Finalmente il V- Day, la giornata contro la violenza alle donne, è arrivato a Milano insieme alla sua ideatrice, la drammaturga newyorchese Eve Esler.
La Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini di Milano lunedì sera era piena di donne, tante, ma il grande assente era proprio lui, l’Uomo. Se ci fossero stati più uomini, avrebbero ascoltato cosa avevano da dire le 18 donne, tra attrici, cantanti, giornaliste, che hanno recitato I Monologhi della Vagina.
Sono passati 17 anni da quando l’autrice Eve Esler, ha iniziato a raccogliere le tante e differenti testimonianze di diverse donne di tutte le età, razze, professioni, chiedendo loro di parlare della propria vagina. Negli anni hanno partecipato al V- Day tutte le grandi star hollywodiane. Ma Milano non è stata da meno: si sono alternate sul palco Malika Ayane, Anita Caprioli, Geppi Cucciari, La Pina, Stefania Rocca, Marina Massironi insieme, tra le altre, a Benedetta Tobagi e Cecilia Strada, Lorella Zanardo. L’incasso della serata è stato devoluto a favore dell’associazione Cerchi d’acqua una cooperativa sociale che si occupa delle donne che subiscono violenze domestiche.
Questa è la testimonianza di Assunta Sarlo, giornalista, che ha partecipato alla manifestazione.
”Ho avuto la fortuna, ieri al teatro Elfo di Milano, di partecipare al Vday 2012.
C’erano 18 donne sul palcoscenico, gran maestra Lella Costa che del Vday è veterana. Per tutte – Malika, Anita, Maria, Sandra, Lella, Geppi, Maria Silvia, Federica, La pina, Marina, Daniela, Stefania, Marina, Cecilia, Benedetta, Paola, Lorella ed io – un vestito nero, una sciarpa rossa e, credo, la sensazione che stavamo facendo una cosa importante. E che era importante che si sentisse che era fatta insieme.
C’era Eve Ensler con noi, la mamma dei Monologhi della vagina, nati dalle interviste a più di 200 donne di tutte le età , le nazionalità, le estrazioni sociali. Eve li porta in giro per il mondo da anni, ce l’ha raccontato prendendoci per mani prima dello spettacolo. E’ una donna minuta, ci ha trasmesso una grande energia. C’erano le mamme italiane del Vday, la regista e quelle che hanno organizzato queste due date, Milano ieri, Roma in maggio. Non è uno spettacolo qualunque.
Poi si è fatto silenzio e ciascuna di noi si è seduta al suo posto in palcoscenico. E per un’ora e mezzo si sono rincorse le parole di Eve: che parlano di Bosnia, Afghanistan, di stupri ma anche di piacere, di scoperte, di gemiti, di nascite. Le abbiamo messe accanto ai femminicidi italiani – 120 ogni anno- e alle mutilazioni genitali in Africa, alla guerra che si conduce sul corpo delle donne congolesi, alle 500mila violenze sessuali che ogni anno si compiono negli Stati Uniti.
Ho pensato: alle donne di Cerchi d’acqua che lavorano ogni giorno sulla violenza contro le donne e che erano lì, tutte, perché il ricavato dello spettacolo era per loro che, come tutti i centri antiviolenza vivono tempi grami. Ho pensato a Dolores che ha appena partorito e che mi aveva detto, giusto un giorno prima, quanto era stato bello e doloroso. O doloroso e bello. Ho pensato alla mia famiglia di tante donne. Alle mie amiche. Ho pensato che il teatro è potente e che le donne, senza retorica, possono dispiegare una grande forza. Ho pensato che Eve faceva bene a chiedere agli uomini in sala di farsi “portatori sani” di una nuova cultura, che c’è bisogno delle loro parole perché le donne ne hanno già usate tante. Ho pensato che tutte, in sala e sul palcoscenico, ci siamo sentite ieri sera un po’ più forti e orgogliose.”