di Maria Aprile
Non ho la pretesa di scrivere un racconto sul Natale, piuttosto un flusso di coscienza, liberi collegamenti, pensieri, note a margine di un discorso più ampio.
Al centro c’è un bambino. Poteva essere una bambina? No purtroppo! Il perché ve lo spiegherò dopo.
Il Natale a cui siamo abituate è saturo di luci e colori sgargianti, ricolmo di sentimenti ed emozioni, o almeno di un’appello a questi, accompagnato da spese, alberi di plastica e banchetti. Bella festa, rituale ed emozionante, stancante e obbligante. Il presente Natale ha un sapore nordico, come molte sono le sue icone commerciali.
Sottraendomi alla giostra ridondante cerco altri quadri scenici; mi precipito nelle cantine e nelle soffitte storiche, li cerco in luoghi lontani il più possibile intrisi di originale sentimento religioso, non impastato da prodotti commerciali.
Cosa unisce il Natale a Milano, in un monastero a Yerevan, al Cairo, a Lalibela. Una costante c’è: la luce.
Il sole mai sconfitto? La vita che sorprende, in agguato oltre la tenebra? Non sempre.
Al centro c’è un bambino. Sovrapposto al nuovo anno? Non per tutti!
Resta l’inizio. Il bambino è il nuovo inizio, il mondo che ha da venire, l’imprevisto figlio dello Spirito, della Ruah, “il respiro” o rispettandone il genere linguistico “la respiro, la vento” perché Ruah è femminile, vento leggero che giocando la sua partita con l’umanità si consegna all’umanità in sangue e ossa, nervi e sentimenti, fame e stanchezza, gioia e amore.
Consegna un patto vivente, un corpo maschile; nel mondo patriarcale l’unico abilitato a prendere parola nelle piazze e nelle sinagoghe. Non ha avuto vita lunga quel corpo, ma una bambina sarebbe durata quanto un gatto in tangenziale.
Avrebbe mai potuto consegnare al mondo degli uomini un messaggio di fraternità/sororità?
Nel caso migliore si sarebbe trasformato in un ulteriore richiesta di subalternità muliebre.
Ecco perché per quest’intrusione gentile serviva un maschio, un’alleanza di corpi, latte, calore e parola in una genealogia femminile capace di partorire la luce di un mondo nuovo.
Maria Aprile
Sono un insegnante in pensione. Ho studiato Scienze della Formazione e Servizio Sociale. Sono interessata alla realtà delle donne e al femminismo. Ogni tanto scrivo racconti.