Claudia Franco, dal Salento alla Germania passando per Torino e poi arrivare a Milano con la i trattamenti tuina
Claudia Franco è nata in Germania nel 1967 da giovanissimi genitori salentini emigrati a Düsseldorf. A pochi mesi dalla nascita i genitori si trasferiscono a Torino dove si ferma fino ai 6 mesi poi per motivi di salute è costretta ad andare a vivere in un ambiente meno freddo e quindi si trasferisco in Salento dalla nonna e vi resta fino all’età di due anni.
Ritorna a Torino dove, ormai “libera e indipendente” dai suoi genitori, cresce accanto ad un anziano partigiano piemontese dal quale apprende l’arte del riparare ogni cosa.
Quindi la tua vita da bambina/adolescente la trascorri a Torino ?
Guardavo costantemente l’anziano costantemente e ricordo ancora il suo profumo. Passavo le mie giornate con lui che era un saggio vicino di casa. Mi lascia di notte quando avevo 7anni, d’inverno. Abituarsi alla sua assenza non fu facile. Trovai riparo dal calzolaio, nella sua bottega sotto casa. abile ciclista, che mi accolse, e mi coccoló come una figlia. Lo ricambiavo con tanta devozione. Non dimenticherò mai quando a 33 anni, al funerale di mio padre mi aspettò fuori dalla chiesa (era ateo) e abbracciandomi mi disse : “bambina mia sono qui per darti forza e amore”.
I miei genitori erano persone molto “per bene”, giovanissimi (fecero la classica “fuitina” a 16 e 17 anni) onesti e infaticabili lavoratori e la nostra era una famiglia seria, con tanti amici. Non so per quale motivo io avevo bisogno di avere figure di età matura accanto, ma tant’è… oggi sarei candidata a percorsi psicologici probabilmente.
Che studi hai fatto? Che formazione hai avuto?
Mi sono diplomata e iscritta all’università. Purtroppo ho lasciato gli studi universitari per lavorare. Dopo varie esperienze ho trovato un impiego che mi ha permesso di imparare le varie tecniche fotografiche. Sono cresciuta in quella impresa e ho contribuito a convertire le tecniche tradizionali analogiche a quelle digitali. Una bella avventura. Le tecniche digitali mi hanno introdotta nel mondo delle comunicazioni e advertising. Una sfida impegnativa ed entusiasmante.
E poi come sei arrivata a Milano?
Ho incontrato l’amore lombardo. Quando anche la mia mamma è andata via, nel 2014, mi sono definitivamente trasferita a Milano. Ho aiutato una conoscente ad avviare una linea di t-shirt nuova, ispirata ad eventi importanti. Ho convertito l’esperienza digitale in un’attività artigianale-artistica: digingere su seta. Un’attività appagante e unica.
Altre emergenze familiari hanno fermato questa bella esperienza. In seguito ho deciso di rimettermi sui libri: studiare la medicina tradizionale cinese che fino a quel momento mi aveva aiutata a curarmi. Tre anni di intensi impegni familiari e studio.
A Milano non è stato affatto facile. Ambientarsi in età matura in una nuova città è stato complicato. Torino e Milano sono due realtà profondamente diverse, in ogni ambito: sociale, lavorativo, culturale. Ma mi sentivo forte , ero nutrita da un intenso rapporto d’amore ed ero pronta a tutto.
E ancora oggi lo sono. I primi anni ho fatto molti lavori. Buone esperienze. Ho anche ripreso la mia prima attività: occuparmi di bambini, un’attività che mi ha anche riempito il cuore. Con la mtc ho sostenuto bambini con problemi neurologici in sinergia con altri professionisti. Ringrazio la mia vita ogni mattina, i miei genitori e le mie famiglie, l’entusiasmo e il coraggio che ho avuto nel curare i miei genitori, e ringrazio anche te, Caterina che mi hai aspettata e letta.
Cosa fai adesso Claudia?
Mi occupo di dipingere su seta (in stile contemporaneo e non etnico) in modo artigianale (è un’attività manuale sia la pittura che il finissaggio finale), accompagno le persone con trattamenti tuina (una delle discipline della medicina tradizionale cinese) sto progettando percorsi personalizzati di Qi gong (sempre mtc) e sono impegnata in uno studio legale.
Ho 57 anni e vivo stabilmente a Milano da una 12 anni circa. Sono di origine salentina ma sono cresciuta e ho vissuto a Torino. A Torino mi occupavo di ideazione e realizzazione progetti comunicativi. Prima durante e dopo c’è stata tanta vita e tanto lavoro ma soprattutto tanta curiosità.
Come sei passata dalla comunicazione all’orientalistica?
La medicina tradizionale cinese mi accompagna da 25 anni. E non a caso uso il termine “accompagna”: la mtc cura i sintomi e aiuta a percorrere la vita in perpetuo movimento. Ho sempre avuto la sensazione di guarire e contemporaneamente di “fare un passo dopo l’altro” verso una dolce evoluzione interiore. Senza dolore. Quindi ho deciso di intraprendere anche una via per aiutare le altre persone a superare gli ostacoli della vita.
