“IPSUM DESIDERIUM TUUM, ORATIO TUA EST”
di Mariacristina Paselli (lifecoach)
Da bambina, la mia Dolce nonna, quando ero malata, mi invitava a recitare una preghiera di guarigione da
rivolgere all’angelo custode che, vegliando costantemente e silentemente sui bambini, si sarebbe attivato subito in mio favore e se gli avessi parlato col cuore aperto, mi avrebbe certamente guarito.
Herbert Benson, cardiologo dell’Università di Harvard, ha ipotizzato che pregare ottiene la stessa azione benefica del rilassamento, abbassa la pressione del sangue, riduce il ritmo cardiaco, allenta ogni tensione muscolare.
I monaci buddisti, attraverso la respirazione meditativa, riescono a resistere alle temperature estreme dell’Himalaya, addirittura possono far asciugare, nonostante il freddo pungente, i teli bagnati che fasciano il loro corpo, sviluppando, mentre meditano, un calore interno estremamente elevato e straordinario.
Da un articolo della giornalista Paola Rinaldi si legge che la psicoterapeuta Monica Urru, specializzata nel trattamento degli psico traumi di adulti e ragazzi, nel sesto Congresso nazionale Simben, coordinato dal professor Pier Michele Mandrillo, relaziona sull’esperienza del neuro scienziato Andrew Newberg.
Lo scienziato dal 1992 verifica, attraverso una costante ricerca sperimentale, cosa accade nel cervello di persone, pur appartenenti a confessioni religiose diverse, dai monaci tibetani alle monache benedettine di clausura, durante la loro meditazione o la preghiera.
I soggetti sperimentati dovevano tirare una corda quando avvertivano la strana sensazione di provare una specie di estasi o addirittura si sentivano connessi con la loro parte trascendente e divina.
Accade che durante l’esperienza spirituale sia questa una preghiera singola o una lettura sacra o una meditazione o la partecipazione ad una funzione religiosa, il cervello spegne gli stimoli sensoriali (luce, rumori, odori) e si concentra fortemente sul sé interiore.
Con gli esami diagnostici si vede chiaramente che aumenta sensibilmente l’attività della corteccia prefrontale e le aree coinvolte sono le stesse che si attivano di fronte ad un’opera d’arte o ad uno stupendo scenario naturale
Si rafforza la risposta immunitaria, si abbassa il livello ematico del cortisolo che è l’ormone dello stress, aumenta invece la serotonina e si regola anche il tono dell’umore.
Tali valori aumentati possono contribuire a contrastare patologie quali aterosclerosi e l’invecchiamento, in una specie di autocura.
Per chi ha una fede, qualunque essa sia, si attua così la vicinanza a Dio, qualsiasi Ente egli rappresenti, nella profondità della propria mente.La preghiera non dovrebbe essere intesa, quindi, come una formula miracolosa, recitata a memoria o a comando, ma una specie di sesto senso potenziabile, presente in ciascuno.
Anche l’epigenetica smentisce l’idea della malattia come fenomeno involontario, spingendo sul concetto che i pensieri ripetuti come mantra e i sentimenti del cuore, sia belli che brutti, influenzano fortemente le alterazioni di salute.
I processi di guarigione a livello psico-neuro– endocrino si attivano quando non dimostriamo troppa rigidità o timore verso gli accadimenti della vita.
Se invece diventiamo più elastici, confidando anche nell’esistenza di un piano superiore creato per ciascun essere vivente, possiamo riuscire ad affrontare le difficoltà in modo meno negativo.
La preghiera dimostra che, comunque la pensiamo, il nostro bisogno di affidamento ad una realtà superiore è naturale e dovremmo imparare a riconoscere che può esserci un aiuto esterno, quando ci arriva e spesso è del tutto inspiegabile.
C’è chi la definisce ossigeno per l’anima, chi ristoro dalle fatiche e dalle difficoltà della vita, chi strumento per stare bene.
Blaise Pascal si chiedeva (Pensieri, 513) perché fosse stata istituita la preghiera e rispondeva che questa esisteva per comunicare alle creature della terra la possibilità di cooperare alle opere di Dio.
I musulmani prima di pregare si accertano di essere in uno stato di purezza fisica, si sciacquano bocca, narici, faccia, testa, nuca, piedi, mani e avambracci, tanto che nelle moschee esistono delle fontane per compiere le abluzioni.
Si prega allora col cuore lavato dai pensieri e dalle sovrastrutture del quotidiano, solo cosi l’invocazione può arrivare a Dio.
Molti filosofi hanno pregato perché si realizzassero valori morali nella vita di ciascun uom Senofane prega per avere il potere di fare le cose giuste, Apollonio chiede la libertà dal bisogno, Epitteto prega per ottenere la sobrietà dell’anima, Martin Heidegger dice che pensare è già pregare e ringraziare dell’essere in questo mondo.
Alfine la preghiera si può intendere come una pulsazione del cuore che ci mette in sintonia con l’infinito e mediante la preghiera potremmo ottenere ciò che con le sole nostre forze pensiamo di non riuscire a realizzare.
La preghiera può trasformare la realtà e se non cambiano le cose attorno a noi, siamo noi che contribuiamo a cambiare noi stessi, i nostri pensieri e il nostro cuore.
Il teologo Anselmo D’Aosta afferma che la preghiera è l’intreccio di cuore e mente, pensiero e meditazione sull’esistenza, sulla vita e la morte, una riflessione che coinvolge l’uomo, come nessuna altra attività, nella sua totalità ed interezza.
“Gli antichi affermavano che pregare è come respirare.
Qui si vede quanto sia sciocco volerne cercare un motivo, un perché.
Perché respiro? Perché altrimenti muoio. Così è la preghiera.”
Soren Kierkegaard