un film di Sean Baker
con Mikey Madison, Mark Eydelshteyn, Yura Borisov, Karren Karagulian, Vache Tovmasyan
Dal 7 novembre nelle sale
Una commedia romantica moderna che inizia come un soft porno, prosegue sulla strada di Pretty Woman per concludersi come un film dei fratelli Coen: Sean Baker, regista indipendente già autore dell’interessante Un sogno chiamato Florida, ha convinto con Anora la Presidente della giuria dell’ultimo Festival di Cannes, Greta Gerwig (a cui si deve Barbie) che lo ha premiato con la Palma d’oro.
Meritata? Sì, se vogliamo metterci in sintonia coi tempi, forse no se restiamo legati a un’idea più tradizionale e autoriale dei premi. Comunque per un festival che nell’edizione del 2021 aveva incoronato l’horror cyber e femminista Titane, Anora è solo un peccato veniale. Certo, una decina d’anno fa un film come questo non solo non sarebbe arrivato sul podio, ma neppure sarebbe stato preso in concorso. Le cose cambiano e non esistono più i “film da festival”, quelli che entusiasmavano i cinefili e poi non facevano un centesimo al botteghino. Anora troverà di sicuro un suo pubblico entusiasta e già a Cannes aveva meritato lunghi applausi da parte dei festivalieri più giovani
Anora è il nome della protagonista (bravissima Mikey Madison, capace di registri molto diversi), una ragazza di origine uzbeka che preferisce farsi chiamare Ani, più moderno, meno legato alle sue origini. Vive in un monolocale con la sorella, non ha grandi prospettive, è rassegnata a non arrivare mai da nessuna parte e sbarca il lunario come “sex worker”, in un sex club di Manhattan.
Che raggiunge da Brighton Beach, nella zona di Brooklyn, con i mezzi pubblici come qualunque pendolare. Ballare la lap dance e appartarsi nei privé coi clienti sperando in buone mance non è oggi, sembra dirci il film, così diverso da far la segretaria in un ufficio. Uguali sono anche i rapporti con le colleghe, ci sono quelle con cui si va d’accordo e quelle più invidiose a cui non par vero di metterti i bastoni fra le ruote. Anche i capi non sono male, un sex club è un posto come un altro e anche i boss possono essere comprensivi e paternalisti.
Il tran tran di Ani è quasi impiegatizio, fra costumi succinti, champagne e carezze più o meno intime, finché un giorno si presenta un ragazzino con un bel mazzo di banconote che spende con prodigalità. Ivan è russo, sempre sopra le righe, amante delle droghe e degli eccessi, un bambino che gioca a fare l’adulto. Con Ani si trova così bene da arrivare al punto di proporle “l’esclusiva”. Una settimana con lui per 15mila dollari. Dubbiosa, perché lavorare fuori dal club è pericoloso, Ani alla fine accetta e scopre che il ragazzo abita in una villa da sogno e ha soldi che sembrano non finire mai. Che sia l’occasione che capita una volta nella vita? Da escort Ani diventa amante e poi persino moglie durante uno spericolato viaggio a Las Vegas: che sia la storia a lieto fine di una moderna Pretty Woman?
Di botto il film prende un’altra piega, perché Ivan è controllato da una serie di guardie del corpo assoldate dal padre, un oligarca russo, che devono assolutamente liberarsi della fanciulla, vista come una cacciatrice di dote.
Cambio di prospettiva e si entra in una commedia demenziale alla Fratelli Coen, con malavitosi sgangherati da cui la ragazzetta sa difendersi meglio di Tyson e una ridda di equivoci e colpi di scena sullo stile di certi film americani come Tutto in una notte.
Vi lasciamo il piacere di scoprire come va a finire e come se la cava Ani, che resta in fondo al cuore una brava ragazza, come del resto i guardaspalle.
Tutto inverosimile, allegro, vivace, le scene d’azione girate con ritmo, si fanno parecchie risate perché Ani è più atletica e violenta di Wonder Woman e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.
Senza Mikey Madison, bravissima e scatenatissima, il film non si sarebbe potuto fare. Detto questo, che cosa ha Anora di così straordinario da avere meritato la Palma? I sostenitori del premio e i fan del film puntano il dito sulla rivisitazione del sogno americano, sull’attenzione agli ultimi, su un opera spumeggiante che riesce a affrontare con leggerezza temi seri. Sarà, il film è carino e si lascia vedere con piacere (nonostante una prima parte esageratamente e inutilmente lunga) ma la Palma… suvvia, è davvero esagerata!