di Rita Cugola
Sei mesi fa il governatore di Giacarta Fauzi “Foke” Bowo aveva espresso parere contrario all’uso delle minigonne in quanto gli abiti succinti – soprattutto sui mezzi pubblici di trasporto – costituirebbero a suo dire una provocazione sessuale esplicita a danno degli uomini.
Il capo dei deputati Refrizal ha in seguito rincarato la dose affermando che gonne eccessivamente corte e abiti leggeri sono, in sostanza, un invito a delinquere per la popolazione maschile. Che, si sa, è debole e spesso – davanti a gratuire esibizioni di tanta grazia femminile non riesce a reprimere o a domare i propri istinti animaleschi di atavica memoria.
L’Indonesia sta di conseguenza assistendo a un preoccupante aumento del numero di stupri perpetrati a danno di donne che ostentano capi di vestiario indecenti e dunque ritenute assurdamente “ree” di adescamento.
“Sappiamo che effettivamente si sono verificate molte violenze e altri atti riprovevoli”, ha aggiunto il portavoce governativo Marzuki Alie. “Ma questo solo perchè le donne non si vestono in modo appropriato”. Forse
Alie intendeva suggerire che le vittime delle violenze sono consapevolemnte andate alla ricerca dei propri guai?
Il governo ha promesso interventi urgenti per arginare il fenomeno delle aggressioni, ma tutto lascia supporre che si limiterà ad approvare nuove disposizioni in materia di abbigliamento femminile.
Intanto le donne protestano con rabbia e determinazione. “E’ ridicolo che queste parole offensive vengano pronunciate da politici influenti che invece di studiare leggi per combattere la violenza si limitano a condannare le donne per i loro abiti”, sostengono.
I gruppi a difesa dei diritti delle indonesiane sono intanto scesi in piazza al grido “La mia minigonna, il mio diritto. Foke you” (un doppiosenso riferito al soprannome del governatore Bowo, nrd).