Oggetto esaltato e dimenticato e richiamato nel corso del tempo
Gloss e il suo compagno Fabri entrano in punta di piedi nell’Aula Magna Rotonda dell’Accademia Albertina, accolti dalle parole di una conferenza in corso:
« Noi facciamo arte e nell’arte bisogna nutrirsi di bellezza », dice il Maestro Vincenzo Caruso.
Trovano da sedere tra i numerosi astanti e assistono meravigliati alla proiezione della sequenza di scatti che illustrano il corsetto nel suo declinarsi nel corso del tempo e delle mode.
« La non cultura delle persone impedisce di vedere come il pareo o il caftano, tipici abiti maschili presso le rispettive culture, siano oggi indifferentemente portati da donne come da uomini. È il gioco della moda indossata da tutt3. » Prosegue il Maestro.
È il vernissage della mostra di restituzione del corso di Fashion Design dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, coordinato appunto dal conferenziere.
La mostra espone il risultato del lavoro didattico di progettazione sugli allievi e le allieve in collaborazione con la Fondazione Chierese per il Tessile, che ha supportato con la fornitura corposa di tela bandera per realizzare una capsule collection di abiti a trapezio sullo stilema ideato dallo stilista Yves Saint Laurent, icona del guardaroba anni Sessanta.
Fabri e Gloss sono presenti perché ambiscono a essere fedeli al sentire di non perdere “ di vista le tendenze della moda adatte alla nostra età. ” Cit. Sollecitudini per sé.
Con la tipica deformazione dei Leoni del Battaglione San Marco come incursore in Libano, Fabri nota immediatamente che il Maestro sotto la giacca indossa un corsetto elegante, non anonimo, ma nemmeno appariscente. Il professore sta facendo un excursus sulla storia di questo oggetto, nel corso dei secoli non esclusivamente femminile: lo testimonia il XV secolo, quando veniva indossato dagli uomini per la sua funzione pratica, quella cioè di fornire supporto alla schiena e migliorare la postura, benché, dovendo permettere più gradi di libertà, meno stretto rispetto alla versione femminile. Più tardi, nel corso del Rinascimento, il corsetto maschile assurge a elemento di moda sotto gli abiti nelle corti europee tra individui d’alto rango, allo scopo di risultare più eretti e di conseguenza con un portamento maggiormente dignitoso.
Ma la prerogativa del corsetto è femminile: il suo scopo principale è di accentuare le forme, riducendo la circonferenza della cintura e comprimendo il seno, perché trabocchi seducente. La raffinatezza e la sensualità di questo modo di abbigliarsi ne favorisce la diffusione in tutta Europa per imitare lo stile della favorita di Luigi XV, Madame de Pompadour, il cui seno si diceva fosse stato utilizzato come modello per disegnare la coppa di champagne.
Intanto sullo schermo a parete scorre la selezione di immagini del Maestro, con riferimenti a chi, nella contemporaneità, ha fatto del corsetto la propria cifra professionale (Dita Von Teese e il suo burlesque nella coppa di Martini a Las Vegas come in certe sfilate europee, per esempio alla Philipp Plein Spring Summer Fashion Show 2018)
o Madonna, che ha promosso la versione rivisitata da Jean-Paul Gaultier, lo stilista che ha riscritto le regole stilistiche della Moda nella sua t-shirt a righe breton, divisa/feticcio. Indossato al Festival di Cannes nel 1991, il corsetto dal reggiseno (i)conico è ancora oggi simbolo del ribellismo insito nel DNA dei due personaggi, Madonna e Gautier. In raso nude con seno telescopico appare sullo schermo del Maestro Vincenzo Caruso, che però non fa cenno che quell’indumento femminista a raffigurazione della liberazione del corpo femminile fosse stato immaginato e creato da Jean-Paul Gaultier per Nana, il suo orsacchiotto. O magari l’aveva detto nell’istante precedente all’accesso alla sala di Gloss, chissà.
Gloss propone anche un esempio attraverso la “Madonna del Garofano” di Leonardo da Vinci, databile nella seconda metà del XV secolo. La Vergine è abbigliata con veste e mantello nei colori rosso e azzurro, pigmenti pregiatissimi per l’epoca leonardesca, in quanto ricavati da lapislazzuli e porpora.
La mostra di restituzione del lavoro degli studenti si chiama non a caso “New Color Lights”. Sul bianco ottico del tessuto in puro cotone bandera, innesta inserti della stessa stoffa tinta con coloranti naturali nei sette colori dell’arcobaleno, usando tecniche che gli studenti hanno appreso nel corso di un workshop al Museo del Tessile di Chieri.
Molto suggestivo l’allestimento che ha saputo mettere a frutto la particolare struttura architettonica a raggiera della sala seminterrata, nota come Rotonda del Talucchi all’interno dell’Accademia Albertina stessa, in uno spettacolo caleidoscopico site-specific.