Si dice “mens sana in corpore sano” : attraverso i trattamenti di Tuinà è possibile raggiungere uno stato di benessere psico-fisico dolce e sottile. Le cure ricevute sono state fondamentali per me e per la consapevolezza del mio essere e delle mie paure (che si tramutavano in patologie), quindi è stato naturale decidere di intraprendere una nuova strada. Elettrizzante ritornare a studiare.
Benefico il confronto con le altre persone. Arricchente l’ascolto di chi cerca un modo alternativo per trovare un modo di essere e vivere in armonia e salute. Non appartengo alla categoria delle persone che abbracciano una filosofia di vita e solo di quella vivono. Credo nella necessità di far convergere le mille conoscenze per poter raggiungere il benessere di tutti.
L’agopuntura e le varianti della mtc medicina tradizionale cinese) mi hanno sempre aiutata, come la medicina allopatica quando è stata necessaria e penso che questa sia la via corretta. “Trattare” con il Tuinà una persona per me è fonte di grande gioia. Non penso al mio “lavoro precedente” ma credo che solo grazie a quella esperienza io sono riuscita a temprare la mia capacità di affrontare nuove esperienze.
Lavorare per uno studio legale, come fai ora, ti ha spinto verso attività più creative?
In un certo senso si. Lavorare in uno studio legale richiede molta attenzione e precisione. Ma anche molta creatività. Interpretare le regole per applicare le norme è affascinante. E poi c’è un aspetto divertente: entri in contatto con la fantasia delle persone. La fantasia della gente è inesauribile e inaspettata. Certo ci sono momenti un pò noiosi ma ti ripaga aver contribuito a risolvere un torto subito o un’ingiustizia e il sapere che, molto spesso, la giustizia fa il suo dovere ripaga di tutto
. È comunque un ambiente complicato, combattivo, a volte difficile. Ma bisogna lanciare il lavoro oltre il visibile e spesso (non sempre purtroppo) i risultati arrivano. Con questa attività imparo la determinazione, il valore del tempo, l’attesa. Sembrerà strano ma a me capita tutto questo.
Spostarsi da Torino a Milano partendo e lasciando il calore salentino è stata dura?
Io sono nata in Germania da giovanissimi genitori salentini che dopo la mia nascita si sono trasferiti a Torino. 50 anni fa era semplice ed eccitante buttarsi in una nuova vita e in un nuovo luogo. I miei genitori mi hanno sempre fatto vivere il Salento come il luogo del ritorno alle origini, il luogo delle contraddizioni, il posto dove poter vivere una vita di luce ma anche di molti sacrifici. La “casa” dove poter realizzare i sogni era Torino. Il Salento il luogo dove “creare” i sogni. Io amo Torino.
Amo i difetti di Torino. la amo come si ama una sorella. Era la mia tana preziosa, elegante e sicura. Sono cresciuta lí, amando ed essendo amata dai piemontesi. A Torino ho curato i miei genitori. Ho vissuto con la sua magia (non quella nera) e la sua profondità. Ho respirato la sua eleganza e la sua bellezza.
Trasferirsi (in età adulta) a Milano non è stato semplice. Sono 120km di differenze. In questi 12 anni di vita milanese ho scoperto un mondo ultra-moderno e ultra-conservatore. Forse la perpetua spinta verso novità induce i lombardi ad un legame viscerale ed indissolubile verso le radici familiari a cui io non riesco ad abituarmi. Per me le radici non sono una necessità ma un legame affettivo.
Però la sagace leggerezza dei milanesi è a volte terapeutica. Vorrei incontrare più spesso sorrisi come quello di bramieri, un sorriso pieno e sincero. O magari quello di Jannacci, così distaccato dal suo sguardo ma così contagioso. E, perché no, sperare di scovare il sorriso “all’ingiú” di Gaber. Poi penso che la vita e l’amore mi hanno portata qui a Milano e un motivo ci sarà.
Qui ho “cambiato” lavoro molte volte scoprendo parti di me che non sapevo di avere. Ho conosciuto la differenza tra relazione e rapporto. Ho scelto senza paura, pur essendo sola. Cerco di capire e offrire la parte migliore di me, riuscendo a volte a contagiare le persone accanto a me. In fondo per ora va bene così… chissà dove mi porterà il domani.
Cosa ti piace fare al momento?
Domanda difficile. Vivo un periodo di profondo cambiamento. Ho avuto la grande fortuna di poter svolgere molte attività, lavorative e non. E tutte mi hanno donato molto. Ho dato la mia passione e la mia dedizione sempre. Credo sia questa la mia forza. Mi piace quello che sto facendo. Molto. Ho anche voglia di fare tanto altro. Ciò che non mi stanca mai e mi rigenera sempre è occuparmi di bambini. I bambini sanno come saziare la mia curiosità della vita. Mi sfiniscono senza stancarmi. Mi insegnano a vivere e mi divertono. Il tempo con loro non è fatto di ore ma di occasioni. A volte è un tempo difficile, sofferto ma mai privo di significato. Altre volte volte è un tempo di rabbia e crudo. ma non è mai tempo perso. Se sei sincera, loro ti ripagano con l’amore incondizionato. Sanno dar vita ad ogni mio talento e ne creano di nuovi e inaspettati. È un tempo che non può essere retribuito ma è il miglior tempo da vivere, almeno per me.