interpreti, compresa Luisa Ranieri che, pur in un piccolo ruolo (quello della locandiera frequentata dal pittore), rimane subito nella mente.
Il cast si avvale anche della presenza di Antonia Desplat e del mostro sacro Al Pacino.
Questo è l’ultimo film della Festa del cinema di Roma 2024 presentato, fuori concorso e come opera di chiusura. A breve nelle sale.
Adriana Moltedo
Esperta di cinematografia con studi al CSC Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, Ceramista, Giornalista, Curatrice editoriale, esperta di Comunicazione politico-istituzionale per le Pari Opportunità. Scout.