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Tra il XIX e il XX secolo la cultura artistica europea si impernia sul rapporto tra due principi: quello di “Classicismo” da una parte e quello di “Romanticismo” dall’altra.
Il primo, si riferisce all’arte della grecità (e della romanità), il secondo all’arte cristiana medievale, più precisamente al Romanico prima (fondi oro e Giotto, per intenderci) e Gotico dopo (cattedrali e archi a sesto acuto). Ciascuno allocato in due aree geografiche distinte: il Classicismo in quella mediterranea, più umanistica e positiva, il Romanticismo nel Nord Europa, più oscura e misteriosa, quasi tremebonda.
Classicismo e Romanticismo
Siamo in pieno Illuminismo, che considera il rapporto Uomo/Natura in senso utilitaristico e pragmatico, in una parola “industriale”, dove la ricerca metafisica prende il posto della passione. Ma Blake incarna turbamento psichico, pericolo, visioni di mostri e fantasmi.
Le due posizioni artistiche non entrano in conflitto, anzi, in William Blake, precursore dei movimenti romantici, simbolisti e surrealisti, con un’influenza vasta sulla letteratura e l’arte moderna, si cristallizzano nei confronti della storia e delle realtà sociali e naturali in un’unica posizione, la sua, diventando la “poiesis”, ovvero il creare dal nulla. Poeta, pittore e incisore britannico, arriva perfino a “dipingere con una mano ciò che scrive con l’altra”, attuando la scrittura simultanea, in una sorta di doppia descrizione automatica e contemplativa. Non molto apprezzato finché in vita, Blake finalmente diventa famosissimo dopo la morte.
Guida pannunziana
L’architetta Grazia Imarisio guida il gruppo delle pannunziane e pannunziani nella mostra allestita nei suggestivi spazi della Reggia di Venaria che dimostra respiro internazionale, in quanto selezione delle migliori opere dell’artista conservate presso la Tate UK in parallelismo artistico tra le opere visionarie di William Blake e quelle di Henry Füssli, Benjamin West e John Hamilton Mortimer: tra ricerca del “sublime” dei primi (Blake, Füssli, Mortimer) e del “pittoresco” (da Cozens e Watteau in poi) degli altri.
Se il “pittoresco” si esprime con tonalità calde applicate con tocchi forti e allegri a più elementi possibile del paesaggio (dagli alberi ai ruderi ai pastori disseminati in vasti paesaggi) quasi ad accontentare i gusti del turismo nascente, il “sublime” invece ricerca il visionario angosciante, tratteggiato con colori scuri e foschi, dove i personaggi non sono bucolici ma demoni urlanti, persone dagli occhi sbarrati, individui chiusi in schemi geometrici che li bloccano e li imprigionano. [Si veda l’opera NEWTON] La mente non può cogliere il reale e l’uomo/Newton si ripiega su se stesso, nella figura geometrica del quadrato.
Quando Blake entra nel mondo del sublime, rinuncia alla fisicità del colore (rifiuta infatti l’utilizzo della tecnica a olio) e predilige il disegno al tratto, più duro e incisivo. Ma non precisa la relazione anatomica tra le parti delle figure. La rende indefinibile con la tecnica ad acquerello. Molte delle opere esposte di Blake sono realizzate su carta con inchiostri, tempere e acquerelli. In lui, è dominante il tema del passato che diventa più mitologia che storia.
Blake Michelagiolesco
Nello stesso tempo, utilizza canoni classici quando la figura necessita di comunicare con lo spettatore, di entrare in sintonia con chi guarda, come nell’opera [LA NOTTE DELLA GIOIA DI ENITHARMON], nota come [ECATE]. Vi sono rappresentate figure della mitologia ultraterrena di Blake, del mondo “oltre”. L’opera raffigura la protagonista Enitharmon davanti alla propria falsa religione, che crea colpa e divisione, le due figure alle spalle. In questo quadro, Blake è michelangiolesco nei piedi (maschili? femminili?) Vi è ambivalenza tra classicismo e surrealismo.
Blake studiò le opere di Michelangelo per derivare in contrappasso la rappresentazione classicista dell’Uomo immerso nella Natura. Ne coglie però la tendenza anti-classica e l’inclinazione al simbolismo. In questo senso, si veda l’opera [IL FANTASMA DELLA PULCE RISORGE], la sua più famosa.
Realizzata in oro (riferimento all’iconografia medioevale) su mogano, visualizza un fantasma deforme e orrendo dal corpo a scaglie. Incarna la metafora delle pulci che trattengono in sé l’anima degli uomini assetati di sangue. L’inquadratura è scenografica tra stelle, a rappresentare l’aspetto metafisico e spaventevole. L’opera, di modeste dimensioni, è tra le più famose di Blake. Per Blake l’arte è “pura attività dello spirito”, intuizione, non ricerca, soggetto e non oggetto, consapevolezza di forze sovrumane, non scienza. L’arte si allontana dalla materia, con tratti decisi a penna e campiture leggere antimateriche, con tonalità spente ed evanescenti come solo la tecnica ad acquerello sa rendere.
Sturm und Drang
Anche se conduce una vita normale e borghese, in arte Blake traduce lo Sturm und Drang, vive un’epoca di turbamento psichico provato da chi avverte pericolo, la sua immaginazione è basata non sul sogno, ma sulle visioni, vive dell’incontro con strane figure e fantasmi, visualizza ed esorcizza, quasi si compiace del senso di terribilità e sgomento. Secondo la sua poetica, “solo un genio può avere queste visioni”. Le maggiori ispirazioni di William Blake, tra le altre ispirate al passato (Omero e Bibbia), sono il “Paradiso Perduto” e il “Paradiso riconquistato” di John Milton. Va persino oltre, con l’ampliamento di scenari da rivelazione biblica uniti e fusi a druidismo e paganesimo. Si ispira a Raffaello, non quello degli stilemi religiosi su commissione, ma quello della tremebonda opera [L’INCENDIO di BORGO],
affresco situato oggi in una delle Stanze Vaticane. Fino a fine ’700 per l’illustrazione di letteratura anche “alta” (si pensi alla “Divina commedia” o alle tragedie shakespeariane) si accontentano di qualsiasi cosa. Poi si inizia ad adattarla al testo con l’avvento dei primi rudimenti di psicologia (si pensi a Carrol). E Blake.
[LADY MACBETH AFFERRA I PUGNALI] di Johann Heinrich Füssli
Contrariamente all’iconografia classica che la ritrae nell’atto di lavarsi le mani o di consigliare Macbeth nell’orecchio, qui Lady MacBeth va verso il pugnale, gesto simbolico della brama di potere.
[PESCI CHE DIVORANO CONCHIGLIE]
Pesci umanizzati e affamati divorano conchiglie con sguardi tremendi e orrendi. Fa parte di una serie di quadri di genere che dovevano creare meraviglia e stupore, perché andavano a ruba tra i borghesi dell’epoca.
[GIUDA LO TRADISCE] Blake stravolge del tutto l’iconografia su Giuda. Invece di rappresentarlo cristallizzato come pentito o sulla croce o additato, preferisce una visualizzazione in movimento, come lo è la vita, che si avvale del Fenomeno Φ (phi), ove un’incorporea percezione del movimento è prodotta da una successione di immagini statiche, quasi un’anticipazione di fumetti e cinema.
Solo con la Cultura si possono individuare i rimandi tra Romanticismo e Classicismo.
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