Due pareti introduttive al seminterrato della Rotonda ospitano scatti fotografici degli allievi e delle allieve trasformati in modelli per gli abiti da loro stessi progettati, ripresi dai colleghi della scuola di “Cinema, fotografia e audiovisivo” diretta dal Prof. Fabio Amerio. Allo shooting fotografico hanno collaborato anche gli studenti del corso di “Trucco e maschera teatrale” della Prof.ssa Arminda Falcione con lo scopo di documentare il work-in-progress del progetto.
Gesti Bianchi
A Gloss, figlia di un giudice arbitro federale di tennis, il servizio è sembrato un omaggio alla rinnovata e futura edizione delle Atp torinesi, nei “gesti bianchi” di clericiana memoria. “Alassio 1939-I gesti bianchi-Londra 1960”, (1997), Gianni Clerici.
Gli esiti di questa fase di elaborazione artistica dai molteplici aspetti sono trasfigurati nell’affascinante materia del prisma che a Gloss, innamorata della musica, (vedi L’universo in musica) sembrano avere una eco pinkfloydiana del famoso prisma nero.
La mostra si stempera in appunti cromatici scientemente ponderati che affiorano sulla superficie bianca e materica degli abiti, rivitalizzando l’immersione dell’astante nell’oceano intenso dei sentimenti percettivi del colore. La geometria pura e versatile del trapezio si adatta al corpo femminile come maschile, rivelando luce e rinascita culturale.
Simbolo di bellezza e di ricchezza della diversità, l’arcobaleno simboleggia l’inclusione sociale.
Modelli per i propri Modelli
Pigmenti
“Il colore è tutto”, diceva un mentore artistico di Gloss: il pittore Ugo Stringa, residente in un maniero compreso tra tre fiumi nella Bassa Bergamasca.
Gli antichi Egizi ricavavano il rosso, oltre che solfuri naturali, anche dal chermes (coccum per i Romani) e dalla porpora. Invece, per i blu i pittori medievali macinavano il lapislazzuli, il più pregiato colore blu per gli affreschi: la tonalità era intensa ed estremamente resistente nel tempo.
Per ottenere dei rossi carichi e brillanti, molto meglio era il coccum, per il quale erano adatte solo le femmine di cocciniglie (le stesse che oggi colorano gli spritz con un mercato di valore complessivo che supera i settanta miliardi di dollari) da catturare prima che depongano le uova, poi esposte a vapori di aceto ed essiccate al sole. Spremute, se ne estrae il succo colorante, solido, intenso, luminoso. E costoso. Mai però come la porpora, ricavata da due molluschi, la cui pesca può avvenire solo in autunno o in inverno. 300 grammi di colore si ottengono da circa 5 kg di molluschi.
Leonardo
Quindi, Gloss riesce a malapena a immaginare il costo dei pigmenti impiegati da Leonardo per la “Madonna del Garofano”: il leggerissimo tessuto color azzurro foderato di giallo che lascia scoperte le maniche della Vergine, derivato dal lapislazzuli, deve essergli costato tantissimo. Parimenti il mantello, pigmentato rosso sangue, chiuso sul petto da una spilla di corniola (anch’essa simbolo del sangue) circondata da perle deve il colore alla sostanza porpora, delicatissima e preziosissima alla sua epoca. L’opulenza delle vesti della Madonna simboleggiano la sua ricchezza spirituale. Che, tradotto ai giorni nostri, va di pari passo a quell’Arcobaleno che è la Cultura.
Netnografia e Bibliografia
Dal 1 al 15 febbraio 2025 la mostra “New Color Lights”, curata dal Prof. Vincenzo Caruso e dalla Prof.ssa Valentina Rotundo con la Prof.ssa Melanie Zefferino, con l’intervento di Light Design a firma della Prof.ssa Paola Urbano e le video installazioni a cura dal Prof. Vinicio Bordin, sarà visitabile nella sala polifunzionale del Museo del Tessile di Chieri, con ingresso da Via Santa Clara 6-10, nei seguenti giorni: sabato e mercoledì pomeriggio dalle 15:00 alle 18:00, martedì mattina dalle 10:00 alle 12:00 e su appuntamento per gruppi.
Per informazioni:
comunicazione@albertina.academy
Il Libro dei Colori ad Olio – Un’opera di consultazione completa per i pittori – Winsor & Newton www.artiscreation.com – pdf disponibile online, ultimo accesso gennaio 2024
La teoria dei colori, (1999), Johann Wolfgang Goethe, Il Saggiatore.
Artists’ pigments: a handbook of their history and characteristics, (1997), Elisabeth West FitzHugh, Robert L. Feller, Ashok Roy, Natl Gallery of Art.
Pigmenti: prontuario per l’arte e il restauro, (1993) Giovanni Montagna, Nardini Editore.
Colore. Una biografia. Tra arte, storia e chimica, la bellezza e i misteri del mondo del colore, (2004), Philip Ball, BUR Biblioteca Univ. Rizzoli.
Colour: Making and Using Dyes and Pigments, (2000), François Delamare, Thames & Hudson.
Manuale pratico di tecnica pittorica, (1989), Gino Piva, Hoepli.